confine israele libano

“DATEVI UNA MOSSA, VOLETE FARE LA FINE DI QUELLI DI GAZA?” – LA TESTIMONIANZA DI UN 63ENNE, AL CONFINE TRA ISRAELE E LIBANO, CHE SCAPPA PER PAURA CHE UN MISSILE DEGLI HEZBOLLAH LO AMMAZZI: "STAVOLTA MI SA CHE FINISCE MALE PER TUTTI"DALL’ESERCITO ISRAELIANO NON ARRIVA UN CONSIGLIO, MA UN ORDINE: VIA I VECCHI, CHE NON CE LA FANNO A SCAPPARE NEI RIFUGI, VIA I BAMBINI E VIA PURE GLI ARABI ISRAELIANI – MA C’È CHI RIMANE: “I RAZZI DI HEZBOLLAH SONO STUPIDI: ARRIVANO SEMPRE FRA LE 4 E LE 5 DEL POMERIGGIO. E SEMPRE NEGLI STESSI POSTI..."

Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il "Corriere della Sera"

 

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Ahmad, svuota il frigo. Ahmad, abbassa la tapparella. Ahmad, sbarra la porta. Ahmad, salva la pelle. «Datevi una mossa, volete fare la fine di quelli di Gaza?...». Il Joe Café è a sei chilometri dagli Hezbollah e a tiro d’Armageddon. Ogni dodici ore cade un razzo in più. In dodici giorni, sono già morti sei soldati. Ieri, gli sciiti han colpito cinque postazioni militari. Ci sono stati tre casi d’infiltrazione.

 

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E alla fine, il governo israeliano ha deciso che son questi numeri a dare la linea: si sbaracca. 28 fra villaggi e kibbutz, tutti lungo la frontiera sigillata da sempre: a mezzogiorno, dal cancello giallo di Rosh Hanikra se ne va l’ultimo suv con un motoscafo a rimorchio; fra le villette d’Adamit, zampettano solo i gatti; all’ingresso d’Yiftah, ci sono due vecchi ebrei tunisini con divise scalcagnate e mitra vecchi quanto loro... Ahmad Badran, barista palestinese, 63 anni, l’italiano imparato da ragazzo nelle Marche, è salito al confine a dare una mano ai colleghi:

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«Che bruttissima storia. Il nostro Joe Café è sempre rimasto aperto, anche con la guerra in Libano nel 2006. Anche quando tiravano coi mortai. Stavolta, no. Mi sa che finisce male per tutti». Malvenuti al nord. Che non è stato sgozzato come il sud intorno a Gaza, non è così spaventato. Ma sa d’essere il secondo agnello pronto al sacrificio. «Otto su dieci se ne sono già andati — dice Moshe Davidovich, sindaco di Shlomi, 7 mila abitanti —, gli altri li stiamo spostando». Non rassicurano le motovedette che pattugliano il mare, o Biden che avverte gli Hezbollah di non provarci.

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Men che meno Netanyahu, quando dice a Nasrallah di «non fare l’errore del passato, oggi lo pagheresti più che nel 2006». Dall’esercito non arriva un consiglio, ma un ordine: via i vecchi, che non ce la fanno a scappare nei rifugi; via i bambini, che non hanno più dove giocare; via pure gli arabi israeliani d’Al Aramshe, che in Libano considerano collaborazionisti e odiano quanto gl’israeliani-israeliani.

 

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Ci sono già 100 mila sfollati interni, in Israele, piazzati negli alberghi abbandonati dai turisti e dai pellegrini: 27 mila stanno esodando da qui, alla larga dalla nuova minaccia. Raccontano i contadini che un giorno, sei mesi fa, una squadra della Divisione Galilea aveva scoperto un tunnel poco più in là, «uguale a quelle sei gallerie che trovarono nel 2018».  […]

 

[…] Haim s’è fatto un’esperienza di guerra e tiene aperta la panetteria, l’unica in zona: «L’importante è scappare nel punto giusto. Io non ho un rifugio: il posto più sicuro è il bananeto- O quel muro lì, vicino alla fabbrica di mattoni». E perché? «I razzi di Hezbollah sono stupidi: arrivano sempre fra le 4 e le 5 del pomeriggio. E sempre negli stessi posti».

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Si finge disprezzo del nemico, per nascondere la paura: il Libano è il vero fronte, dice l’analista militare Yossi Yehoshua, «anche se molti ufficiali non pensano, al di là delle pubbliche minacce, che iraniani e Hezbollah vogliano aprirlo sul serio, perché è più importante aiutare Assad in Siria che Hamas a Gaza.

 

I sei soldati israeliani uccisi in questi giorni costringono Netanyahu a spostare truppe a nord e a sguarnire l’operazione su Gaza. Ma sono solo un diversivo: se gli sciiti volessero attaccare davvero, farebbero ben altro». Oltre il confine è pronta la tosta Unità 125 «Radwan Force», 2.500 uomini, temprati coi russi e gl’iraniani nell’assedio d’Aleppo. […]

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