Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “La Stampa”
Una settimana di tempo per cercare di definire con ArcelorMittal un divorzio consensuale ed evitare così il rischio di un contenzioso legale che finirebbe per produrre ancor più danni di quelli che si possono contare oggi a Taranto. È questa la soluzione che ieri sera il governo coi ministri Giorgetti, Urso, Fitto e Calderone ed il sottosegretario alla Presidenza Mantovano ha prospettato ai sindacati per superare la crisi dell'ex Ilva e l'indisponibilità del socio franco-indiano, che oggi detiene il 62% di Acciaierie d'Italia, di far fronte ai costi necessari a tenere in vita il gruppo siderurgico e a investire sul suo rilancio.
situazione ex ilva - arcelor mittal e invitalia - la stampa
[…] se questo tentativo di conciliazione dovesse fallire la strada che il governo imboccherà sarà quella del commissariamento, scelta che però risulta poco gradita ai sindacati che da giorni sollecitano interventi che garantiscano la continuità produttiva del gruppo.
Già dopo la rottura di lunedì scorso i legali di Invitalia, oggi socia al 38% di Adi ed in predicato di salire al 66% per effetto dell'aumento di capitale che però i Mittal hanno bocciato, sono al lavoro col team di Arcelor. L'indicazione data dal governo è di arrivare in tempi brevi a definire un compromesso. «Non ci sarà nessun passo indietro. Da oggi a mercoledì è il tempo necessario a definire il divorzio. Mittal comunque è fuori» ha spiegato nel corso dell'incontro Mantovano.
Le ragioni del divorzio sono quelle che Urso aveva illustrato in mattinata in Senato. «L'impianto – ha spiegato - è in una situazione di grave crisi: nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l'obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere nel 2023 di 4 milioni, per poi quest'anno risalire a 5 milioni. Nulla di quello che era stato programmato è stato realizzato. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto in merito ai livelli occupazionali e al rilancio industriale».
Non solo, ma «in questi anni – ha aggiunto Urso - la produzione si è progressivamente ridotta in spregio agli accordi sottoscritti, persino negli anni in cui la produzione di acciaio era altamente profittevole lasciando campo libero ad altri attori stranieri che hanno aumentato la loro quota di mercato».
OPERAI FUORI DALLA FABBRICA ARCELOR MITTAL A TARANTO
Per questo, a fronte di richieste irricevibili come la pretesa di mantenere la gestione del gruppo pur passando in minoranza e l'indisponibilità ad investire nuove risorse nell'Adi, il governo ha deciso di chiudere i rapporti coi Mittal.
[…] «Finalmente ci siamo – ha aggiunto il leader della Fiom Michele De Palma – il governo ha deciso di assumere la gestione dell'azienda scelta per cui in questi mesi ci siamo battuti». «Abbiamo acquisto un risultato che non era scontato - ha sintetizzato a sua volta Rocco Palombella della Uilm - ovvero che ArcelorMittal non ci sarà più e indietro non si torna».
Alla richiesta esplicita dei sindacati su un eventuale «piano B» nel caso fallisse il tentativo di mediazione la delegazione di governo non ha risposto. Ma ha assicurato che comunque sono garantite sia la continuità aziendale e produttiva sia le risorse necessarie ai piani di rilancio anche senza l'apporto dei Mittal. Per i sindacati è importante anche l'impegno, confermato anche da una nota di palazzo Chigi, di far partire presso il ministero del Lavoro un tavolo per approfondire tutti gli aspetti legati all'occupazione e alla sicurezza sul lavoro una volta terminato il confronto con Arcelor. […]
ADOLFO URSO ILVA DI TARANTO ilva taranto 1 lucia morselli