protesta delle femen al museo d'orsay

LIBERATE LE ZINNE! – PROTESTA DELLE FEMEN AL MUSEO D'ORSAY, A PARIGI IN SOSTEGNO DELLA STUDENTESSA ALLA QUALE È STATO VIETATO L’INGRESSO PER IL VESTITO “TROPPO” SCOLLATO: LE ATTIVISTE SI SONO INTRODOTTE NEL MUSEO E HANNO SGUAINATO I CAPEZZOLI, SFOGGIANDO LE SCRITTE “NON È OSCENO” E “L’OSCENITÀ È NEI VOSTRI OCCHI” – “PER QUEGLI AGENTI UN ABITO SCOLLATO È UN PROBLEMA, MA NON CREA LORO ALCUN PROBLEMA FISSARE I SENI…” - VIDEO

 

Benedetta Perrilli per "d.repubblica.it"

 

protesta delle femen al museo d'orsay 8

Indossava un abito troppo scollato per poter visitare le sale del museo d'Orsay, a Parigi, e così una visitatrice è stata costretta a indossare una giacca per poter ammirare l'esposizione. Un gesto che ha fatto molto discutere e che non poteva non essere vendicato dalle attiviste di Femen.

 

Le femministe, note per le loro azioni di protesta a seno nudo, si sono introdotte nel museo e hanno posato in topless, con le mascherine e mantenendo le distanze di sicurezza, mostrando sul corpo le scritte "Non è osceno" e "L'oscenità è nei vostri occhi".

 

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In un comunicato hanno spiegato la ragione della dimostrazione citando anche l'episodio delle due donne in topless a Sainte-Marie-la-Mer alle quali gli agenti di polizia hanno chiesto di indossare il costume: "Il museo d'Orsay ospita numerose opere, molte delle quali nudi femminili e maschili, così come il celebre dipinto L'origine du monde di Gustave Courbet. Per quegli agenti un abito scollato è un problema, ma non crea loro alcun problema fissare i seni di una donna e giudicare com'è vestita".

 

Le attiviste hanno spiegato di voler combattere il pregiudizio sul corpo della donna che "ogni volta è come se venisse etichettato osceno o sconveniente" e che "solamente ricordando che il corpo non è osceno e sostenendo Jeanne (la turista allontanata dal museo) e tutte le donne vittime di discriminazioni sessiste si ferma la sessualizzazione del corpo delle donne". 

 

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Jeanne, la studentessa protagonista dell'incidente avvenuto l'8 settembre al museo francese, aveva raccontato su Twitter di essere stata discriminata all'ingresso a causa del suo abbigliamento. La lettera aperta, nella quale raccontava come due agenti le avessero imposto di indossare una giacca per poter entrare nel museo, era diventata subito virale e costretto il museo a pubblicare delle scuse.

 

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Intanto la rentrée scolastica è stata segnata in Francia, oltre che dall'emergenza Covid, anche da una polemica sul dress code sessista imposto dalle scuole. Vari gruppi femministi e molti studenti hanno indetto per il 14 settembre una protesta contro la decisione di alcuni istituti scolastici (in particolare il liceo Pierres Vives di Carrières-sur-Seine) di vietare indumenti giudicati "indecenti" come shorts, minigonne e crop top. Gli stessi indumenti che chi partecipa alla protesta #Lundi14septembre ha deciso di indossare in forma ancora più audace.

 

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La protesta, nata spontaneamente sui social, ha ottenuto il sostegno della ministra Marlène Schiappa, delegata responsabile della cittadinanza, che in un tweet ha commentato: "Come madre le sostengo con sorellanza e ammirazione". A favore del movimento anche le attiviste de Les Glorieuse che spiegano: "Osate top, gonne e trucco per reagire alle loro proposte sessiste. Vi invito a farlo tutti, senza preoccuparvi del vostro genere, uomini, donne, non binari. L'abbigliamento non ha un genere e possiamo indossare quello che vogliamo. Dimostriamoglielo". 

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