Caterina Maniaci per "Libero"
pretiBen cento nomi, tanti ne contiene l'«archivio dei preti gay» finito sul tavolo dei magistrati della procura di Isernia. E un nuovo, temibile scandalo sessuale - soprattutto quello dei preti pedofili - travolge i sacerdotI e coinvolge la Chiesa, che da tempo deve fronteggiare questa "emergenza" internazionale. E nell'inchiesta di Isernia quelle ombre minacciose si addensano sul clero italiano. I magistrati ci lavorano da tempo e il 26 luglio scorso quel lavoro ha portato in carcere due uomini, accusati di estorsione ai danni dei religiosi. Rivela tutto il settimanale «Panorama» nel numero in edicola oggi.
Preti gayDa questa inchiesta emerge appunto un mondo inquietante fatto di ricatti, relazioni occasionali e prestazioni sessuali intrecciate attraverso il web. E un numero impressionante di sacerdoti travolti dallo scandalo, intercettati in tutta Italia, da Biella a Palermo. A casa dei due indagati - Diego Maria Coggiano e Giuseppe Trementino - la polizia giudiziaria ha sequestrato filmati hard su computer e su cellulari, sms imbarazzanti e rubriche telefoniche: tutti elementi che delineano uno scenario definito dagli investigatori appunto «inquietante».
I sacerdoti finiti nella rete, sostengono gli inquirenti intervistati da «Panorama», sembrano collegati tra loro in un network vero e proprio dove ci si ritrova e ci si scambia informazioni sugli amanti occasionali incontrati nella rete. Secondo l'accusa, i due indagati avrebbero contattato le loro "vittime" attraverso Facebook, inducendole a rapporti sessuali virtuali, e poi le avrebbero ricattate con filmini e messaggini. Il settimanale ha anche intervistato, attraverso il suo legale, uno dei due indagati, Trementino, trent'anni e un lavoro per un corriere espresso.
Panorama sui preti gay«Tutto è iniziato dalla storia che ho avuto con un prete», racconta l'uomo, «con il quale facevo sesso e che mi dava dei soldi di sua spontanea volontà. Da qual momento sono stato letteralmente preso d'assalto da decine di sacerdoti». Sacerdoti che pagavano migliaia di euro per prestazioni sessuali delle varie vittime adescate in rete, soldi rastrellati dai fedeli, invocati per opere di carità e di aiuto e usati in questo modo.
Lo documenta la risposta di uno dei preti ascoltato dagli investigatori che, alla domanda dove avesse trovato i settemila euro pagati per alcuni incontri particolari, ha risposto candidamente: «Non ho avuto gravi difficoltà economiche, grazie anche alla generosità dei fedeli che in questo periodo con la benedizione delle case hanno elargito grandi somme di denaro». E non contento il religioso ammette che aver usato quei settemila euro per sollazzarsi con ragazzi vari gli ha impedito «di fare le opere di bene che faccio di solito, del tipo aiutare economicamente parrocchiani in difficoltà».