giovanni tria

IO PENSO POSITIVO - LA BORSA DI MILANO CHIUDE IN SPRINT (+1,9%), SPREAD IN CALO A 296. L'ANALISI DELL'ECONOMISTA SALERNO ALETTA, UNO CHE TIFA PER LA MANOVRA GIALLOVERDE: ''L'ITALIA È IN SALUTE, L'UE VANEGGIA. LA SITUAZIONE DEL NOSTRO PAESE NON È MAI STATA COSÌ SOLIDA STRUTTURALMENTE DAL PUNTO DI VISTA DELLE RELAZIONI ECONOMICHE E FINANZIARIE INTERNAZIONALI, ANCHE SE VIENE TACIUTA. ECCO COME LEGGERE I DATI''

 

 

1. BORSA: MILANO,CHIUSURA SPRINT (+1,9%),SPREAD SOSTIENE BANCHE

giovanni tria a porta a porta 4

 (ANSA) - Piazza Affari ha chiuso in testa alle altre borse europee (Ftse Mib +1,91% a 19.039 punti), di nuovo sopra i 19mila dello scorso 19 ottobre, con lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 296 punti, sotto la soglia critica dei 300. In lieve rialzo gli scambi, per 2,3 miliardi di euro di controvalore, in una giornata di forti acquisti sui titoli bancari, a partire da Banco Bpm (+5,01%) e Bper (+4,41%). In luce anche Unicredit (+4,32%), Ubi (+4,08%), Intesa (+3,03%) e Mediobanca (+2,85%) dopo la mancata bocciatura di S&P sul debito italiano.

 

 Rally di Carige (+6,52%) ed Mps (+7,62%) spinte dalla disponibilità del Governo a sostenere gli Istituti più in difficoltà. Balzo di Stm (+5,62%), promossa dagli analisti, e di Tim (+4,36%), alla vigilia del Cda che sulla cessione di Persidera. Fiacca Luxottica (-0,58%), nel primo giorno dell'Ops di Essilor-Luxottica a 0,4613 nuove azioni di quest'ultima per ogni titolo conferito.Prese di beneficio su Leonardo (-1,85%) e Moncler (-1,42%), di segno opposto Ansaldo (+8,97%), poco sotto il prezzo dell'Opa totalitaria di Hitachi, bene Atlantia (+0,91%), che ha chiuso l'operazione Abertis con Acs e Hochtief.

 

 

2. VI SPIEGO PERCHÉ L’ITALIA È IN SALUTE (E L’UE VANEGGIA). L’ANALISI DI SALERNO ALETTA

L’analisi dell’editorialista Guido Salerno Aletta pubblicata da www.startmag.it

 

Non è il replay del 2011, per l’Italia. La situazione del nostro Paese non è mai stata così solida strutturalmente dal punto di vista delle relazioni economiche e finanziarie internazionali, anche se viene taciuta.

 

CARIGE

Nessuno si prende la briga di leggere i dati, neppure quelli riassuntivi della bilancia dei pagamenti e della posizione finanziaria netta sull’estero. E neppure si guarda alla enorme formazione di risparmio interno, cui fa da contraltare il crollo del credito. Si cresce poco, ma si è sempre meno indebitati, imprese e famiglie. Si investe poco. Il risparmio primario del bilancio pubblico, poi, drena risorse dall’economia reale, ininterrottamente dal 1992 e con la sola eccezione del biennio nero 2009-2010: solo tra il 2017 e quest’anno sono stati 56,4 miliardi di euro.

 

Sono questi i nodi su cui la politica economica deve finalmente intervenire.

 

LA BILANCIA DEI PAGAMENTI

La bilancia dei pagamenti correnti dell’Italia è in strutturalmente attivo. La Banca d’Italia ha appena rilevato che, nei dodici mesi terminanti in agosto, il surplus di conto corrente è stato pari a 48,3 miliardi di euro (2,8% del pil), rispetto ai 45,7 miliardi nel corrispondente periodo del 2017.

 

L’aumento è stato determinato dal miglioramento dei saldi dei servizi (-2,5 miliardi, invece che -3,0) e dei redditi primari e secondari (rispettivamente: 11,5 miliardi, da 10,9; e -14,5 miliardi, da -16,7). L’avanzo delle merci si è invece lievemente ridotto (53,7 miliardi, da 54,5). Il saldo attivo di parte corrente è cresciuto costantemente, passando dai 24,4 miliardi del 2015 ai 42,8 del 2016, ai 48,3 del 2017. Alla fine di quest’anno supererà 1 50 miliardi di euro.

guido salerno aletta

 

L’INTERSCAMBIO COMMERCIALE

L’interscambio commerciale dell’Italia con l’estero, secondo quanto riportato dall’Osservatorio del Ministero per lo sviluppo economico, è passato dai 751 miliardi del 2008 agli 849 miliardi del 2017 (+13%). L’import è cresciuto da 382 a 401 miliardi (+5%) mentre l’export da 369 a 448 miliardi (+21%).

 

I DATI AL SECONDO TRIMESTRE

Per quanto riguarda la posizione finanziaria dell’Italia verso l’estero, alla fine del secondo trimestre 2018 risultava un saldo debitore di soli 59 miliardi di euro (-3,4% del pil) ridottosi di circa 65 miliardi (quasi 4% del pil) rispetto alla fine del primo trimestre dell’anno. Il miglioramento è stato determinato dall’avanzo di conto corrente e dagli aggiustamenti di valutazione: a seguito del rialzo dei rendimenti, il valore delle passività in titoli di portafoglio, in particolare dei titoli di Stato, è sceso complessivamente di circa 55 miliardi.

 

CAPITOLO INVESTIMENTI

Per altro verso, nel Bollettino economico di ottobre, la Banca d’Italia ha rilevato che “gli investimenti dei non residenti in titoli di portafoglio italiani sono tornati positivi in luglio, mentre ad agosto si sono registrate vendite nette. In questo periodo, a differenza dei due mesi precedenti, l’andamento degli acquisti dall’estero di titoli pubblici ha in gran parte rispecchiato il profilo delle emissioni nette da parte del Tesoro (positive in luglio, negative in agosto), con il quale ha storicamente una forte correlazione”.

 

LA POSIZIONE FINANZIARIA NETTA

 

DI MAIO SALVINI

Anche la posizione finanziaria netta dell’Italia registra dunque un miglioramento strutturale, visto che ancora nel 2014 era passiva per il 25% del pil. Mentre si va riducendo il passivo per i servizi, anche il flusso di interessi e dividendi dall’estero supera ormai costantemente gli esborsi: siamo diventati dei rentier, che finanziano le economie straniere, spesso nostre concorrenti.

 

LA FORMAZIONE DEL RISPARMIO

C’è poi il tema altrettanto fondamentale della formazione del risparmio, della raccolta bancaria e del credito. I dati forniti dall’Abi nel suo Monthly Rewiew di ottobre non lasciano adito ad equivoci: la raccolta complessiva dalla clientela residente cresce continuamente, passando dai 1.693 miliardi del settembre 2016 ai 1.724 miliardi del settembre scorso (+31 miliardi), con un incremento impressionante dei depositi a vista (+128 miliardi) ed un crollo delle sottoscrizioni in obbligazioni (-97 miliardi): questo è il frutto marcio della normativa sul bail-in, che sta rendendo sempre più complessa la trasformazione delle scadenze.

 

LO STOCK DEI CREDITI

Come se non bastasse, nello stesso biennio è sceso drasticamente lo stock dei crediti erogati al settore privato, che comprende le famiglie e le società non finanziarie: è passato da 1.406 a 1.329 miliardi di euro (-77 miliardi, pari al 5% del pil).

 

LA PROPENSIONE AL RISPARMIO

Le famiglie stanno aumentando nuovamente la propensione al risparmio, arrivata all’8% del reddito disponibile lordo. Lo stock del loro debito si è mantenuto stazionario al 61,4% del reddito, una percentuale enormemente inferiore a quella che si registra nella restante area dell’euro, pari al 94,9%: se esistono delle cicale, non sono di certo italiane. Anche in rapporto al pil, il debito delle famiglie italiane è molto più contenuto rispetto al resto dell’Eurozona: è pari al 41,1%, rispetto al 57,8%. Il servizio del debito (interessi + rimborso delle quote di capitale) si è intanto stabilizzato attorno al 10% del reddito.

MERKEL JUNCKER1

 

Se dunque il risparmio delle famiglie italiane tende ad aumentare, mentre il loro indebitamento è stabile, inevitabilmente a patirne sono i consumi: ed infatti, nonostante quest’anno il loro reddito disponibile stia salendo molto più che nel 2017 (rispettivamente +1,19% e +0,53%), l’andamento della spesa per consumi si sta dimezzando (da +1,51% a +0,66%). Le famiglie italiane sono attanagliate dalla preoccupazione per il futuro: d’altra parte, l’indice del reddito disponibile, che era pari a 102,6 nel 2009, ancora nel secondo trimestre di quest’anno era inchiodato a quota 98,7.

 

 

L’andamento del debito delle imprese italiane è assai più deprimente: considerando le diverse forme di finanziamento (titoli, prestiti bancari a breve ed a medio e lungo termine, altri prestiti). è ormai pari solo al 71% del pil. C’è stato dunque un calo di oltre 10 punti rispetto all’82% registrato in media nell’intero periodo 2009-2013. Hanno pesato soprattutto la contrazione dei prestiti bancari a breve (-7 punti) e quella dei prestiti a medio-lungo (-4 punti).

 

 

renzi merkel juncker pil paesi europei 20 anni

 

C’è tanto da ragionare, dunque. Sulle politiche di bilancio adottate in Italia dal 1992 in avanti, con l’intento di tagliare il debito pubblico attraverso l’avanzo primario, per capire se siano state davvero utili, ovvero se non abbiano mortificato inutilmente la crescita rallentando quindi il raggiungimento dell’obiettivo cui erano preordinate.

 

LA DEFLAZIONE SALARIALE

C’è il tema della deflazione salariale e della flessibilità del mercato del lavoro, su cui si è fondato in tutta Europa il processo di recupero della competitività, per ampliare i margini di profitto tagliando i costi del personale senza procedere agli investimenti su prodotti, processi e competenze dei lavoratori, fattori indispensabili per migliorare la produttività. La moderazione salariale era già stata un mantra dai tempi della concertazione tra governo e parti sociali, ed aveva determinato ritardi nella crescita.

 

CHE COSA E’ SUCCESSO CON IL QE

Si sono chiusi gli occhi, di recente, anche davanti ad una politica monetaria eccezionalmente accomodante, il Qe, che avrebbe dovuto portare l’inflazione ad un livello vicino ma non superiore al 2%, ma che invece ha portato risorse solo ai mercati finanziari che ora si trovano in debito di ossigeno. Non è un caso che di fronte alla politica di riduzione di liquidità condotta dalla Fed insieme al rialzo degli interessi su dollaro, cui ora si aggiunge la fine del Qe, l’economia globale rallenta mentre le Borse danno segni di profonda incertezza.

 

GLI ERRORI EUROPEI SULLE BANCHE

Si è fatta, in Europa, una politica bancaria tutta fondata sui pilastri di capitale, sui buffer di liquidità, sulle regole per ammortizzare i crediti in sofferenza e quelli che potrebbero non essere ripagati, forzando i tempi ed i costi per lo smaltimento degli Npl, determinando un pericolo deleveraging.

 

LE REAZIONI PAVLOVIANE

Si assiste a reazioni pavloviane: il maggior deficit pubblico previsto nella Nota di Aggiornamento del Def, invero di entità modestissima, sarebbe foriero di una destabilizzazione catastrofica. Ci si accusa di rimettere in pericolo la costruzione europea, sfidando platealmente le sue regole e soprattutto minandone la legittimazione sociopolitica.

 

LA SORDITA’ DI BRUXELLES

QUANTITATIVE EASING DRAGHI

D’altra parte, a Bruxelles, la sordità è di casa: le regole non possono essere messe in discussione, né direttamente né indirettamente. Prova ne è il fatto che è caduta in un lago di silenzio la proposta del governo italiano, contenuta nel documento predisposto dal Ministro per le politiche europee Paolo Savona, intitolato “Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa”, in cui si chiede la costituzione di un Gruppo di riflessione ad alto livello su tutta una serie di questioni, ivi comprese quelle relative alla definizione dinamica del deficit massimo ammissibile ed all’abbattimento del debito eccedente il rapporto del 60% sul pil.

 

LO SCONTRO ROMA-BRUXELLES

Lo scontro, violentissimo, che sta caratterizzando in questi giorni i rapporti tra il governo italiano e la Commissione Europea in ordine alla politica di bilancio, per via della consistente deviazione rispetto all’obiettivo del pareggio strutturale previsto dal Fiscal Compact, con le conseguenti tensioni sullo spread sui titoli italiani ed il downgrading già deciso da parte di una agenzia di rating, ha un carattere politico ed ideologico.

 

L’UNIONE EUROPEA ROBOTIZZATA

Si doveva ragionare: partire dalla analisi di quanto è successo in questi anni, e riconoscere con onestà gli sforzi straordinari di consolidamento compiuti dall’Italia nonostante una messe di normative penalizzanti e di vincoli apodittici. Serve maggiore crescita. Ed invece, ancora una volta ci troviamo di fronte ad una Unione robotizzata, incapace di riflettere sui risultati derivanti dalle regole che ha adottato, e sugli errori compiuti. È questo il vero baratro in cui sta precipitando, il vuoto della ragione.

 

(Pubblicato su Mf/Milano Finanza)

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!