POVERO ZIO TOM, è RIMASTO SENZA SENSI (TENDENZA ROSELLA) DAVANTI AI DEBITI DELLA ROMA - DIBENEDETTO RI-SBARCA NELLA CAPITALE, MA LA CESSIONE DELLA SQUADRA DOVREBBE RI-SLITTARE AL 2 AGOSTO - GLI AMERICANI VOLEVANO METTERE MENO SOLDI, MA DOPO UNA TELEFONATA INFUOCATA FINO ALLE 3 DI NOTTE, SEMBRA CHE UNICREDIT ABBIA TENUTO IL PUNTO - TOM TOM FIRMA, MA I VERI REGISTI SONO PANNES E BARROR, MANAGER INVIATI DA PALLOTTA (QUELLO CHE “C’HA LI SORDI”) PER RIBALTARE LA “MAGGICA”: NUOVI SPONSOR, STADIO DA 40MILA POSTI, LO SVILUPPO DEL MARCHIO IN USA, CINA E CANADA (PREVISTE TOURNÉE) E LA SCUOLA GIOVANI (L’“ACADEMY”)…

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Foto GMT-Mezzelani

TOM DIBENEDETTOTOM DIBENEDETTO

1- ULTIMATUM DI UNICREDIT...
Simone Di Segni per "La Stampa"

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A leggerlo semplicemente come uno dei tanti rinvii, questa volta si corre il rischio di non coglierne il senso. DiBenedetto e Unicredit hanno messo a punto una nuova intesa, l'imprenditore sbarcherà stamani nella capitale, ma dietro l'ultima stretta di mano si cela ancora l'eventualità della rottura. Lo slittamento del closing, previsto inizialmente per oggi e rimandato (secondo indiscrezioni) al 2 agosto, va interpretato come un vero e proprio ultimatum.

Lo ha imposto l'istituto di credito, che nell'affare resterebbe sempre socio al 40%, dopo aver rivisto i patti di Boston: gli americani lamentavano la necessità di raddoppiare la cifra prevista per la ricapitalizzazione (non più 35 milioni, ma circa 70), la Banca si è resa disponibile, ma al contempo non ha inteso concedere sconti allo Zio Tom. Se il giocattolo richiede uno sforzo maggiore rispetto a quello calcolato ad aprile, si chiedeva il tycoon, non andrà rivisto anche il suo prezzo?

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Abbattere il muro alzato da Piazza Cordusio è risultato impossibile, il consorzio Usa ha ottenuto però che Unicredit continuasse a garantire al club liquidità sotto forma di factoring (un meccanismo che la Banca aveva annunciato di voler interrompere, lasciando a dir poco perplessi i nuovi inquilini di Trigoria).

Tanti tecnicismi possono confondere le idee ai tifosi giallorossi. Loro forse non sanno che adesso il destino della «Maggica» è in balia di una scadenza che Unicredit non intende più prorogare. E che DiBenedetto, dovendo far passare le nuove carte per il vaglio dei suoi soci, rischia di non riuscire a rispettare. Altro extra time non sembra previsto, ma è proprio su quello che la trattativa ieri è stata serratissima e si è protratta fino a tarda notte.

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Proseguirà oggi: i giorni a disposizione per la chiusura vengono avvertiti dagli Stati Uniti come un cappio al collo. Con l'atterraggio a Roma, DiBenedetto spera di poter allungare il calendario di persona. Mentre il venditore prova a tenere il punto: ora o mai più. Il motivo di tanta rigidità «non è da ricercare nei soldi», assicura una fonte interna all'istituto di credito per sgomberare il campo dai sospetti.

Sembra chiaro, in ogni caso, che Unicredit non nutra nessun timore di rimanere con il cerino in mano. Il progetto sportivo, d'altronde, è ben avviato: è quello di Baldini e Sabatini, è quello con Totti riferimento centrale e Lamela e Bojan alle spalle. Quello di Luis Enrique, quello degli americani. Una storia curiosa. Sullo sfondo della quale, assieme al brivido finale, resta un quesito: ammesso che l'affare si chiuda, riusciranno i duellanti a scrollarsi di dosso il clima di tensione accumulato nei mesi?

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2- DIBENEDETTO A ROMA, LA FIRMA È PIÙ VICINA...
Stefano Carina per "Il Messaggero"

Per capire che Mark Pannes e Sean Barror non erano due manager qualunque, bastava fidarsi del giudizio di James Pallotta: «Con oltre 30 anni d'esperienza, che hanno fruttato oltre un miliardo di dollari in sponsorizzazioni, Mark e Sean hanno la capacità e le relazioni necessarie per permettere ai clienti una veloce crescita dei ricavi e un sicuro successo commerciale».

Da ieri Pannes (ex direttore del gruppo Hsbc Private Bank sport) e Barror (fino a poco tempo fa dirigente di vendita al Madison Square Garden), potranno aggiungere ai loro prestigiosi curricula di aver contribuito a risolvere l'annosa querelle fra Unicredit e il consorzio Usa.

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Per carità, c'è stato modo di litigare anche sulla nuova data del closing, visto che il gruppo DiBenedetto avrebbe preferito ritardarlo di un paio di settimane mentre la banca non voleva andasse oltre il 2 agosto (il giorno dopo, infatti, è previsto il cda della banca per approvare i conti della semestrale, ndc).

Alla fine sembra aver avuto la meglio il vicedirettore Fiorentino (che la notte prima si era intrattenuto sino alle 3 in conference call con il partner americano, non senza momenti di forte attrito). La conferma, tuttavia, si avrà solamente in mattinata con la comunicazione alla Consob e al mercato.

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Intanto Pannes e Barror, dopo aver incontrato mercoledì i vertici della Robe di Kappa, ieri hanno replicato con quelli della Wind, main sponsor della Roma, che lo scorso anno ha rinnovato per tre anni il legame con il club. Confermata la fiducia, i due manager hanno illustrato anche i progetti di sviluppo.

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Questi prevedono inizialmente l'ottimizzazione del rapporto con la Coni Servizi per la gestione dell'Olimpico per poi in futuro costruire uno stadio da quarantamila posti, una forte campagna di sviluppo del brand Roma in Usa, Cina e Canada (previste tournée) e un rafforzamento tecnico che punterà sull'«Academy». Ossia, sui giovani. Il tutto sotto il controllo di Di Benedetto che questa mattina arriverà a Roma. Incontrerà anche il figlio, impegnato in una partita di baseball nella capitale.

 

 

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