CON LA FUSIONE FRA BAYER E MONSANTO (OPERAZIONE DA 66 MILIARDI DI DOLLARI) NASCE IL CARTELLO DEI SEMI: AI PRIMI TRE PRODUTTORI FARÀ CAPO L' 85% DELLE SEMENTI MONDIALI - A RISCHIO LA BIODIVERSITÀ DEI CEREALI E DA OGGI GLI OGM, CONTRO CUI L’EUROPA HA COMBATTUTO TANTE BATTAGLIE, BATTONO BANDIERA TEDESCA (CHE DIRA' DA OGGI LA MERKEL?)
Ugo Bertone per “Libero Quotidiano”
Troppo spesso, si parla di «affare del secolo». Ma l'acquisto di Monsanto, leader mondiale degli odiati e temuti semi Ogm, da parte della tedesca Bayer, merita senz'altro questa etichetta. Senz'altro per le dimensioni dell' operazione: 66 miliardi di dollari, poco più della metà del valore della fusione (130 miliardi) tra Dupont e Dow Chemical ancora all' esame delle autorità Usa ed europee. Non molto di più dei 44 miliardi pagati dai cinesi di Chem China (socio di controllo di Pirelli), per assicurarsi il controllo della svizzera Syngenta, altro colosso del settore.
A questo punto tre società si sono assicurate il controllo dei due terzi delle sementi da cui dipende l' agricoltura mondiale. Senza dimenticare le nozze tra la canadese Potash e Agrium che hanno dato vita lunedì scorso al numero uno dei fertilizzanti, valore 30 miliardi di dollari. Il risultato? Negli anni Novanta sul mercato agivano circa 600 società, oggi la quasi totalità dell' offerta è in mano ad un oligopolio delle tre sorelle più Basf.
Non solo: gli Ogm, contro cui l' Europa ha combattuto fiere battaglie contro le manovre Usa, battono da oggi bandiera tedesca. Non è difficile prevedere che l' atteggiamento di Berlino sia destinato a cambiare.
Ma è altrettanto facile indovinare che l'operazione dovrà superare opposizioni robuste. Ne sono consapevoli acquirente e venditore: il contratto prevede che Bayer paghi 2 miliardi di penale nel caso l'affare non vada in porto per l'opposizione degli organi competenti in Europa, Usa o in Asia.
Il rischio è che si crei un cartello in grado di condizionare i prezzi, a danno degli agricoltori che sono già alle prese con la crisi dei prezzi dei cereali. Ma la preoccupazione principale non è economica. In gioco è anche la biodiversità: la concentrazione del mercato in mano a pochi colossi rischia di condizionare l' offerta delle sementi a danno delle varietà a disposizione dei produttori. Non meno importante agli occhi di Werner Baumann, il numero uno di Bayer, è l'ostilità di una parte rilevante dell'opinione pubblica tedesca, sensibile alle tematiche verdi.
Non sarà facile far digerire la metamorfosi di Bayer, il laboratorio che ha regalato al mondo l'aspirina, in società madre degli Ogm, finora identificati come uno strumento del diavolo. Non a caso, per contrastare l'immagine di società Frankenstein appiccicata a Monsanto, il gruppo tedesco ha reclutato un esercito di comunicatori, per migliorare l' immagine della preda: Brunswick, Cnc, Hering, Schuppener, Finsbury ed altri ancora.
Ci riusciranno? Il rischio di un flop esiste, visto che gli ambientalisti e i regolatori di tutto il mondo affilano le armi. Ma il giudice più importante svolazza per ora nei prati d' Europa; le api, in grave crisi. Bayer dice che penserà anche loro. Fidatevi, se volete.