NON DITE ALLA DUCETTA MELONI CHE L’INDUSTRIA ITALIANA VA MALE! – A GENNAIO IL FATTURATO E’ CALATO DEL 3.1% - SECONDO IL RAPPORTO ISTAT A PESARE MAGGIORMENTE È L’EXPORT: VENDIAMO MENO PRODOTTI E MERCI MENO COSTOSE (C'E' UN CALO SIA DEI VOLUMI CHE DEL VALORE) - LA REAZIONE DELL’UNIONE NAZIONALE DEI CONSUMATORI: “È UN PESSIMO INIZIO D’ANNO, UNA DOCCIA FREDDA DOPO IL RIALZO DI DICEMBRE CHE SEMBRAVA DI BUON AUSPICIO PER IL 2024…”
Estratto da www.repubblica.it
L’industria soffre e offusca la crescita del settore dei servizi, rannuvolando il cielo sopra l’Italia Spa. A pochi giorni dalla diffusione di un Documento di economia e finanza che abbassa le stime di crescita per l’economia tricolore, è l’Istat a registrare il calo del fatturato della manifattura italiana.
"A gennaio, al netto dei fattori stagionali, cresce su base mensile il fatturato dei servizi, mentre sono in calo le vendite del settore industriale”, annotano dall’Istituto di statistica nei dati appena pubblicati. In particolare, per il primo mese del 2024 si stima, per il fatturato dell’industria e al netto dei fattori legati alla stagionalità, un calo congiunturale sia in valore (-3,1%), tenendo dunque in conto prezzi correnti, sia in volume (-2,6%), ovvero prendendo le vendite depurandole dalla componente dei prezzi.
A pesare pare esser maggiormente l’export. L’Istat infatti parla di “diminuzioni della stessa intensità per valori e volumi (-2,4%) sul mercato interno e flessioni più accentuate dei valori (-4,5%) rispetto ai volumi (-2,8%) sul mercato estero”.
Per i servizi, invece, “l’aumento dell’indice destagionalizzato è diffuso sia al settore del commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli sia a quello degli altri servizi, con dinamiche simili sia in valore sia in volume”. L’incremento nel dettaglio è dell’1,6% in valore e dell’1,7% in volume.
Anche se si guarda il raffronto rispetto al gennaio 2023, quindi in termini tendenziali, emerge un doppio binario tra settore secondario e terziario. Il fatturato dell’industria, “corretto per gli effetti di calendario, registra una flessione sia in valore (-3,6%) sia in volume (-1,8%), con diminuzioni del 3,4% sul mercato interno (-1,6% in volume) e del 3,9% sul mercato estero (-2,6% in volume). I giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 21 di gennaio 2023. Nei servizi, invece, si registrano incrementi tendenziali del 3,6% in valore e del 3,8% in volume”, dice l’Istat.
Preoccupata la reazione dell’Unione nazionale dei consumatori, che parla di “un pessimo inizio d’anno” con una “doccia fredda” dopo il rialzo di dicembre “che sembrava di buon auspicio per il 2024”. "Non c'è un dato che sia positivo, né congiunturale né tendenziale, né in valore né in volume, né interno né estero. Insomma, peggio di così non si può!", commenta il presidente Massimiliano Dona.
Upb: nel primo trimestre Pil a +0,2%
Di stime sull’economia italiana ha anche parlato l’Ufficio parlamentare di bilancio: "Nel breve termine si prospetta una fase ciclica ancora in lieve espansione", dice nella nota congiuturale stimando che "nel primo trimestre del 2024 l'Italia sarebbe cresciuta a un ritmo moderato: il Pil sarebbe aumentato allo 0,2 per cento, una crescita simile a quella dei due periodi precedenti ma con possibilità di ampia oscillazione sia verso l'alto (0,4) sia verso il basso (0,0)". […]