1. MAI SI ERA VISTO UN PONTEFICE ACCUSARE LA SUA CURIA DI “ALZHEIMER SPIRITUALE” 2. IL VIOLENTISSIMO ATTACCO DI BERGOGLIO ALLE “MALATTIE” CURIALI È IL SEGNO DELLA DIFFICOLTÀ IN CUI SI TROVA LA SUA RIFORMA DELLA CURIA: IL PAPA È IN NETTA MINORANZA 3. AFFASCINATA DALLA SUA PERSONALITÀ, L’OPINIONE PUBBLICA MONDIALE NON S'ACCORGE CHE BERGOGLIO INCONTRA UN SABOTAGGIO CRESCENTE: MOLTI NON HANNO CONDIVISO, AL SINODO DEI VESCOVI, LE APERTURE VERSO I DIVORZIATI RIPOSATI E LE COPPIE OMOSESSUALI 4. LA REQUISITORIA È UN SEGNALE DI ALLARME E UN AVVERTIMENTO: COSÌ NON SI VA AVANTI. I VESCOVI E I CARDINALI A LUI PIÙ VICINI GLI SUGGERISCONO DI VELOCIZZARE IL RICAMBIO AI VERTICI DEI DICASTERI VATICANI. SENZA UNA SQUADRA “SUA”, IL PAPA NON POTRÀ FARCELA
1 - LE 15 MALATTIE DELLA CURIA - IL PAPA SCUOTE LA CHIESA: PATOLOGIA DEL POTERE, L’APPARTENENZA A CIRCOLI CHIUSI DIVENTA UN CANCRO
Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”
«Grant me, O Lord, a sense of good humor». Quando Francesco cita la preghiera del buon umore di Tommaso Moro, «ci fa bene una buona dose di sano umorismo!», non è che in verità abbondino i sorrisi, nella sala Clementina, tra cardinali e vescovi riuniti per gli auguri di Natale. Ha chiesto «un vero esame di coscienza», il Papa, a cominciare dalla «patologia del potere». Più tardi incontrerà i dipendenti vaticani e chiederà loro «perdono» per «le mancanze, mie e dei collaboratori, e anche per alcuni scandali che fanno tanto male: perdonatemi».
PAPA BERGOGLIO E IL BAMBINELLO
Bergoglio esprime la spiritualità del gesuita che si riconosce anzitutto come «peccatore», gli Esercizi di Ignazio di Loyola cominciano da un esame di coscienza. La riforma più importante è quella spirituale. E poiché «la Curia, come ogni corpo, è esposta all’infermità», elenca quindici «malattie curiali», un discorso memorabile.
papa bergoglio e una guardia svizzera
C’è «la malattia del sentirsi immortale, immune o addirittura indispensabile», anzitutto: «Una visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare, alcuni forse pensavano di essere immortali e indispensabili!». Una Curia che «non si autocritica e non si aggiorna è un corpo infermo», scandisce: è il «complesso degli eletti», la «patologia del potere», il male «di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio». Unico «antidoto» all’«epidemia» è «la grazia di sentirci peccatori».
Ma le malattie sono tante. C’è «l’eccessiva operosità» che fa trascurare «il sedersi ai piedi di Gesù», il riposo. L’«impietrimento mentale e spirituale» di coloro che «si nascondono sotto le carte diventando “macchine di pratiche” e non uomini di Dio». E ancora la «eccessiva pianificazione» di chi vorrebbe «rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito», un accenno alle riforme: «È sempre più comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche». Al «mal coordinamento» segue l’«Alzheimer spirituale» di chi «perde la memoria del suo incontro con il Signore» e vive «uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie».
In un crescendo, Francesco arriva alla «rivalità e vanagloria», quando «l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario»: i «falsi» che Paolo chiama «nemici della Croce di Cristo».
La «schizofrenia esistenziale» è poi quella «gravissima» di chi vive «una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale»: quelli che «insegnano severamente agli altri» e hanno «una vita nascosta e sovente dissoluta». Seguono le malattie delle «chiacchiere», il «terrorismo dei pettegolezzi»; quella che porta a «divinizzare i capi» per «carrierismo»; dell’indifferenza verso gli altri»; della «faccia funerea».
E «dell’accumulare»: Bergoglio cita la nonna Rosa («il sudario non ha tasche!») e dice: «I nostri traslochi sono un segno di questa malattia». Infine, la «malattia dei circoli chiusi», l’«appartenenza al gruppetto» come «un cancro», e «il profitto mondano, gli esibizionismi», il male di coloro che «cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri»: e spesso «in nome della giustizia e trasparenza» sono capaci «di calunniare e screditare gli altri, perfino su giornali e riviste».
2. IL PAPA ATTACCA PER DIFENDERSI
Marco Politi per il “Fatto quotidiano”
Il violento attacco portato da Papa Francesco alle “malattie” curiali è il segno della forte difficoltà in cui si trova il suo progetto riformatore. Nella Curia romana il pontefice argentino si ritrova in netta minoranza e sono pochi i decisi fautori della sua linea profondamente innovatrice.
Affascinata dalla sua personalità e dalla sincerità di una “buona novella” subito comprensibile a credenti e non credenti, l’opinione pubblica mondiale sembra non accorgersi che papa Bergoglio sta incontrando un’opposizione e un sabotaggio crescenti nella macchina curiale (e nella grande struttura degli episcopati dei cinque continenti), i cui capi non hanno né condiviso né sostenuto nel recente Sinodo dei vescovi le aperture da lui appoggiate in merito alla comunione ai divorziati riposati e al riconoscimento delle coppie omosessuali.
Né, d’altra parte, in Curia si registra entusiasmo per il suo disegno di nominare donne a capo di posti di responsabilità. E meno che mai si coglie un appoggio convinto al progetto di riforma, che dovrebbe risultare in una Curia non più comando generale della Chiesa cattolica, ma strumento “al servizio del pontefice e dei vescovi”.
Ascoltato di primo acchito, il discorso papale tenuto nella cornice solenne della sala Clementina appare un sermone quaresimale, in cui c’è di tutto: la condanna della vanagloria, del carrierismo, della sete di potere, dell’avidità materiale, della durezza di cuore, delle trasgressioni sessuali.
Ma in controluce, scorrendo l’elenco dei quindici peccati (e sono tanti!) denunciati, quelli che pungono nel vivo la chiusura della corte curiale sono i peccati più propriamente politici. La patologia del potere, il “complesso degli Eletti” – come lo chiama Francesco – cioè il narcisismo di chi nella sua funzione dirigente non si accorge dei più deboli e bisognosi. E ancora, l’“impietrimento” mentale e spirituale di chi diventa una macchina di pratiche, scordandosi del prossimo.
Ma soprattutto, come altre volte, Francesco si scaglia contro quanti nella Chiesa restano attaccati alle astrattezze dottrinarie e hanno la pretesa di ingabbiare lo Spirito Santo. Qui il Papa usa un crescendo di denuncia: “Regolare, addomesticare, pilotare, rinchiudere” lo Spirito Santo. Dimenticando che lo Spirito è “freschezza, fantasia, novità”.
Di sicuro non si è mai visto un Papa accusare la sua Curia di “Alzheimer spirituale”: malattia gravissima per Bergoglio, un vero e proprio handicap i cui sintomi sono la creazione di “muri intorno a sé” e la soggezione alle proprie visioni immaginarie, ai propri idoli. Il senato curiale ha incassato in silenzio la lavata di capo del pontefice. Ma sarebbe errato vedere Bergoglio nelle vesti di fustigatore onnipotente.
foto time 22 settembre 2014 papa bergoglio 33
L’assolutismo papale funziona, quando i pontefici procedono nei binari tradizionali e la macchina del potere si muove secondo i riti secolari, sentendosi rafforzata dall’ubbidienza ai comandi immutabili del monarca. Nei momenti di svolta e di rivoluzione la macchina curiale, invece, recalcitra, accusando sotto voce il sovrano di tradire la sua “missione eterna”.
Giovanni XXIII sperimentò personalmente questo sabotaggio e le maldicenze sistematiche sul suo conto. Francesco le incontra quotidianamente sui siti web e mese dopo mese avverte l’atmosfera crescente di ostilità nei confronti dei suoi progetti. In questo senso la requisitoria di Francesco contro una Curia bisognosa di autocritica è un segnale di allarme.
papa bergoglio sposa venti coppie di conviventi a san pietro 9
E al tempo stesso un avvertimento. Così non si può andare avanti. Non è un caso che vescovi e cardinali a lui più vicini gli suggeriscano insistentemente di non essere così lento nel ricambio di personale ai vertici dei dicasteri vaticani. Senza una squadra “sua” molti pensano che il pontefice argentino non potrà farcela.
In ultima analisi personalità come il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Müller, o il cardinale americano Burke – quando esprimono dissenso – sono interlocutori leali. Ciò che il pontefice argentino non può sopportare e soprattutto ciò che è rischioso per la sua linea innovatrice è la terra bruciata, creata intorno a lui dagli avversari delle riforme che rimangono muti seppur ufficialmente ossequiosi. Quando il Papa denuncia le “mormorazioni... malattia delle persone vigliacche”, è a loro che va il suo pensiero. A quanti “come Satana” seminano zizzania e diventano “omicidi a sangue freddo” della reputazione altrui.
Tra poco Francesco entrerà nel suo terzo anno di pontificato e non c’è dubbio che il 2015 è destinato a essere un passaggio cruciale per i traguardi verso cui si è impegnato a spingere la Chiesa. La riforma della Curia non può essere rimandata e il secondo Sinodo sulla famiglia è in agenda. È vero, come ha detto più volte, che per lui è importante il “processo”, cioè il mettersi in moto di una dinamica riformatrice senza l’ansia di vederne personalmente gli esiti. Ma è anche vero che la storia è piena di sabotaggi riusciti. I casi di Gorbaciov e Obama ne sono un esempio.