Massimo Giannini per “la Repubblica” - Estratto
In origine, la mucca era in corridoio. E tra il 2015 e il 2016, tanto per cambiare, la sinistra non la vide arrivare. A nulla valsero i moniti del pio Bersani. La mucca avanzò, tutt’altro che mansueta, in Italia e in Europa. Marciò sulla cucina, dove il risotto di D’Alema si era perso tra menù stellati e Masterchef patinati.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju
Irruppe nel salotto buono, dove Renzi («il Salvini di cui non ti devi vergognare», come diceva Murgia) si era già auto-rottamato insieme all’odiata nomenklatura assisa in poltrona a sorseggiare il tè (con giacca da camera e pantofole d’ordinanza, come il mitologico Berlinguer immortalato da Forattini nel ’77). Da allora sono passati quasi dieci anni. E adesso — tra grilloleghismo populista prima e melonismo sovranista poi — la mucca marcia su Roma e arriva sotto al palco di Sanremo.
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francesco lollobrigida e i trattori – vignetta by riccardo mannelli
E ancora una volta — mentre John Travolta spaccia le sneakers, Annalisa sfoggia la guepière e Amadeus in giacca metallizzata fa ruggire i trattori parcheggiati davanti al Teatro Ariston — la sinistra non ha niente da mettersi.
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Per la Sorella d’Italia già in calo di consensi questo è il primo vero strappo con una categoria che fa parte a pieno titolo del suo blocco sociale di riferimento. Anche gli agricoltori — come gli artigiani e i piccoli imprenditori, i lavoratori autonomi e le partite Iva — sono «l’asse portante dell’economia italiana» ma trattati spesso «come figli di un dio minore», ai quali la fiera Underdog si era rivolta nel suo primo discorso alle Camere dopo il trionfo 25 settembre 2022, e ai quali aveva giurato tutele sociali e tregue fiscali.
meme giorgia meloni matteo salvini
La neo-premier veleggiava ancora libera e irresponsabile, sull’abbrivio di una regata elettorale vissuta pericolosamente. Era ancora il tempo del nazionalismo eurofobico, dello «spezzeremo le reni a Bruxelles», dei comizi milanesi in cui si urlava «ai partner europei diciamo che è finita la pacchia!», dei video ai distributori di carburante in cui si gridava «è uno scandalo, aboliremo tutte le accise!».
Gli agricoltori le hanno creduto. In molti l’hanno votata. La Coldiretti è tornata cinghia di trasmissione, facendo con i Fratelli di Giorgia quello che facevano i Bonomi e i Lobianco con la Dc. E la Meloni di lotta, trasformata nel frattempo nella Meloni di governo, li ha ripagati come sappiamo.
In Italia gli ha ripiazzato l’Irpef sui terreni con l’ultima legge di bilancio. In Europa non ha mosso un dito per aumentare i dazi all’import asiatico, per correggere la nuova Pac, per impedire il blocco biologico sul 4% delle terre coltivate, per rimodulare i vincoli sull’utilizzo dei concimi chimici.
Ora è a innanzi tutto a lei che si ribella questa improvvisa jacquerie contadina. È a lei che chiede conto delle promesse tradite. E Meloni, furbescamente, prima ha fatto finta di nulla, lasciando che a gestire i trattori — vista l’ottima prova già fornita coi treni — fosse l’apposito frontman della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, tra una seduta tricologica e una comparsata al Tg1 per lanciare i rigatoni su Marte.
Poi, quando ha capito che i rivoltosi pretendevano una risposta dal governo e una tribuna dal Festival, ha tentato di domare la mucca, cavalcandola. La precipitosa convocazione dei capi della protesta a Palazzo Chigi riflette un’ovvia esigenza, ma è anche un segno di impotenza. La Lady di Ferro, da vera liberista, liquidava le trade union con un «niente birra e panini a Downing Street».
ETTORE PRANDINI GIORGIA MELONI
La Thatcher de’ noantri, da brava populista («devo seguirli, sono la loro leader»), apre invece la Sala Verde alle organizzazioni agricole. E gli offre una modesta prebenda (il ripristino parziale dell’esenzione Irpef) e la solita propaganda («siamo al vostro fianco contro l’eurofollia di Bruxelles»).
Così Meloni getta una volta di più la sua maschera di erma bifronte, che sempre alterna arroganza e temperanza, radicalità e responsabilità, corporativismo e consociativismo. Ci sono le europee alle porte, che la spingono a una candidatura da capolista ovunque. C’è un Salvini in caduta libera e in modalità pre-Papeete che la sconfessa su tutto, la sabota sul Freccianera Roma-Sanremo, la scavalca sulle concessioni ai contadini, la sfruculia sugli affetti più cari, asfaltando il ministro-cognato.
protesta degli agricoltori sui trattori a orte
Meloni non si può permettere sorpassi a destra, né smottamenti nella sua constituency elettorale. Sul fronte interno si fa concava e convessa: oggi sui trattori, domani sui vincoli della Direttiva Casa Green, su quelli per le auto a benzina e diesel e su tutti gli obblighi imposti nei prossimi mesi dalla lotta al cambiamento climatico.
GIORGIA MELONI VIGNETTA MACONDO PROIETTI
URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN
Sul fronte europeo naviga a vista e si tiene mani libere, in attesa di capire i futuri rapporti di forza tra le diverse famiglie politiche: danza il liscio con Von der Leyen e intanto fa il ballo del qua qua con Zemmour e Orbán. L’importante, per adesso, è scongiurare il cortocircuito tra canzoni e forconi.
protesta degli agricoltori a bruxelles 20
È vero che il Festival è il grande frullatore nazional-popolare che sappiamo, in grado di macinare tutto e di renderlo digeribile alle masse: le gag di Fiorello e i morti sul lavoro raccontati da Stefano Massini, il punk alle vongole dei Bnkr44 e i femminicidi denunciati dai ragazzi di Mare Fuori. Ma il governo non può e non vuole reggere, meno che mai a Sanremo, uno scontro aperto con gli eredi tricolore di José Bové, lo storico fondatore della Confédération Paysanne che tra gli ‘80 e i ‘90 guidò la sommossa dei coltivatori francesi e comunitari contro la globalizzazione agricola.
LA CONFERENZA STAMPA DI GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Anche perché la rabbia dei moderni campesinos è condivisa da buona parte delle opinioni pubbliche dell’Ue, tutte ugualmente inquiete per una Rivoluzione Verde a carissimo prezzo. E qui, com’è noto, c’è un problema anche per le sinistre. Purtroppo — in un’arena climatica che si avvia a produrre conflitti permanenti — i fatti dimostrano che sacrifici e benefici connessi alla lotta al global warming non viaggiano alla stessa velocità.
La green-flation morde la carne viva delle fasce sociali più povere e la campagna elettorale per le europee spinge inesorabilmente i partiti popolari e conservatori ad allentare senza tanti scrupoli gli impegni sull’ambiente, dai motori endotermici alle fonti rinnovabili, dai pesticidi al packaging.
GIORGIA MELONI ELLY SCHLEIN - 8 MARZO - VIGNETTA BY MACONDO
Così i partiti progressisti e socialisti rischiano di restare soli, a difendere le ragioni di un ambientalismo doveroso ma spesso troppo oneroso, come ha denunciato a suo tempo Francesco Rutelli nel prezioso Il Secolo Verde. Su questo, come su molto altro, il Pd non ha una linea chiara. Anche in questi giorni ha alternato un blando sostegno alla battaglia dei trattori e un rituale rilancio dell’Agenda Green.
Ma per Schlein funziona la stessa regola che vale per Meloni: non c’è spazio per le ambiguità. Tra un mesto sit-in davanti al palazzo vuoto della Rai e una puntata social del “Toto-Sanremo by Elly”, la segretaria ci spieghi, una volta per tutte: che ne facciamo di quella benedetta mucca?
giuseppe conte elly schlein roberto speranza foto di bacco ELLY SCHLEIN - VIGNETTA BY MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANO elly schlein alla camera elly schlein a gubbio 5 romano prodi e la candidatura di elly schlein vignetta by rolli per il giornalone la stampa elly schlein foto di bacco