1- LA PRESA DI POTERE DI RE BERNABÉ (SI VEDE PROPRIO CHE GERONZI È IN DEMOLIZIONE) - 2- DALLA MEDIOBANCA DI NAGEL & PAGLIARO, DA SEMPRE FEDELI ALLEATI DI BEBÉ NELLA GUERRA ALL’\"ABUSIVO DEI COLLI LAZIALI\" (COPY DELLA VALLE) GEROVITAL GERONZI, FILTRA AL CORRIERE DI MUCCHETTI LA GRANDE SVOLTA SUL POTERE TELECOM: BERNABÉ PRESIDENTE ESECUTIVO CON DELEGHE E DUE PROCONSOLI FIDATISSIMI AL FIANCO: UNO RESPONSABILE DELL’ITALIA, MARCO PATUANO, E L’ALTRO DEL BRASILE, LUCA LUCIANI -

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Massimo Mucchetti per Corriere della Sera

FRANCOFRANCO BERNABE

L\'inizio della Svolta è cominciato ieri quando da Mediobanca è filtrata la proposta di un nuovo organigramma per Telecom Italia con Franco Bernabé presidente con deleghe e due proconsoli, con la qualifica di amministratori delegati o di direttori generali si vedrà nei prossimi giorni: uno responsabile dell\'Italia, Marco Patuano, e l\'altro del Sudamerica, Luca Luciani.

MassimoMassimo Mucchetti

Il progetto di rinnovamento del vertice verrà sottoposto allo stesso Bernabé al suo ritorno dagli Stati Uniti dove al momento è impegnato nel road show con gli analisti sul preconsuntivo 2010 e sul piano industriale.

Il consiglio di amministrazione di Telco, la holding che controlla il 22,45%dell\'ex monopolio dei telefoni, slitta dunque di qualche giorno. Che questo nuovo equilibrio sia un depotenziamento dell\'amministratore delegato in scadenza ovvero una conferma della sua leadership in forme nuove dipende dall\'effettiva assegnazione dei poteri.

MarcoMarco Patuano - Telecom Italia

Certo è che le decisioni stanno maturando all\'ultimo momento e rappresentano una sintesi faticosa tra l\'obiettivo di dare un segnale di rinnovamento ai mercati finanziari e l\'esigenza di dare continuità al management dopo la lunga stagione di instabilità e di invasioni di campo da parte della politica, seguite alla privatizzazione.

Del resto, era stato faticosissimo anche pervenire alla nomina dello stesso Bernabé e di Gabriele Galateri alla presidenza nel 2007. Il timore è che la storia si ripeta. In effetti, nelle scorse settimane era venuto dalle parti di Palazzo Chigi un malcelato fastidio per i successi de «La 7» e per il rigore aziendalistico di Bernabé sull\'infrastruttura fissa, la cui segregazione in una società autonoma da Telecom sarebbe gradita a Mediaset a sua volta interessata ad aver voce in capitolo su tutte le piattaforme tecnologiche atte a diffondere la pubblicità televisiva.

LucaLuca Luciani

Si era perfino fatto, imbarazzando la persona, il nome di Francesco Caio, uomo di formazione McKinsey e consulente del governo, per un dopo Bernabé anticipato sotto l\'egida del ministero dello Sviluppo economico.

A suo tempo, da presidente di Mediobanca, lo stesso Cesare Geronzi premeva per un cambio della guardia, irritato per le indiscrezioni su una possibile fusione tra Telecom e Telefonica, peraltro in origine assai ben vista dai manager di piazzetta Cuccia.

Ma nelle decisioni di questi giorni pesano maggiormente le ragioni dei soci eccellenti. Il punto di partenza è il titolo. Dal 3 dicembre 2007, inizio dell\'attuale gestione, al 7 marzo 2011, il total return annuo medio per gli azionisti (variazioni del titolo più dividendi) è stato negativo per il 14,25%. Nello stesso periodo, il total return della Borsa italiana ha perso il 12,18%e quello dell\'indice europeo delle telecomunicazioni il 3,4%.

GabrieleGabriele Galateri di Genola

La precedente gestione dal primo agosto 2001 al 16 settembre 2006, aveva dato un total return annuo negativo per il 6,96%, con una Borsa che tra variazione del listino e monte dividendi guadagnava il 3,82 e un settore europeo della telecomunicazioni che perdeva il 2,75%.

La gestione di Marco Tronchetti Provera ha pagato dividendi sopra la media, ma nel periodo l\'impresa Telecom ha aumentato il suo debito finanziario netto dai 24,5 miliardi di metà 2001 ai 37,2 di fine 2006 per effetto delle Opa parziali su Olivetti e su Tim, fatte per poter procedere alle fusioni delle due con Telecom.

In tre anni, la gestione Bernabé ha tagliato il debito a 31,4 miliardi, salvaguardando i margini, limando un po\' gli investimenti e, soprattutto, dimezzando i dividendi. E questo si è riflesso sul titolo. Ma Telco vuole di più. Dopo una prima, contenuta svalutazione, Telco ha in carico le azioni Telecom a 2,2 euro quando quotano la metà.

FrancescoFrancesco Caio

La fairness opinion di una primaria banca internazionale -si dice sia Lazard -non dà più molto conforto. Un tale valore di carico si giustificherebbe solo se includesse un proporzionale premio di maggioranza ovvero se rappresentasse l\'attualizzazione dei flussi di cassa futuri nel presupposto di conservare la partecipazione per un lunghissimo periodo.

Ma i fatti insidiano le opinioni. Telco pagò un premio di maggioranza del 30%, che oggi porterebbe il fair value delle sue Telecom attorno agli 1,5 euro, e non si ha notizia di transazioni comparabili a prezzi davvero migliori. E poi le Generali hanno chiarito che, per loro, Telecom è un\'azienda ottima ma non una partecipazioni strategica. I patti parasociali di Telco sono infine non lontani dalla scadenza.

CESARECESARE GERONZI SI DA UN TONO

Tre anni fa gli analisti chiedevano il colpo d\'ala: la fusione con British Telecom oppure con Telefonica, la vendita di Tim Brasil per reinvestire nell\'Est Europa, lo scorporo della rete e la sua cessione parziale per ridurre il debito. Bernabé ha resistito a queste sirene. E ha lavorato al taglio dei costi, a ricostituire un rapporto con i regolatori e ora, sulla rete, anche con la Cassa depositi e prestiti.

Non sono mancati errori di marketing in Italia, specialmente nel mobile, il cui rimedio, annotano gli analisti di Mediobanca, si rivela più faticoso del previsto. La conservazione dei margini consolidati sugli 11,5 miliardi a fronte di un fatturato che soffre di un calo in parte naturale resta un risultato tutt\'altro che ovvio. Ma saranno sostenibili nel tempo questi margini?

MARCOMARCO TRONCHETTI PROVERA - copyright Pizzi

Per quanto il Sud America, finalmente normalizzato, rappresenti la miglior acquisizione possibile per una Telecom indebitata, la diversificazione geografica rimane largamente inferiore a quella di altre major. I due country manager dell\'Italia e del Sud America dovranno fare di necessità virtù e spremere ancor meglio il limone. Ma chi guarda lontano sa che la sfida strategica sarà quella regolatoria su scala globale con Google, Apple, Facebook, Twitter, Skype e le legioni di applicatori che vengono ospitati sugli smartphone.

Le compagnie di telecomunicazioni stanno perdendo irrimediabilmente terreno nei servizi a valore aggiunto, che 10 anni fa rappresentavano la loro nuova frontiera, e si vedono erodere anche il traffico voce da \"usurpatori\"che si avvalgono delle loro reti, architrave del protocollo Internet, ma non pagano né fanno pagare i loro clienti-applicatori assorbendo, in compenso, crescenti capacità trasmissive. Sarà questa la partita di Bernabé, da poco presidente mondiale degli operatori mobili?

 

 

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