Pierluigi Gaudio per Novella 2000 – www.novella2000.it
La seconda vita di Stefano Tacconi inizia il 23 aprile del 2022 ad Asti. L’ex portiere della Juventus e della Nazionale si trova nella città piemontese per un evento di beneficenza. È lì che inizia ad accusare un forte mal di testa «cosa strana per me - ci dice - l’ho detto a mio figlio e poi sono svenuto». Il figlio Andrea è con lui e lo accompagna nella corsa contro il tempo verso l’ospedale.
Ad Alessandria, Tacconi viene operato d’urgenza, la situazione è critica, la diagnosi è terribile: aneurisma cerebrale. «Il dottor Barbanera nell’Ospedale di Alessandria con il primo intervento mi ha salvato la vita», racconta l’ex portiere che poi ripercorre con noi il lungo percorso intrapreso verso la guarigione completa dalle conseguenze dell’evento.
La domanda è d’obbligo: Stefano, come sta ora?
«Nel complesso devo dire che sto bene. Ho ancora qualche problema alla gamba destra, che mi obbliga a camminare con una stampella, ma sto lavorando con la fisioterapia. Prima o poi la butto via questa stampella».
In questo momento è comunque impegnato nella promozione del suo libro autobiografico L’arte di parare - Trovare il coraggio per affrontare i tiri della vita. Questo è stato il tiro più difficile da parare?
«Sicuramente è stata la parata più difficile perché il tiro è stato il più imprevedibile. Il desiderio di scrivere un libro mi è venuto in ospedale perché ho visto che c’erano persone che vivevano situazioni anche peggiori delle mie e tiravano fuori una grande forza d’animo. Ecco, c’è chi ha più forza e chi meno. Io ho voluto far vedere a quella che è arrivata (la morte, ndr), che io avevo più forza di lei e mandare un messaggio proprio a tutti, per dire che si può uscire da tutte le situazioni, anche quelle che ci sembrano le più brutte».
Accanto a lei, durante tutto il decorso, ha avuto la sua famiglia.
«Mi sono stati tutti vicini dal primo momento. Ho voluto fortemente una famiglia e la sorte me ne ha regalata una grandissima. Loro mi hanno dato la cura migliore di tutte, il loro affetto. Infatti, quando sono ritornato a casa ho iniziato a migliorare velocemente. In particolare, ringrazio mio figlio Andrea, che ha portato avanti le mie cose e si è sempre curato di farmi arrivare i messaggi di tutti coloro i quali volessero manifestarmi il loro affetto».
E sua moglie?
«Il primo ricordo che ho dopo il coma è l’immagine di mia moglie davanti a me in ospedale. Erano settimane che lei faceva continuamente su e giù da Milano. Il rapporto con Laura adesso è diverso, perché vedo nei suoi occhi la sofferenza che ha vissuto e superato. Una sofferenza enorme, perché quando un medico ti dice “vada a casa e preghi”, possiamo immaginare quanto dolore possa aver provato. Hanno pregato tanto, lei e tutta la mia famiglia. Posso solo immaginare il travaglio che hanno attraversato durante quelle lunghissime settimane».
E lei oggi è un uomo diverso?
stefano tacconi e la moglie laura
«Sono sicuramente un uomo più accorto e più misurato in tante cose. Prima non pensavo troppo al domani, oggi sto sempre molto attento al mio benessere. Non fumo più, non bevo più. Diciamo che forse avevo tirato un po’ troppo la corda. Adesso ho ripreso anche a fare ginnastica dopo venticinque anni durante i quali avevo completamente smesso e posso assicurarvi che è stata durissima».
Questa è stata la sua parata più difficile nella vita, vogliamo citare quella che ricorda con più gioia sul campo?
«Sicuramente i rigori parati nella finale della Coppa Intercontinentale del 1985 a Tokyo. Arrivare ai rigori ed essere protagonista fu fantastico. Fu come ripagare tutta la fiducia che anche l’avvocato Agnelli mi diede a inizio carriera».
Natale si avvicina. Quale regalo vorrebbe?
«Serenità per la mia famiglia e per me la possibilità di togliere per sempre questa benedetta stampella. Ma so che prima o poi ce la farò».
stefano tacconi e la moglie laura lapo elkann stefano tacconi
STEFANO TACCONI AL RISTORANTE CON LA FAMIGLIA