Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
L’inflazione si mangia la ricchezza netta degli italiani. Nel 2022 è scivolata, dopo tre anni di crescita, a 10.421 miliardi, l’1,7% in meno rispetto all’anno prima, in termini nominali. Ma considerando l’aumento dei prezzi all’8,1% registrato due anni fa, il livello più alto dal 1985, la ricchezza detenuta dalle famiglie italiane è crollata del 12,5%. Parliamo di 176 mila euro pro capite, tra case, titoli e soldi sul conto. È il valore più basso nel confronto internazionale con Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Canada e Stati Uniti.
La ricostruzione effettuata da Bankitalia e Istat, […] rivela anche che il rapporto tra ricchezza netta e reddito lordo disponibile è sceso da 8,7 a 8,1. Tornando così al livello del 2005. «Dati preoccupanti», dice Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari. «In un quadro così critico le famiglie italiane devono essere al centro delle politiche di sostegno del governo. L’aumento dei prezzi a cui abbiamo assistito anche nel 2023 e la progressiva perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni ha ripercussioni gravi soprattutto sulle famiglie con figli: dalla casa alla scuola, dai beni di prima necessità ai servizi».
Un problema che ora si pone anche il governo, pronto a «confermare » anche per il 2025 il taglio dell’Irpef a tre aliquote introdotto solo per quest’anno. E forse ad estenderlo. […] Se tutto questo sarà possibile già nel 2025, dipende dalle coperture disponibili. Il taglio di quest’anno vale 4 miliardi. Ma Leo punta sulle entrate che potrà assicurare il concordato preventivo biennale, l’accordo sulle tasse con 4 milioni di partite Iva: «Se i contribuenti aderiscono, si potrà vedere come intervenire ulteriormente in materia di Irpef».
[…] Nel 2022 le famiglie italiane hanno visto crescere le attività non finanziarie (+2,1%), grazie al valore delle abitazioni che ha registrato il più elevato tasso di crescita dal 2009. Il peso del mattone sul totale della ricchezza lorda ha raggiunto il 46,3%. Ad essere andate male sono le attività finanziarie, calate del 5,2%. A pesare la contrazione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito. Non controbilanciati dall’aumento dei titoli di debito, soprattutto titoli di Stato, tornati a crescere nel portafoglio delle famiglie italiane dopo un decennio, dal 2012. Anche i conti di deposito sono cresciuti solo di 15 miliardi, dopo gli 80 miliardi medi annui nell’ultimo triennio.
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti gli italiani «sono tornati a sottoscrivere i nostri titoli di Stato» anche per le scelte del governo che si è conquistato «la fiducia dei risparmiatori italiani, degli osservatori internazionali e delle agenzie di rating». Ma nel 2022 il governo Meloni non c’era ancora, almeno fino ad ottobre. E gli italiani avevano già rimodulato il portafoglio, a favore dei Btp, visto il cattivo andamento dei mercati finanziari che hanno ridotto il valore delle riserve assicurative (-146 miliardi), di azioni (-101 miliardi) e quote di fondi comuni (-94 miliardi).
Il confronto internazionale poi ci inchioda in fondo. La ricchezza netta delle famiglie in rapporto al reddito lordo disponibile è diminuita ovunque nel 2022. Da noi di più, raggiungendo il valore del 2005. […]