Migranti. "Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro". Chi l'ha scritto? Il primo Umberto Bossi? L'ultimo Matteo Salvini? Un qualunque esponente della destra vecchia e nuova? No. Lo slogan è stato postato sui canali social del Partito democratico con tanto di firma del segretario Matteo Renzi. E se non bastasse: postato e poi cancellato. Ma la rete ne conserva, come sempre accade, la memoria. Soprattutto in questo caso, trattandosi di parole che evidenziano un corto circuito di valori di quella che dovrebbe essere la sinistra di governo.
E il testo è un estratto dall'ultimo libro del segretario del Pd, "Avanti", di prossima pubblicazione. Nel post rimosso dalla pagina Facebook del Pd, infatti, un link rimandava a una pagina del sito del Partito democratico in cui è contenuto uno stralcio ampio di "Avanti".
Renzi scrive: "Sono così fiero dell’aumento dei fondi per la cooperazione voluto dal nostro governo. Del piano Africa presentato per primo da noi come Migration compact nel 2016 e poi in larga parte confluito nell’iniziativa di Angela Merkel per il G20 del 2017. Delle iniziative sull’energia di Eni ed Enel, della straordinaria forza del volontariato e del terzo settore italiano, del grande cuore del nostro paese, ma anche delle iniziative economiche. Ma vanno aiutati a casa loro. Perché l’immigrazione indiscriminata è un rischio che non possiamo correre".
Ma sui social network, il danno è fatto. La cancellazione del post somma indignazione ad idignazione. E le parole rilanciate on line fanno il giro delle bacheche. Ad essere messo all'indice è soprattutto un passaggio: "Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico".
Ma il vero disastro è quello causato tra i militanti sbigottiti, raggiunti su smartphone e computer dalla "nuova linea" del Pd. E la cancellazione del post ne svela un altro di disastro: quello in cui è incorso chi cura le pagine social della comunicazione del Pd. Un errore che alimenta -. e sta continuando ad alimentare - sdegno, indignazione e incredulità in rete.