Luigi Offeddu per il Corriere della Sera
«Era un uomo di famiglia, uno mite e gentile», raccontano i suoi amici da Londra. «Chi avrebbe potuto odiarlo?». Ma qualcuno doveva esserci, che odiava quel mite: perché «gli hanno sparato così freddamente, da far pensare a un delitto su commissione, da parte di un killer professionista». Così Nicholas Mockford è morto fra le braccia insanguinate della moglie, davanti a «Marcello», un elegante ristorante italiano di Bruxelles dove la coppia aveva appena cenato.
Tutto in pochi istanti, alle dieci di sera e in una strada deserta, in mezzo ai mucchi delle foglie rosse d'autunno: una mano che non tremava, tre colpi di pistola messi tutti a segno. Due tizi, uno con un casco integrale da motociclista, qualche urlaccio confuso: «La borsa! La macchina!». La moglie presa a pugni, buttata per terra. Testimoni zero, e pochi credono adesso alla rapina.
Era la sera del 14 ottobre, ma la notizia è trapelata solo ora per volere della magistratura belga. E già il segreto imposto alle indagini, affidate alla polizia federale e non a quella cittadina, lascia capire quanto sia delicato il caso: può essere la classica rapina finita male compiuta da balordi che volevano la borsa della signora o l'auto «Lexus» parcheggiata lì davanti, o può essere un agguato mirato. Anche perché l'inglese «Nick», così lo chiamavano tutti, non era un uomo qualsiasi: era un alto dirigente, professionista coi fiocchi di 60 anni, due volte sposato, 3 figli, responsabile europeo del marketing sui carburanti vegetali per il colosso energetico ExxonMobil.
Gran giocatore di golf, e provetto velista. Ma soprattutto, uno che da trent'anni girava il mondo discutendo a tu per tu con i sultani dell'energia e con i governi, maneggiando questioni economicamente e strategicamente importantissime. Dal suo ufficio di Bruxelles, sovraintendeva all'espansione di uno dei settori più delicati, quello dei nuovi «carburanti verdi» che calamita interessi nell'ordine dei miliardi ed è spesso al centro delle normative e della politica europea.
Per questo, il delitto è stato fin dal primo momento un rompicapo per i magistrati belgi, e probabilmente anche per il vecchio MI6, il servizio segreto estero di Sua Maestà. Per questo, e poi anche perché conta la fama di Bruxelles: una metropoli che il capo del controspionaggio belga ha chiamato «la culla delle spie» di tutto il mondo. Un luogo dove vi sarebbero più agenti segreti che eurodeputati. E i vertici della Nato, delle istituzioni europee. Mockford ha avuto qualche contatto con un mondo di ombre che non gli apparteneva? O forse quel mondo lo conosceva bene?
Nessuno può dirlo, ma ad escluderlo del tutto non basterà il primo commento filtrato dalla ExxonMobil: «Non abbiano alcuna indicazione che il delitto dipenda da questioni legate al lavoro...». Non molto di più ha potuto dire Marcello Minacapelli, il proprietario del ristorante «Da Marcello» nel quartiere di Neder-Over-Heembeek, che è stato scena del delitto: «Quei signori non erano clienti abituali». Sono stati pedinati, spiati? Buio fitto, e le foglie rosse che si ammucchiano là dove «Nick» è morto: forse il vecchio Ian Fleming ci avrebbe messo la firma, su un quadro così.