jean pierre mustier andrea orcel unicredit yapi kredi

CARA TI COSTA LA SCAMPAGNATA IN TURCHIA! - PER RITIRARSI DALL'AVVENTURA IN "YAPI KREDI" UNICREDIT DEVE SGANCIARE 3,2 MILIARDI. LA CIFRA TECNICAMENTE DERIVA DAGLI EFFETTI DEL CROLLO DELLA LIRA TURCA - L’OPERAZIONE, AVVIATA CON MUSTIER, SARÀ CHIUSA DEFINITIVAMENTE DA ORCEL, CHE DAL SUO ARRIVO HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE VUOLE SNELLIRE LA STRUTTURA DEL GRUPPO E DARE CENTRALITÀ ALL’ITALIA…

Carlotta Scozzari per “La Stampa”

 

Andrea Orcel

La ritirata dalla Turchia costa cara a Unicredit: 3,2 miliardi in due anni a causa della svalutazione della lira. Ma l'operazione, benché avviata già dalla fine del 2019 dall'ex numero uno Jean Pierre Mustier, rientra nella logica del piano industriale che l'ad Andrea Orcel si prepara a presentare il 9 dicembre.

 

Nella nota diffusa alle 23,45 dell'8 novembre, il gruppo annuncia che la cessione del 20% ancora in portafoglio di Yapi ve Kredi Bankasi, operazione suddivisa nella vendita del 18% per 300 milioni agli ex soci di Koç Holding che hanno esercitato la prelazione più il collocamento sul mercato del restante 2%, sul conto economico del 2021 «genererà un impatto di segno negativo pari a 1,6 miliardi».

 

YAPI KREDI

Una cifra che, tecnicamente, deriva dagli effetti del crollo della lira turca sull'euro esercitati tramite la "riserva oscillazione cambi" relativa alla stessa partecipazione in Yapi. La cifra va a sommarsi all'analoga voce di segno negativo pari a 1,58 miliardi già contabilizzata per gli stessi motivi nel bilancio del 2020, anno in cui Unicredit, all'epoca ancora guidata Mustier, aveva ceduto prima il 9% e poi il 12% della banca con sede a Istanbul, scendendo così dal 40,95 al 20% dell'unione di intenti con il gruppo finanziario turco Koç.

andrea orcel di unicredit

 

Tra l'altro, proprio la rottura degli accordi con Koç aveva pesato per 365 milioni sul bilancio di Unicredit del 2019. Così, con la vendita dell'ultimo 20%, il gruppo milanese mette fine una volta per tutte alla campagna sul Bosforo inaugurata nel 2001 sotto la guida di Alessandro Profumo.

 

jean pierre mustier elkette

Un investimento che nella prima parte del nuovo millennio ha anche dato soddisfazioni (e che in termini di dividendi ha continuato a darne), ma su cui negli ultimi anni ha inevitabilmente pesato il rischio geopolitico associato al Paese guidato da Recep Tayyip Erdoan, appena lo scorso aprile apostrofato dal premier Mario Draghi come «un dittatore di cui si ha bisogno».

 

E la vendita definitiva di una partecipazione finanziaria non più strategica sembra rientrare appieno nel nuovo piano industriale che sta preparando Orcel, il quale dal suo arrivo, ad aprile, ha già snellito la prima linea della banca, dato centralità all'Italia come geografia autonoma e accantonato a suo dire una volta per tutte l'acquisizione di un "perimetro selezionato" di Mps. Per gli analisti di Equita, l'uscita dalla Turchia «è coerente con la strategia di semplificazione della struttura del gruppo e di ottimizzazione dell'allocazione del capitale».

Recep Tayyip Erdogan

 

Dato per assodato che, anche tenendo conto dell'incasso dalla vendita, l'addio a Istanbul avrà un impatto negativo sull'utile consolidato finale del 2021, gli esperti di Bofa evidenziano che l'operazione non intaccherà i profitti cosiddetti "rettificati", depurati cioè delle voci ritenute straordinarie, utilizzati come base per il calcolo dei dividendi agli azionisti. Tutte questioni su cui la comunità finanziaria attende indicazioni nel nuovo piano targato Orcel.

Ultimi Dagoreport

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?

giorgia meloni gioventu meloniana

DAGOREPORT -  NEL GIORNO DELLA MEMORIA LA MELONI HA SORPRESO FACENDO UNA BELLA ACROBAZIA SUL FAMIGERATO VENTENNIO: “SHOAH, UNA TRAGEDIA OPERA DI NAZISTI CON COMPLICITÀ FASCISTA” - LA DUCETTA CERCA DI EVOLVERSI IN SENSO LIBERALE? PROSEGUIRÀ TOGLIENDO LA “FIAMMA TRICOLORE” POST-FASCISTA DAL SIMBOLO DI FDI? - INTANTO, UNA DICHIARAZIONE CHE DIMOSTRA COME L’UNDERDOG ABBIA GRAN FIUTO POLITICO E  CAPACITÀ DI MANOVRA PER NEUTRALIZZARE LO ZOCCOLO NOSTALGICO DI FRATELLI D’ITALIA - SECONDO: DI FRONTE ALLA IMPETUOSA AVANZATA DELLA TECNODESTRA DI MUSK E TRUMP, LA CAMALEONTE GIORGIA HA CAPITO CHE NON HA ALCUN BISOGNO DI METTERSI IL FEZ IN TESTA. QUINDI VIA DI DOSSO NON SOLO LE SCORIE DEL FASCISMO, A CUI LA SINISTRA SI ATTACCA PER SPUTTANARLA, MA ANCHE MANDANDO IN SOFFITTA POPULISMO E SOVRANISMO E CAVALCARE L’ONDA DELLA TECNODESTRA - L’ABILITÀ DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA È DI SAPER GIRARE LA FRITTATA SEMPRE A SUO FAVORE, AVVANTAGGIATA DA UN’OPPOSIZIONE EVANESCENTE, ANNICHILITA DALLA SCONFITTA

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA… PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE AD ATTIVARE L'INDAGINE È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…