"DOPO LA MORTE DI AYRTON SENNA MI OFFRIRONO IL SUO POSTO MA RINUNCIAI: MI PAREVA DI SFIDARE IL DESTINO" - RICCARDO PATRESE, EX PILOTA DI FORMULA 1 DEGLI ANNI '80, RIPERCORRE LA SUA CARRIERA: "SONO STATO L'ULTIMO ITALIANO CHE SI È AVVICINATO A UN MONDIALE. IL RIMPIANTO PIU' GRANDE? NON AVER MAI CORSO PER LA FERRARI" - "L’INCIDENTE MORTALE DI PETERSON? MI ACCUSARONO INGIUSTAMENTE PER PROTEGGERE JAMES HUNT. IN QUEL PROCESSO TANTI SPARARONO CAZZATE, FU UN SOLLIEVO ESSERNE USCITO BENE DOPO CHE ERANO STATI CHIESTI 3 ANNI DI GALERA" - LA PAURA DI MORIRE IN GARA, IL RAPPORTO CON MICHAEL SCHUMACHER E IL FUTURO DELLA FERRARI…

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Estratto dell'articolo di Flavio Vanetti per il “Corriere della Sera”

 

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«Il tempo è volato e non mi sento addosso questo tipo di età: mi reputo ancora giovane e oggi corro... dietro ai figli». Settant’anni, una storia da rivisitare. Papà era commerciante, mamma voleva che si laureasse. Ma Riccardo Patrese ha scelto i motori. […]

 

In F1 256 partenze, 37 podi, 6 vittorie. Ma il titolo l’ha solo sfiorato.

 «Mi manca. Ripenso alla chimera Ferrari e al Mondiale vinto da Nelson Piquet con la Brabham: il suo posto l’avevano offerto prima a me e nel 1981 forse avrei vinto. E magari pure nel 1980, se non fossi finito alla Arrows. Nel 1983, invece, ho perso io la chance andando a sbattere a Imola: assieme a Nelson ero in lizza per il ruolo di anti-Prost».

 

Resta l’ultimo italiano che si è avvicinato al Mondiale di F1: i nostri ultimi campioni sono Nino Farina e Alberto Ascari. […]

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La Ferrari mai guidata è un rimpianto?

 «Il rimpianto è quando ti suggeriscono di fare una cosa, o ti obbligano, ottieni poco e dici “ah, se avessi agito di testa mia...”. Però nessuno mi ha mai costretto, ho sempre scelto io. La Ferrari? Se l’avessi guidata avrei avuto una storia diversa: Enzo Ferrari, del quale mi onoro di essere stato amico, mi fece l’offerta all’inizio della carriera. Poi nel 1978 Villeneuve vinse l’ultimo Gp e lui non volle sostituirlo. Per tre anni ho sperato, infine presero Pironi e non ci pensai più. Non è un rimpianto,è un’occasione che non si è avverata».

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[…] L’incidente di Monza fatale a Ronnie Peterson, le accuse, il processo.

«Se la presero con me per proteggere James Hunt. Mi ha ferito la posizione di Arturo Merzario: mi accusò ingiustamente. In quel processo tanti spararono ca.., fu un sollievo esserne uscito bene dopo che erano stati chiesti tre anni di galera».

 

Hunt ha continuato ad accusarla.

 «E io gli ho rifilato un “vaffa” definitivo».

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Ha mai avuto paura di morire in gara?

«Mai. Però mi ha segnato la disgrazia di Ayrton Senna, anche se con la F1 avevo smesso».

 

Non per la tragedia di Elio De Angelis? In quel test avrebbe dovuto guidare lei...

«Ero amareggiato per Elio, ma mi fecero risalire subito in auto e questo mi ha aiutato. Dopo la morte di Ayrton, Williams mi offrì il posto. Alla fine rinunciai: mi pareva di sfidare il destino».

 

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 Alla Benetton ha «allevato» Michael Schumacher?

«Sì, nel senso che Michael è stato sveglio a tenere le orecchie aperte: ero da 17 anni in F1 e qualche segreto l’avevo. Il suo terribile incidente sugli sci del 2013? Spiega che non sai mai che cosa può accadere nei prossimi cinque minuti».

 

 La Ferrari fa bene, nel 2025, a lasciare Sainz per Hamilton?

 «Lewis darà un’ulteriore scossa a una squadra in crescita ma che deve ancora lavorare tanto. Peraltro, ritengo la coppia Leclerc-Sainz superiore a quella formata da Verstappen e Perez, anche se Max è un “martello pneumatico”. Fossi nella Ferrari, comunque, farei carte false per ingaggiare il mio amico Adrian Newey: fui il primo a vincere con una sua macchina».  […]

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