RETROSCENA SUL NAUFRAGIO MPS-UNICREDIT – CON IL SUO “VAFFA” AL TESORO ANDREA ORCEL AVRA' SALVATO UNICREDIT MA SI È GIOCATO, DOPO MILANO, ANCHE LA BENEVOLENZA DEI PALAZZI ROMANI PER EVENTUALI ACQUISIZIONI, A PARTIRE DA BPM. NON È UN CASO CHE ORCEL ABBIA SPOSTATO ALL’ESTERO LE SUE BRAME: LA FRANCESE SOCIÉTÉ GENERALE E LA SPAGNOLA BBVA – L’IRA DI DRAGHI: IL DG DEL TESORO RIVERA DOVEVA ACCORGERSI PRIMA DEGLI OSTACOLI CHE HANNO FATTO SALTARE LA TRATTATIVA - PATETICO INCONTRO TRA RIVERA E CASTAGNA PER SPINGERE BPM A SCIROPPARSI GLI SCARTI DI MPS RIFIUTATI DA ORCEL - SI APRE LA VIA DEL TERZO POLO?
DAGOREPORT
Cosa è accaduto durante la trattativa Stato-Unicredit per la cessione di Mps, operazione colata a picco come il Titanic?
Bisogna riavvolgere il nastro e partire dalle origini. L'ex ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, fu spinto dal Pd a lasciare il suo seggio da deputato (fu eletto a Siena) per diventare presidente di Unicredit: doveva essere il garante dell’acquisizione del Monte dei Paschi. Questo però è avvenuto quando alla guida di Unicredit, come amministratore delegato, c’era il “vendotutto” Jean Pierre Mustier. Il manager francese, dal canto suo, era ben felice di poter contare su una “sponda” che lo agevolasse nei rapporti con i palazzi di Roma.
Solo che Padoan, che è pure un po’ ipocondriaco, con l’esplosione della pandemia ha detto addio a Piazza Gae Aulenti e si è tappato nella sua abitazione romana mentre Mustier faceva sapere: "Me ne sono andato quando ho capito che con l’arrivo di Padoan alla presidenza, la fusione con Mps era una strada obbligata".
Con lo sbarco di Andrea Orcel, grazie a Micossi e Andreotti, le cose sono precipitate: l’ex ministro è stato gradualmente esautorato dal “Cristiano Ronaldo” dei banchieri, il quale ha spinto l’ipocondria di Padoan fino al punto di essere “invisibile” sul dossier Mps, evitando anche di rilasciare interviste: “Se ti esponi fai un danno alla banca, perché ogni tua dichiarazione viene percepita come un favore del Pd a Siena”.
E così Padoan si è inabissato con la mascherina, evitando di confrontarsi con i suoi ex dipendenti del Mef, il dg del Tesoro Alessandro Rivera e con il ministro dell’economia Daniele Franco.
A quel punto per Orcel - mai stato desideroso di acquisire il catorcio senese avendo a suo tempo rifilato a Mussari come capo della Merryl Linch un altro ferrovecchio, l’Antoveneta, inizio della fine di Mps - si è spalancata una finestra di enorme autonomia che lo ha spinto ad alzare l’asticella e a barricarsi in una posizione molto rigida. Della serie: prendiamo Mps solo se ci conviene.
Ciao core…Orcel ha giudicato la disgraziata banca senese molto sindacalizzata con numerosi sportelli in eccesso o che funzionano male. In più si è creata un’alleanza anti-Unicredit tra l’ad grillino Guido Bastianini e il governatore della Toscana Eugenio Giani, per i quali uno svuotamento del “Babbo Monte” era ed è inaccettabile. No, è un’operazione troppo rischiosa, ha sibilato Orcel.
A questo punto, una volta aggiunta l’enorme differenza di valutazione sugli asset, tra i 2 e i 3 miliardi. Come ha scritto ieri Luca Davi sul “Sole 24 Ore”: “il fair value indicato da UniCredit era 1,3 miliardi, la forchetta proposta dal Tesoro 3,6-4,8 miliardi”, il caso è chiuso.
eugenio giani e andrea ceccherini
Questo naufragio bancario ha irritato e non poco Mario Draghi, secondo cui quel Tesorino di Alessandro Rivera, direttore generale del Mef, doveva accorgersi prima degli ostacoli che hanno fatto saltare la trattativa. Da parte sua, Franco e Rivera hanno scaricato ogni responsabilità sul loro advisor, Bank of America (Bofa).
Per salvare il negoziato, nella settimana precedente alla rottura, c’è stato anche un patetico incontro tra Alessandro Rivera e Giuseppe Castagna per spingere Banco BPM a sciropparsi gli scarti di MPS mollati da Orcel. Ma Castagna, che è obeso ma non ha l’anello al naso, non ha abboccato.
L’Europa, che è finora è rimasta a guardare, non ha nessuna intenzione, come annunciato oggi, di concedere un’ulteriore proroga al termine ultimo per l’uscita dello Stato dal Monte. Toccherà a Draghi, come al solito, metterci la faccia e strappare all’Ue un altro favore. E queste sono concessioni che prima o poi si pagheranno.
Dal canto suo Orcel non è affatto dispiaciuto dall’esito della trattativa. Aveva ipotizzato un acquisto solo a condizioni molto favorevoli dimostrando di non essere né flessibile né interessato a giocare di ‘’sistema”. Con il suo “vaffa” al Mef, però, lo spregiudicato banchiere avrà pure salvato il bilancio di Unicredit ma si è chiuso qualsiasi porta romana, si è giocato la benevolenza del governo e la speranza di avere un occhio di riguardo per future eventuali acquisizioni italiane, a partire da Bpm.
christine lagarde con mario draghi
Non è un caso che Orcel abbia spostato all’estero le sue brame, annunciando di aver messo nel mirino la francese Société Generale e la banca spagnola BBVA. Per questo tipo di acquisizioni non serve la condiscendenza di Roma, ma della BCE, dove a farla da padrone non c’è più Draghi, ma la segaligna francese Christine Lagarde, che, a dispetto delle apparenze, non ha con il caratterino di Super-Mario un rapporto idilliaco.
Orcel spera che la Bce a trazione francese non opponga “resistenze” alle sue mire espansionistiche. E se a Roma trova cori di vaffa, anche a Milano l’ad di Unicredit non raccoglie entusiasmi. A differenza di Mustier, che sembrava molto ben integrato nel milieu meneghino (con l’avvocatessa Parzani era spesso avvistato al salotto Spada), il banchiere romano è visto come un estraneo.
Circondato dal suo cerchio magico (Marco Capello, Andrea Pellegrini, Maurizio Tamagnini), Orcel non è stato accolto con calore dall’establishment della Madonnina. Una diffidenza che ha origine dalla sua spregiudicata carriera di banchiere d’affari che ha un solo e unico cliente: se stesso.
Il suo passo indietro su Mps ora apre un nuovo scenario. Il tanto evocato “terzo polo” potrebbe prendere corpo. Se Cimbri, ad di Unipol e principale azionista di Bper, dovesse rapidamente riuscire a papparsi la Popolare di Sondrio, l’asse Bper-Bpm-Sondrio-Mps potrebbe finalmente decollare.
Andrea Orcel giuseppe castagna
L’uscita di scena di Unicredit dal dossier Siena è una buona notizia per due osservatori interessati. Il primo è Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo, che grazie al passo indietro di Orcel resta l’unico vero banchiere di ‘’sistema” in Italia. Il secondo è Alberto Nagel, ad di Mediobanca, che vede allontanarsi i fantasmi di un assalto di Unicredit, via il socio Del Vecchio, a Piazzetta Cuccia.
2 - MPS, IL PARLAMENTO CHIAMA RIVERA, ORCEL E BASTIANINI
Rosario Dimito per "il Messaggero"
La Commissione di inchiesta sulle banche torna alla carica e convoca nello stesso giorno Andrea Orcel e Guido Bastianini. La Commissione che si sta occupando da tempo della crisi di Mps, adesso vuole avere lumi sulle trattative appena interrotte tra Unicredit e il Tesoro. Ieri un Comitato di presidenza straordinario presieduto da Carla Ruocco ha deciso di audire lunedì 8 novembre, dopo le 17,30, quindi a mercati chiusi, Orcel (ad di Unicredit) e Bastianini (capo azienda di Mps).
La Ruocco aveva già provato a convocare Orcel la prima settimana di agosto e poi il 14 settembre. Ma all'epoca era ancora in corso il negoziato e per opportunità fu convenuto di rinviare l'audizione. Adesso che tutto è finito, Orcel potrà rispondere alle domande sul mancato matrimonio.
Nello stesso giorno di Orcel verrà ascoltato, per la terza volta Bastianini: si segnala che le due volte precedenti l'audizione era stata secretata. Ieri all'ora di colazione i presidenti delle Commissioni finanze della Camera, Luigi Marattin, e del Senato, Luciano D'Alfonso, avrebbero incontrato il ministro del tesoro Daniele Franco che essi hanno invitato per un nuovo confronto parlamentare sull'esito della vicenda Mps, dopo la prima audizione del 5 agosto.
Poco prima del colloquio Franco ha scritto a Marattin e D'Alfonso una lettera che i presidenti hanno trasmesso agli altri membri delle Commissioni in cui egli condivide «l'esigenza di tempestiva informazione del Parlamento» in linea con «l'impegno assunto nel corso dell'ultima audizione».
LA DISPONIBILITÀ DI FRANCO
Ma la concomitanza degli «impegni istituzionali derivanti dalla predisposizione ed approvazione del disegno di legge di bilancio per il 2022 e dalla partecipazione all'imminente vertice internazionale del G20 che si terrà a Roma i prossimi 30 e 31 ottobre, non mi consente tuttavia di proporvi una data prossima».
Peraltro, considerata «l'urgenza dell'informativa parlamentare», Franco propone la possibilità di procedere all'audizione, in una data ravvicinata, del direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, «il quale, per il ruolo di assoluto rilievo tecnico rivestito e di responsabilità assunto nella trattativa Mps-Unicredit, potrà in modo esaustivo riferire alle Commissioni parlamentari». L'audizione di Rivera dovrebbe avvenire la prossima settimana.
IL MINISTRO DEL TESORO DANIELE FRANCO
Franco comunque ha dato la disponibilità «per una successiva mia audizione in una data che segua gli impegni istituzionali». Intanto un portavoce della Dg Comp a Bruxelles ha spiegato che sarà l'Italia a dover avanzare la proposta di proroga per privatizzare Montepaschi, visto non riesce a farlo entro la scadenza fissata di fine 2021.