Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “La Stampa”
La crescita è sempre inchiodata allo zero virgola, ma questa non è una novità. Anzi, per quello che è il contesto geopolitico e dopo il rialzo dei tassi della Bce, dal governo filtra una moderata soddisfazione per le stime preliminari dell'Istat. Nel 2023 il Pil italiano è aumentato dello 0,7% rispetto al 2022 chiuso a +3,7%.
Il Fondo monetario internazionale conferma per l'Italia lo 0,7% anche nel 2024 - meglio di Francia e Regno Unito ma mezzo punto sotto il target della Nadef - e immagina +1,1% nel 2025, con un ritocco all'insù dello 0,1. Il 2024, però, resta un'incognita. Sul futuro pesano le guerre, il rallentamento tedesco, la possibile discesa dei tassi, lo sviluppo cinese.
L'Istat ricorda che i risultati definitivi dei conti nazionali annuali saranno diffusi il primo marzo, ma intanto il Tesoro può rivendicare di aver quasi raggiunto l'obiettivo di crescita dello 0,8% contenuto nella Nota di aggiornamento al Def per il 2023. Una previsione che sia il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, sia il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, si aspettavano con una revisione al ribasso a causa del conflitto in Medio Oriente.
[…] Con questo finale d'anno la variazione del Pil acquisita per il 2024 è pari al +0,1%. Per variazione acquisita si intende quella che si otterrebbe se nei quattro trimestri 2024 la crescita economica rimanesse pari a zero.
La direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo parla di un risultato «a sorpresa dovuto alle costruzioni, vista la corsa al completamento dei lavori del Superbonus». La fine del 110% però, avvisa l'Ance, nel 2024 frenerà l'edilizia, con una riduzione del 7,4% degli investimenti. Secondo Confesercenti «i consumi hanno salvato la crescita italiana», mentre Confcommercio sostiene che il Pil del 2024 «è tutto da costruire e rimane molto difficile ipotizzare dinamiche in grado di generare uno sviluppo superiore all'1%». Il target individuato dal governo nella Nadef è infatti +1,2%.
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES
Ma qual è l'andamento nel resto dell'Europa? Eurostat comunica che nel 2023 la crescita nei ventisette Paesi dell'Ue è stata dello 0,5%, perciò il risultato italiano è superiore alla media. L'ultimo trimestre dell'Eurozona e dell'Europa nel suo complesso è rimasto stabile registrando una crescita zero rispetto al trimestre precedente, che era diminuito dello 0,1%. Quindi l'Ue schiva la recessione tecnica, ma è in stagnazione. Spagna e Francia fanno meglio dell'Italia: nei due Paesi il Pil 2023 segna rispettivamente +2,5% e +0,9%. E anche l'ultimo trimestre su base annua è superiore: +2% e +0,7%.
Se invece si prendono in considerazione i dati per il quarto trimestre del 2023 rispetto ai tre mesi precedenti, il Portogallo realizza l'incremento più elevato (+0,8%), seguito da Spagna (+0,6%), Belgio e Lettonia (entrambi +0,4%). Tonfo dell'Irlanda (-0,7%), e male anche Germania e Lituania (entrambe -0,3%).
Per l'Fmi «siamo lontani da uno scenario di recessione, le nubi si stanno diradando», e stima al +3,1% la crescita globale quest'anno, 0,2 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di ottobre. Per il 2025 la crescita dovrebbe accelerare al 3,2%. […]