Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Silvio Berlusconi lascia anzitempo il San Raffaele e ritrova quel che resta di Forza Italia spaccato a metà, nella migliore delle ipotesi. Alla tolda di comando sono saliti ormai Gianni Letta con Ennio Doris e Fedele Confalonieri, col supporto di Niccolò Ghedini, pronti a imprimere una svolta anche nella strategia, nella linea politica da tenere nei rapporti col governo Renzi, nella campagna referendaria ormai in pieno svolgimento. E poi c' è una larga fetta che «non vuole morire nel partito azienda» come dicono in tanti in queste ore di nervosismo e frizione anche con l' alleato leghista.
Giovanni Toti e Paolo Romani (benché "figli" dell' azienda), Maurizio Gasparri e Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Daniela Santanché, solo per fare alcuni nomi, prendono le distanze dal fortino di Cologno Monzese. «L' azienda faccia la sua strada e tratti pure i suoi interessi col governo in carica, ma la politica è altra cosa». È il senso degli incontri e del giro di telefonate continuo tra loro di queste ore. Il solo Brunetta ha avuto il coraggio di metterlo per iscritto ponendosi a capo della rivolta: «No a un nuovo Nazareno, no alla linea Confalonieri».
maurizio gasparri giovanni toti
Giovedì sera il faccia a faccia tra Giovanni Toti e Fedele Confalonieri a Milano è stato serrato e piuttosto animato, raccontano. Ma il braccio di ferro è appena iniziato e l' esito tutt' altro che scontato. Di certo, quest' ala più "politica" non vuole regalare niente a Renzi. Potrebbe però accettare una linea morbida sul referendum in cambio di segnali assai concreti. Quali? Il primo e più importante che si attende dal capo del governo è la modifica già da settembre della legge elettorale, per introdurre nell' Italicum il premio di coalizone al posto dell' attuale premio di maggioranza al partito più votato.
salvini (d), con silvio berlusconi e giorgia meloni sul palco allestito in piazza maggiore a bologna 77
Matteo Salvini ha capito che (l' ex) alleato è in piena fibrillazione e lo incalza. Punta sullo strappo per trascinare con sé l' ala lepenista di quel partito. Anche ieri ha buttato giù il suo carico: «Se Forza Italia darà mezzo aiutino al governo Renzi, o per salvare la poltrona di Renzi, con la Lega ha finito per sempre». Ultimo di una serie di avvertimenti che ha scatenato una levata di scudi da parte di forzisti pur convinti della necessità di tenere salda l' alleanza.
«Salvini e Meloni stiano tranquilli, sappiamo da che parte stare e non staremo certo con Renzi» scrivono insieme Carfagna, Micciché e Prestigiacomo. «Siamo stanchi di subire lezioni ogni giorni da Salvini» insorge Gasparri. «Non è questo il momento di mettersi a litigare, il futuro è il centrodestra» dice la Santanché. Ma Forza Italia - complice l' intervento al cuore e l' inabissamento temporaneo del leader - sembra nel pieno di una virata che ne cambierà le prospettive, oltre che i dirigenti al vertice.
«Confalonieri, Letta e Doris sono gli stessi uomini risultati decisivi nel sostegno ai governi di Mario Monti e Enrico Letta, non ci stupiremmo se da qui a breve Berlusconi dovesse fare una imprevista apertura di credito in favore di Renzi in difficoltà », racconta un forzista della prima ora.
fedele confalonieri gianni letta pierferdinando casini
Quel che tutti hanno notato è che non è partita, né è previsto che parta, alcuna campagna "vera" per il No al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. A parte i pasdaran alla Brunetta, insomma, nessuno dei berlusconiani si mobiliterà per allestire banchetti sulle spiagge. Per non dire dell' ampio risalto, e per nulla critico, del Giornale di Sallusti all' uscita pro Renzi di Confalonieri (nell' intervista recente alla Stampa). Segno che la famiglia e l' azienda hanno le idee ben chiare sul futuro. Per l' ultima parola si attende il Cavaliere, che domani al San Raffaele affronterà gli ultimi esami, se l' esito sarà positivo gli sarà consentito di lasciare l' ospedale con dieci giorni di anticipo.
Ma un intero staff medico dall' indomani si trasferirà di fatto ad Arcore per seguirne la lunga e lenta convalescenza. Dopo gli avvicendamenti dei giorni scorsi dentro Fi (Rossi e Bergamini), altri potrebbero seguire per i responsabili di settore Gregorio Fontana, Francesco Giro, Marcello Fiori.
Dettagli da organigramma dei quali al leader e al nuovo "direttorio" familiar aziendale interessanno poco o nulla. Sembra che dalla camera del San Raffaele Berlusconi coi suoi abbia stilato un elenco di venti fedelissimi o pretoriani ai quali sarà di fatto affidata la gestione del nuovo partito - forse Squadra Italia il nome - prima o dopo l' ipotetico congresso di autunno.
fedele confalonieri marina berlusconi
Quel che è certo è che l' ex premier raccontano i pochissimi ammessi nella suite non ne vuole più sapere di Salvini e dei suoi diktat: «Non sarà lui a dettare la linea, tanto meno se minaccia di uscire dall' Euro». Anche perché un partito che è crollato dal 15 per cento di due mesi fa all' 11 e qualcosa del post amministrative (che è la stessa soglia di Fi), è il ragionamento fatto, non può avanzare alcuna pretesa di leadership. « Salvini non tiri troppo la corda», avverte Matteoli.