Estratto dell'articolo di Giuliano Balestreri per www.lastampa.it
Il governo dice di voler «combattere la vera evasione fiscale, non quella presunta delle partite Iva» eppure, nell’ultimo rapporto sull’economia sommersa allegato alla Nadef, il Tesoro ha messo nero su bianco che l’evasione dell’Irpef tra autonomi e imprenditori ammonta al 69,7%. Motivo per cui, da tempo, dal Mef sottolineano la necessità di convincere alcune categorie «come, per esempio, i tassisti ad aderire a un concordato preventivo per evitare controlli successivi e recuperare base imponibile».
Nel frattempo, dei 76 miliardi di euro di mancate entrate tributarie per il 2020, 28,2 miliardi sono da imputare ai mancati versamenti Irpef da parte di imprenditori e autonomi; altri 22,8 miliardi derivano dall’evasione dell’Iva. Come a dire che il 67% di chi evade rientra in questa categoria.
Allargando lo sguardo al triennio 2018-2020 - e nonostante il Covid - l’evasione media dell’Irpef degli imprenditori ammonta a 31,2 miliardi; quella dell’Iva a 26,9 miliardi. Abbastanza perché la propensione al gap - la quota di contribuenti che non versa il dovuto - ammonti al 68,8% per l’Irpef degli autonomi e al 20,6% per l’Iva. L’Ires è al 23,4% e l’Irap al 18,1 per cento.
La situazione degli autonomi è la più complessa ed eterogenea. A fronte di una platea composta da 1,6 milioni di persone, ci sono 950 mila soggetti che dichiarano meno di 35 mila euro l’anno e versano nel complesso 2,85 miliardi di euro di imposte. Il 91% di questa platea è composto da artigiani e commercianti iscritti alla Camera di commercio come i tassisti, gli idraulici, i baristi e i ristoratori. Una fetta di lavoratori dove l’incidenza del sommerso vale oltre il 22% del valore aggiunto. [...]
Tra il popolo degli evasori fiscali, poi, c’è un grande paradosso rappresentato dal mondo degli agricoltori. Se dal 2017, indipendentemente da reddito, gli autonomi sono esentati per legge dal pagamento dell’Irpef - e nonostante un andamento della produzione non certo negativo, anche grazie all’aumento dei prezzi -, questo non li esclude da ricorrere in maniera sistematica al lavoro nero.
La relazione del ministero dell’economia rileva come «il sistema fiscale cui sono sottoposte le imprese agricole, infatti, è caratterizzato dalla presenza di regimi forfettari, riduzioni dell’imponibile, applicazione di aliquote ridotte, che rendono difficilmente configurabile la presenza di una dichiarazione mendace del reddito di impresa». Tuttavia, nonostante questo trattamento di riguardo «il valore aggiunto prodotto dalla componente di lavoro irregolare è molto rilevante nell’Agricoltura, silvicoltura e pesca» dove arriva fino al 16,9 per cento. [...]
L’85% dell’Irpef la versano dipendenti e i pensionati. Soggetti per i quali l’evasione fiscale è quasi impossibile se non per “lavori irregolari” tra contratti non dichiarati o solo parzialmente registrati. Con il risultato di penalizzare proprio le pensioni del futuro che dovranno sostenere il grosso delle entrate fiscali. Il risultato è che alle casse dello Stato, secondo le stime contenute nella Nadef, mancano, sul fronte Irpef, 4,2 miliardi di euro l’anno nel triennio 2018-2020. [...]
Nello stesso triennio, sono 2,8 miliardi l’anno i denari che i lavoratori irregolari avrebbero dovuto versare agli istituti di previdenza e addirittura 9,1 miliardi quelli dovuti dalle imprese. In totale si tratta di quasi 12 miliardi di euro in meno ogni anno. Un buco non da poco in un momento in cui la spesa per pensioni continua a crescere, mentre i contributi versati regolarmente dai lavoratori continuano a calare. Tra le altre voci di evasione fiscale, ci sono 5,3 miliardi di Imu e Tasi: un contribuente su cinque non versa il dovuto. [...]