davos

PERCHÉ NON GIOCHIAMO AL PICCOLO PROFUGO? – I PAPERONI CONVENUTI A DAVOS PER IL FORUM MONDIALE SI ANNOIANO AL PUNTO DA FINGERSI MIGRANTI – L’INIZIATIVA SI CHIAMA “UN GIORNO NELLA VITA DI UN RIFUGIATO”: 75 MINUTI DI SIMULAZIONE CIRCONDATI DA FIGURANTI VESTITI DA SOLDATI, GIUSTO IL TEMPO DI BATTERSI IL PETTO E SENTIRSI CON LA COSCIENZA A POSTO

Mario Giordano per “la Verità”

 

i ricconi di davos si fingono migranti per un giorno 1

E stasera che cosa si fa a Davos? La sauna alla Spa? Che noia: già fatta due sere di fila. Una partita a canasta? Uffa, che barba. Un cocktail chic? Non ne possiamo più di Dom Perignon. E allora che cosa si fa? Alla fine, tra i Paperoni convenuti per il Forum mondiale nella località più esclusiva della Svizzera, qualcuno deve aver tirato fuori dal cappello (ovviamente Borsalino) l' idea giusta: perché non giochiamo al Piccolo Profugo? E così eccoli lì, tutti in ginocchio, davanti alle tende appositamente costruite, o in coda per un po' di cibo, o circondati da figuranti vestiti da soldati mentre si sottopongono a controlli apparentemente severissimi.

 

i ricconi di davos si fingono migranti per un giorno 5

Eccoli lì, poveri multimiliardari, con la ciotola in mano e il doppiopetto Caraceni indosso, che si fanno maltrattare come in un filmetto sadomaso di serie B, mentre le loro signore mettono le mani sulla testa, per imitare le scene delle deportazioni degli ebrei, sprezzanti dei pericoli che stanno realmente correndo. Come per esempio far tardi alla cena di gala e rovinare la pashmina di seta.

 

Purtroppo è tutto vero, come dimostrano le fotografie. L' iniziativa si chiama A Day in the Life of a Refugee, un giorno nella vita di un rifugiato: sono 75 minuti di simulazione, organizzati da una Fondazione che si chiama Crossroads, ha sede a Hong Kong ed è specializzata nel far provare ai ricconi sensazioni forti, come quella di sentirsi migranti.

i ricconi di davos si fingono migranti per un giorno 4

 

Paperon de Rifugioni. Per questo la Fondazione ha organizzato il suo special event del 2019 non a Lampedusa, dove il fenomeno della migrazione lo conoscono benissimo, non alla periferia di Roma o di Milano, ma a Davos, dove già di per sé in genere si recano persone piuttosto danarose. E dove, in questo periodo in particolare, si concentra buona parte del Pil mondiale, dal Stephen Schwarzman (Gruppo Blackstone), che da solo è più ricco della Sierra Leone, a Bill Gates, che da solo è più ricco di Macedonia, Brunei e Zimbabwe messi insieme.

 

davos world economic forum

E forse proprio per questo l' iniziativa ha avuta un gran successo. Se la Fondazione avesse provato a proporre il gioco del Piccolo Profugo al Bar Sport di Quarto Oggiaro a Milano o del Tufello a Roma li avrebbero presi a pedate nel sedere. Se l' avesse provato a proporre a Lampedusa, pure.

l' ultimo drinkChi affronta ogni giorno le difficoltà e i problemi della vita quotidiana (compresi quelli provocati dall' immigrazione) sa accontentarsi di quelli.

 

Invece i multimiliardari, dopo l' ultimo drink al Pulsa Bar, annoiati da tanto inneggiare alla globalizzazione, fra una stretta di mano ad Angela Merkel e un sorrisino alla Lagarde, che debbono fare per sentirsi vivi? Devono come minimo spingersi sull' orlo della migrazione.

Dalla banca alla barca: basta cambiare una lettera.

 

i ricconi di davos si fingono migranti per un giorno 6

Del resto per poter partecipare a Davos bisogna sborsare 52.000 euro. Si potrà per lo meno sentirsi poveri clandestini per quella cifra, no? E così lì vedi tutti lì, manager delle principali aziende mondiali, funzionari di Jp Morgan, dirigenti di Goldman Sachs, banchieri, imprenditori, star del Web che negli ultimi anni mentre il mondo precipitava in miseria vedevano i loro guadagni aumentare del 1850 per cento, li vedi tutti lì, vestiti come dei damerini, con le cravatte di Hermes, con le signore avvolte in sciarpette di cashmere. Li vedi lì che giocano a fare i migranti. Davvero. Si mettono in fila per prendere ordini, entrano nelle gabbie, sfilano davanti alle tende del primo soccorso, si coricano sulle barelle fingendosi feriti, si mettono in coda per l' acqua e cercano di comprare il necessario per sopravvivere al mercato nero. Quest' ultima esperienza, spiegano gli esperti, serve per capire la «vulnerabilità alla corruzione». Come se i ricconi ne avessero davvero bisogno.

 

i ricconi di davos si fingono migranti per un giorno 3

GINOSTRADA DELUXE

Però ci credono, eh. Ci credono davvero. Hanno volti contriti, qualcuno sbarra gli occhi, qualcuno addirittura piange. La messa in piega delle signore viene messa a dura prova, chissà che choc per i coiffeur al seguito. E non si accorgono, questi Ginostrada versione deluxe, non si accorgono di prestarsi a una messinscena cialtronesca, una specie di Carnevale del profugo, che non può non apparire un insulto alla vera sofferenza. A guardare bene, infatti, l' unico naufragio che si può sperimentare, in questo luogo, sembra quello all' isola dei famosi.

forze di sicurezza a davos

 

L' INVIATO DI LUSSO

Anche l' antro in cui comincia l' esperienza è un po' Caio Paloma, con il responsabile della fondazione nei panni di inviato di lusso. Il suo abbigliamento da damerino si confà magicamente al ruolo. Peraltro, proprio come in un reality show, ci sono anche gli sponsor. La giornata del Profugo Riccone è gentilmente offerta da Facebook, Cathary Pacific e Nestlè, con una partecipazione anche di Microsoft e Levi Strauss. Che ci volete fare?

 

Fingersi poveri deve costare davvero un sacco. Lo sanno anche i nostri Paperoni, che in questo percorso drammatico fra falsi soldati e finte sevizie hanno dovuto separarsi per un attimo dai loro beni. La foto che testimonia questa circostanza è la più significativa di tutte.

i ricconi di davos si fingono migranti per un giorno 2

 

Il titolo dice: «Beni sequestrati». E l' immagine mostra per l' appunto i beni sequestrati a questi poveri profughi multimiliardari: brillozzi da paura, bracciali d' oro, orologi che sa soli valgono mezzo Ciad, anelli e piccoli diamanti. Basta vederli per immaginare la sofferenza che hanno provato questi signori nel doversi separare da cotanto splendore. Sarà per quello che piangevano?

 

coscienza a posto

Per fortuna si tratta di un attimo. Un attimo soltanto. Giusto il tempo di sentirsi poveri, poverissimi, buoni, dalla parte degli ultimi, con la coscienza a posto. Migranti, insomma. Lo potranno raccontare a cena, fra un' ostrica e l' altra, sorseggiando champagne.

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