flavio biz sarah fahr

I TRENI PASSANO UNA SOLA VOLTA NELLA VITA – L’INCONTRO TRA LA PALLAVOLISTA ORE ALLE OLIMPIADI, SARAH FAHR, E FLAVIO BIZ, IL LIBRAIO CHE L’HA CONVINTA A NON MOLLARE DOPO L’ENNESIMO INFORTUNIO – DUE ANNI FA SI SONO RITROVATI SU UN TRENO: LEI STAVA ANADANDO A ROMA DOPO ESSERSI FATTA MALE E PENSAVA DI LASCIARE LA PALLAVOLO. MA LUI LE HA RACCONTATO DI ESSERE AFFETTO DA UNA PARESI CEREBRALE DALLA NASCITA E DELLE SUE DIFFICOLTÀ PER CAMMINARE – DOPO L’INCONTRO LA GIOCATRICE HA RIVELATO CHE…

Estratto dell'articolo di Giovanni Montanaro per www.corriere.it

 

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[…] Flavio Biz è nato nel 1977 da un parto gemellare prematuro con una paresi cerebrale infantile. «Mi manca un impulso elettrico che fa muovere in maniera esatta i miei arti inferiori». Anche sua sorella gemella, Maria Teresa, ne è colpita, le serve anche oggi la sedia a rotelle ma a Flavio da bambino danno speranza; forse potrà farcela a camminare quasi normalmente.

 

È che deve impegnarsi. «Ma perché devo tornare domani, a farmi massacrare ancora?» si domanda continuamente, ma gli altri lo spronano, secondo lui è «l’amore» dei genitori, dei fisioterapisti. E dei libri. Comincia ad appassionarsi da bambino, «a sette, otto anni», perché gli servono. Gli altri bambini lo prendono di mira, lo riempiono di «angherie». «I libri sono una corazza. Nei libri mi proteggevo dalle parole degli altri […]». 

 

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Il libraio e le gambe 

Flavio ce la fa. Completa il liceo classico, va a Venezia, a Cà Foscari a studiare lettere. Soprattutto, riesce a camminare. Sta in piedi, anche quindici ore, perché fa il lavapiatti, l’aiuto cuoco, per mantenersi durante gli studi. Faceva male, sì, ma era niente, rispetto a quello che aveva passato in clinica. Ancora adesso, un poco, Flavio zoppica, specie quando è più stanco. […] Lo si vede, a Venezia, dentro la sua libreria […] è il libraio della «Marco Polo» di campo Santa Margherita […]

 

L'incontro in treno

È a Venezia, ormai, ma va spesso a Orsago. «Ogni tanto con Maria Teresa vado a vedere la pallavolo a Conegliano, l’Imoco».

[…] «Saranno stati due tre anni fa». Flavio va verso Bologna per un incontro con un gruppo di lettura. […] Parte in treno da Venezia e «a Mestre sale una ragazza di un metro e novanta e io mi dico guarda che stanga incredibile». Lei si siede vicino a lui, apre un libro, lui le dice che è un libraio, cominciano a chiacchierare, «io le consiglio sicuramente “Vagabondo delle Stelle” di Jack London, perché lo consiglio a tutti», lui all’inizio non la riconosce, perché lei di solito gioca con i capelli raccolti, mentre quel giorno ha «i capelli sciolti biondissimi», però poi lei gli dice che si chiama Sarah Fahr, che gioca per l’Imoco, e lui le dice che l’ha già vista dagli spalti.

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Allora lei si intristisce, si arrabbia, e gli dice che sta andando a Roma perché ha avuto un infortunio, il secondo in poco tempo, «ai crociati o da qualche parte», di quelli che mettono in discussione una carriera, e lei non sa se riuscirà a giocare mai più, se tornerà quella di prima, e si commuove, e fa fatica, gli confessa che sta pensando di lasciar tutto, di smetterla con la pallavolo, che è troppo difficile. 

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Un racconto di coraggio

Insomma, va a finire che lui le racconta la sua storia, tutta. Tutto il dolore. Tutta la gioia. Dopo un’ora, Flavio scende a Bologna, e le dice solo: «Buona riabilitazione». Sarah Fahr è tornata a giocare, e ha dichiarato più volte che è stato Flavio, il suo racconto, a darle la forza per superare l’infortunio, a farle capire che ce la poteva fare anche lei, che altri avevano avuto sfide ben più difficili; no, lei no, proprio non poteva mollare. […] Insomma la storia é questa: un libraio incontra una pallavolista che sta per ritirarsi e la convince a non cedere. O forse la storia è un’altra, ancora più profonda. […]

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