1. A.A.A. CERCASI PASSERA! L’ILVA È L’ULTIMO ANELLO DI UNA FUGA DALLA REALTÀ CHE HA VISTO IL MAGGIOR RESPONSABILE DELLA POLITICA INDUSTRIALE IN ITALIA TAGLIARE LA CORDA NON SOLO CON L’ELICOTTERO QUANDO È ANDATO IN SARDEGNA PER IL SULCIS, MA ANCHE DAI DOSSIER CALDI DI FIAT, ALCOA, FINMECCANICA (ALITALIA-RIVA-CAI CI COVA?) 2. GIAVAZZI E ZINGALES A FAVORE DI RENZI: DUE ECONOMISTI AL DI LA’ DELLA ROTTAMAZIONE 3. PIOMBANO MISSILI SU INVITALIA, L’EX-SVILUPPO ITALIA GUIDATA DA DOMENICO ARCURI 4. TERZI SPIAZZATO DA MONTIPER IL VOTO ALL’ONU PRO-PALESTINA (SUPERMARIO NON AVEVA FORTI LEGAMI CON LA LOBBY EBRAICA DELLA FINANZA INTERNAZIONALE?) 5. DOPO ORFEO, AL “MESSAGGERO” TOCCA A DE PAOLINI? SEMPRE PIÙ PROBABILE UNA FUSIONE TRA LA TESTATA DI CALTARICCONE E IL PACCHETTO DI GIORNALI E TV DI PANERAI
1. LA LATITANZA DI CORRADINO
Ormai non ci sono dubbi: la politica industriale sta a Corradino Passera come la lingua italiana sta a Di Pietro e a Francesco Totti.
La conferma definitiva di questa equazione che butterà nello sconforto la moglie "mediatica" Giovanna Salza, è arrivata in questi giorni dalla vicenda dell'Ilva dove l'ex-banchiere ha brillato per la sua latitanza e si è chiuso in un silenzio vergognoso. Se oggi il Consiglio dei Ministri approverà un decreto per Taranto è probabile che Corradino rimetta fuori la testa per testimoniare la serietà del Governo, ma non sarà certamente questo gesto a cancellare la totale inconsistenza della sua politica che è stata bacchettata da Pierluigi Bersani nel dibattito con l'amico di Davide Serra, Matteuccio Renzi.
Il silenzio del 58enne bocconiano ex-McKinsey è l'ultimo anello di una fuga dalla realtà che l'ha visto tagliare la corda non solo con l'elicottero quando è andato in Sardegna per il Sulcis, ma anche dai dossier caldi di Fiat, Alcoa, Finmeccanica.
Adesso non si tratta di capire se l'inconsistenza è sinonimo di incompetenza, e nemmeno di aprire un dibattito ideologico sul valore della tecnica come virtù politica. Su questo tema basta andare a rileggersi il libro "Psiche e techne" del filosofo Galimberti ,oppure il bel articolo di Stefano Bartezzaghi, pubblicato qualche giorno fa su "Repubblica" ,dove si smontava il teorema per il quale la tecnica e la tecnicità sono espressioni di virtù particolari. Adesso basta toccare con mano la latitanza di Corradino che nei momenti più drammatici per l'Ilva sale sull'aereo e va in Cina per una missione al limite del superfluo.
Così ha fatto nei giorni scorsi saltellando tra Pechino e Shanghai dove ha comprato qualche lanterna natalizia e ha incontrato qualche ministro e i funzionari che rappresentano il Fondo sovrano cinese. Durante il soggiorno i giornalisti hanno cercato di fargli domande sull'Ilva ,ma l'ex-banchiere si è chiuso a riccio e ha preferito distribuire il testo di un discorso d'occasione sui buoni rapporti tra il nostro Paese e il Continente giallo.
Qualcuno si chiederà perché il maggior responsabile della politica industriale in Italia, il ministro al quale il 16 novembre del 2011 sono stati affidati ben tre ministeri, non abbia parole da spendere su una vicenda che rischia di far saltare i conti del Tesoro e di accendere la miccia di un popolo disperato che secondo i dati usciti stamane sta sfiorando i 3 milioni di unità .
Qualche osservatore insiste a ricordare i vecchi rapporti tra Corradino e la famiglia Riva che nel 2008 entra nella cordata dei patrioti italiani e caccia 120 milioni acquisendo il 10,2% della nuova Alitalia. A distanza di anni quell'operazione assume il carattere di un baratto o perlomeno di un favore perché ai Riva fu concessa da BancaIntesa una linea di credito di 80 milioni di euro per allestire due navi container. Questo regalo butta un'ombra di sospetti sul superministro, ma da solo non basta a liquidare il binomio inconsistenza-incompetenza che ormai gli è attaccato sulla fronte come uno dei francobolli che maneggiò quando nel '98 lo nominarono alle Poste.
2. GIAVAZZI E ZINGALES, DUE ECONOMISTI SULL'ORLO DEL RIDICOLO PRO-RENZI
à commovente il disagio che provano alcuni economisti di nome nella disputa tra l'onesto Bersani e il modesto Renzi.
Lo spettacolo non è meraviglioso e nemmeno scandaloso perché il pendolarismo degli intellettuali nelle stanze del potere è risaputo ed è stato descritto in maniera lucida nel 1927 quando il filosofo francese Julien Benda scrisse "La trahison des clercs".
Tradimento è una parola grossa perché le mosse di Francesco Giavazzi e Luigi Zingales inducono a parlare piuttosto di confusione mentale. Per l'economista di Bergamo Giavazzi un piccolo tradimento comunque va registrato perché nei giorni scorsi ha firmato un appello a votare Matteo Renzi. A spingerlo in questa direzione pare sia stato l'avvocato milanese Alessandro Balp che intorno all'appello in favore del sindaco fiorentino ha raccolto la firma anche di altri esponenti della finanza milanese come Guido Roberto Vitale.
La scelta è curiosa perché il professore della Bocconi non si è tirato indietro quando l'altro bocconiano di Palazzo Chigi lo ha nominato consulente del Governo. Non è però sorprendente perché Giavazzi, in nome di una supponenza intellettuale celata dall'aplomb anglosassone, non ha risparmiato critiche al Governo e le ha mandate a dire anche dalle colonne del "Corriere della Sera".
Dio solo sa quale diavoletto lo abbia spinto comunque a firmare l'appello in favore di quel Matteo Renzi che nel dibattito televisivo con Bersani ha tirato fuori una ricetta economica da Terzo Mondo ("diamo 200 euro ciascuno agli italiani indigenti") e verso la fine della trasmissione è riuscito a infilare anche un bel invito agli hedge fund di cui l'amico-mecenate Davide Serra è protagonista.
Oltre all'endorsement di Giavazzi c'è da registrare il grido di dolore dell'altro economista famoso, Luigi Zingales, il professore padovano che saltella tra Chicago e l'Italia con l'intento di "fermare il declino" in nome del liberismo. Il personaggio è noto per la sua irrequietezza ed è questo il motivo per cui ha preso carta e penna per scrivere un appello accorato a Bersani. Nella lettera pubblicata sul sito "Huffington Post" il barbuto professore si rivolge in maniera accorata al leader del Pd contestando le barriere introdotte nel ballottaggio di domenica.
Dopo avergli fatto i complimenti per la sua vittoria al primo turno delle primarie, Zingales scrive testualmente: "la festa sarebbe stata ancora più grande se Lei non avesse esplicitamente voluto tenere lontane persone come me", e aggiunge di non capire se Bersani "preferisce la purezza ideologica al compromesso perché noi non siamo pronti a votare per il Pd a occhi chiusi".
Di fronte a una prosa da postulante così patetica c'è da sgranare gli occhi, ma l'economista ,allievo di Milton Friedman e della Scuola di Chicago ,mette da parte qualsiasi pudore e incalza Bersani sulle strizzate d'occhio a Casini. "Forse che i voti di Casini sono a più buon mercato? Certamente no...perché Casini si e noi no?".
Sono domande che strappano le lacrime e alle quali Bersani dovrebbe allargare le braccia come il suo parroco dell'oratorio quando i chierichetti facevano i dispetti.
3. PIOMBANO MISSILI SU INVITALIA, L'EX-SVILUPPO ITALIA GUIDATA DAL CALABRESE DOMENICO ARCURI.
Se vi capita di passare dalle parti di via Veneto non fermatevi al numero 46 di via Calabria dove si trova il quartier generale di Invitalia, l'ex-Sviluppo Italia guidata dal calabrese Domenico Arcuri.
Nello spazio di poche ore sulla testa brizzolata di questo manager 47enne che nel 2007 è stato nominato al vertice della società per attirare gli investimenti, sono piombati due missili da stordire.
Il primo è un articolo del settimanale "Il Mondo" che è andato a spulciare i bilanci di questa holding dove - secondo i dati 2011 - lavorano più di 900 dipendenti, 72 dirigenti, 220 quadri. Dai bilanci sembra che il carrozzone di via Calabria, guidato dal calabrese Arcuri, stia perdendo quattrini nelle tre più importanti società che fanno capo alla holding. Italia Navigando ha perso 3,1 milioni mentre Italia Turismo ne ha persi 3,3 e Invitalia Attività Produttive ne perderà 1,4. Non sono cifre terrificanti, ma per saperne di più bisogna grattare sotto l'altro missile che è stato sparato ieri sera dal sito "Linkiesta".
E qui oltre a leggere che il brizzolato Arcuri guadagna 800mila euro l'anno, si capisce che molte iniziative avviate dalla società attraverso 216 partecipazioni in attività di vario tipo, ci sono anche esempi di dispersione dei soldi che lasciano perplessi. A preoccupare sono i 61 milioni di euro iscritti a bilancio come crediti deteriorati e lasciano perplessi le iniziative intraprese nel settore del turismo dove oltre ai bagni di sangue della Valtur c'è molta incertezza per gli investimenti nei resort in Sicilia e in Basilicata.
A questo punto viene da chiedersi per quale ragione la scure della spending review non metta la parola fine a un'esperienza che nel 2011 è riuscita ad attrarre soltanto 12 insediamenti dal valore indefinito. La domanda va fatta al tagliatore delle cliniche Bondi,e con discrezione ad Arcuri e al presidente della società , Giancarlo Innocenzi Botti, un ex-dirigente di Mediaset poi parlamentare di Forza Italia che insieme agli altri tre consiglieri di amministrazione porta a casa 1,1 milioni di euro.
4. FARNESINA SPIAZZATA DALLA DECISIONE DI MONTI DI VOTARE ALL'ONU PER LA PALESTINA (MONTI NON AVEVA FORTI LEGAMI CON LA LOBBY EBRAICA DELLA FINANZA INTERNAZIONALE?)
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che alla Farnesina sono rimasti letteralmente spiazzati dalla decisione di Monti di votare all'Onu per la Palestina.
Sembra quasi che il premier al quale sono stati attribuiti forti legami con la lobby ebraica della finanza internazionale, abbia voluto scrollarsi dalle spalle questa insinuazione che gli viene ricordata con una certa ossessione.
L'imbarazzo del ministro Terzi ,che ha cercato di difendere le ragioni di Netanyahu e vanta il suo forte legame con Giancarlo Elia Valori (amico storico di Shimon Peres e del popolo di Israele), è fortissimo. Per riscattare la sconfessione del premier, Terzi e il segretario generale della Farnesina Giuseppe Valensise, si concentreranno d'ora in avanti sulla vicenda dei marò italiani per i quali la corte suprema indiana non ha ancora emesso la sentenza".
5. DOPO ORFEO, AL "MESSAGGERO" TOCCA AD OSVALDO DE PAOLINI
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che mentre nel Gruppo editoriale Rcs si continuano ad assoldare consulenti e advisor per il piano strategico da presentare il 19 dicembre, a Roma l'editore, Caltagirone (per gli amici Caltariccone) sta meditando da solo sulla sostituzione del direttore Orfeo approdato al Tg1.
La voce più insistente che circola oltre le pareti dell'ufficio del Calta in via Barberini, è che la poltrona potrebbe essere occupata dal vicedirettore Osvaldo De Paolini recentemente approdato dal Gruppo Class. Se questo avverrà sarà sempre più probabile una fusione tra la testata dell'editore romano e il pacchetto milanese di giornali e tv finanziari messo in piedi da Paolo Panerai con la sua bravura e con i soldi di Cesarone Geronzi".
PASSERA CON LA MOGLIE GIOVANNA SALZACLINI E PASSERAPASSERA FORNERO MARCHIONNE ALLA FIAT bersani passera FABIO RIVA E GIROLAMO ARCHINAEMILIO RIVA - ILVAFRANCESCO GIAVAZZI - DALLA SUA PAGINA FACEBOOK LUIGI ZINGALES FRANCESCO GIAVAZZI E MARIO MONTI BEPPE GRILLO SBERTUCCIA RENZI E LE NONNE RENZI BERSANI Domenico Arcuri MYRTA MERLINO CON MARITO DOMENICO ARCURI GIANCARLO INNOCENZIMARIO MONTI PARLA A TAVOLA CON LA MOGLIE ELSA JOHN KERRY GIULIO TERZI E ANTONELLA CINQUE MARIO MONTI GIULIO TERZI DI SANTAGATA ANNA MARIA CANCELLIERI GIANCARLO ELIA VALORI EX AMBASCIATORE ISRAELIANO AVI PAZNER PAOLO PANERAI FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE OSVALDO PAOLINI E FRANCESCO MICHELI