Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
lexpress hollandeNiente di illegale, le regole apparentemente sono state rispettate, però di questi tempi non è una bella figura: quando l'allora candidato socialista François Hollande se la prendeva con i ricchi e il mondo della finanza nei comizi di avvicinamento all'Eliseo, il tesoriere della sua campagna elettorale del 2012 Jean-Jacques Augier teneva due società nel paradiso fiscale delle Cayman.
HOLLANDE E JEROME CAHUCAZ jpegÈ una delle rivelazioni di «Offshoreleaks», una nuova fonte di imbarazzo in un momento molto difficile della presidenza Hollande: l'ex ministro del Bilancio Jérôme Cahuzac, l'uomo del rigore e della lotta all'evasione fiscale, tre giorni fa ha ammesso di avere tenuto per vent'anni un conto illecito in Svizzera e poi a Singapore.
FRANCOIS HOLLANDEL'opposizione insinua che il presidente ne fosse al corrente e chiede le dimissioni di tutto il governo, il Paese è sotto choc, e sentire alla radio la voce infastidita di Augier - «Non capisco tutta questa emozione, non ho commesso reati» - dà l'idea dello scollamento crescente tra opinione pubblica e élites.
Augier, 59 anni, compagno di scuola di Hollande, Ségolène Royal, Dominique de Villepin e tanti altri nell'ormai celebre corso «Voltaire» dell'Ena (1980), editore della rivista culturale Books e del magazine della comunità Lgbt Têtu, sostiene che è stato il suo socio cinese a chiedergli di basare le due società alle Cayman.
JEAN JACQUES AUGIER TESORIERE DI HOLLANDE«I guadagni sono stati comunque tutti denunciati al Fisco francese, non ho tratto alcun vantaggio e posso dimostrarlo in qualsiasi momento», dice. E si spinge a sottolineare, con un certo coraggio, che le due società delle Cayman, legate all'editoria e a una catena di librerie, «promuovono la cultura francese all'estero». Hollande, in visita di Stato in Marocco, ha preferito chiarire ieri sera che non sapeva «nulla delle attività private» del suo ex tesoriere. In pochi giorni, cominciano a essere tanti i «non sapevo» che il presidente è costretto a pronunciare.