Orazio La Rocca per "la Repubblica"
Con le dimissioni del vescovo John Magee, lo scandalo dei preti pedofili irlandesi ha colpito un personaggio che ha servito ben tre papi. Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, accanto ai quali è stato dal 1969 al 1987 col delicato ruolo di segretario aggiunto. In questa veste fu il primo testimone ad entrare, la mattina del 29 settembre 1978, nella camera da letto di papa Luciani constatandone la morte.
john mageeMa qualcuno in Vaticano, ogni volta che si parla della fulminea fine del Papa dei 33 giorni, non può fare a meno di sollevare la diretta responsabilità proprio di monsignor Magee. La sera precedente il decesso di Giovanni Paolo I, aveva assistito al primo collasso del Pontefice avvenuto poco prima della cena delle ore 20, ma ritenne opportuno non chiamare il medico, giudicando il malore del Pontefice «un semplice calo di pressione dovuta ad affaticamento».
Papa Giovanni Paolo II e colombe della paceLuciani fu anche costretto a mangiare un po´ di minestra. Ma poi, la mattina successiva, una suora, vedendo che il Pontefice non era uscito dalla camera, lo chiamò allarmata. E a Magee non restò altro che entrare nella camera da letto e vedere il corpo del Papa privo di vita, col capo reclinato sul cuscino e tra le mani un libro sull´America Latina. Luciani era morto intorno alle 23 della notte. Ma nessun medico gli era stato vicino.
Riservato, affabile, carattere piuttosto chiuso - e per niente brillante, puntualizzano Oltretevere - anche se Wojtyla per circa 4 anni, prima di consacrarlo vescovo, lo ha voluto anche responsabile delle sacre cerimonie vaticane col titolo di Maestro delle celebrazioni pontificie. Malgrado Magee fosse stato fatto oggetto - dentro le mura vaticane - di attacchi personali e pettegolezzi di varia natura.
papa giovanni paolo II 0002Le lingue più maligne videro nella sua successiva - e per molti versi improvvisa - promozione vescovile, nel 1987, come una sorta di diplomatico escamotage per allontanarlo dalla Curia pontificia dove Magee per qualche tempo era stato messo all´indice anche per presunti atteggiamenti omosessuali.
Solo sospetti mai provati, chiacchiere velenose, ma che trovavano terreno fertile per il suo modo di porsi, per frequentazioni giudicate poco ortodosse e, a volte, anche per l´abitudine di prendere il sole, durante le ore libere, in costume da bagno sul terrazzo dello stabile in cui abitava, a due passi dalla redazione dell´Osservatore Romano, dentro le mura vaticane.
Papa Wojtyla, però, lo volle ugualmente nominare cerimoniere pontificio e gli affidò nel 1981 l´incarico di convincere i leader dell´Ira in cella, e fra loro c´era Bobby Sands, a interrompere lo sciopero della fame. Magee deve, però, la sua fortuna a un altro pontefice, Paolo VI. Fu papa Montini nel 1969 a volerlo accanto a sé dopo averlo conosciuto durante il viaggio apostolico a Kampala, in Uganda, dove il futuro vescovo di Cloyne era impegnato come missionario della Società S. Patrizio per le missioni estere.
Paolo SestoMagee - era nato a Newry, in Irlanda, il 24 settembre 1936 - dopo l´ordinazione sacerdotale del 17 marzo 1962, fu mandato in missione a Kampala, dove incontrò Paolo VI per un motivo piuttosto fortuito e persino banale. A quel tempo, al segretario personale del Papa, monsignor Pasquale Macchi, serviva una persona di fiducia capace di parlare perfettamente l´inglese e l´italiano.
Tra i missionari di Kampala, fu scelto Magee. E Paolo VI - colpito dalla sua discrezione e dalla sua preparazione linguistica - lo portò in Vaticano col "grado" di segretario aggiunto. Il giovane Magee ben presto diventò l´uomo-ombra del segretario Macchi e figura di raccordo tra l´entourage papale e il direttore dell´Osservatore Romano, monsignor Romeo Panciroli.
Per oltre un decennio Macchi, Panciroli e Magee diventarono i monsignori più potenti della Curia tanto da essere soprannominati il "trio di Paolo VI". Magee fu anche testimone diretto del tentativo di aggressione a Paolo VI a Manila, nelle Filippine. Papa Montini in quella circostanza fu salvato, grazie al pronto intervento di Macchi, da uno squilibrato che voleva accoltellarlo.