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DITEMI CHE NON E’ VELO - MARIO GIORDANO PROPONE DI VIETARE ANCHE IN ITALIA (COME A CANNES) IL COSTUME “CORANO STYLE”: “IL BURQINI È UNO STRUMENTO DI OPPRESSIONE. SIMBOLO EVIDENTE DI UNA RELIGIONE CHE NON VUOLE E NON PUÒ IN NESSUN MODO CONVIVERE CON IL NOSTRO MONDO”
Mario Giordano per “Libero Quotidiano”
E se vietassimo il burqini anche in Italia? L' ordinanza del sindaco di Cannes, che ha proibito alle donne islamiche di scendere in spiaggia con il costume da bagno modello Allah Akbar, ha già avuto i suoi primi imitatori in Francia, dal comune di Villeneuve Loubet alla Corsica, ma non ancora da noi. In attesa che qualche sindaco provveda, vorremmo provare a chiedere la vostra pregevole opinione. Una libertà che, imam permettendo, non dovrebbe esserci ancora del tutto negata.
Conosciamo benissimo le critiche che sono state mosse contro il provvedimento. Si tratterebbe, dicono, di una misura soltanto propagandistica nella forma (il sindaco punta a raccattare voti) e di fatto inutile nella sostanza, soprattutto sotto il profilo, più importante, quello della sicurezza. In effetti: forse è possibile nascondere un mitra sotto un burqa, ma nasconderlo sotto un burqini appare un po' più complesso. Anche lo stile rana, per dire, non riesce a meraviglia con un kalashnikov infilato nel costume da bagno.
Una seconda critica che viene rivolta contro il provvedimento è che esso va a ledere i diritti fondamentali dell' uomo, in particolare la libertà di esprimere in ogni luogo la propria fede religiosa. O comunque, la libertà sostanziale di ciascuno di andare in spiaggia un po' come diavolo gli pare: con il topless o con la muta da sub islamicamente compatibile, con il costume ascellare modello fantozzi o con i calzini bianchi corti da turista tedesco in trasferta romagnola.
Anche questa osservazione ci pare abbia qualche fondamento logico: si vedono sotto gli ombrelloni certi bikini a fiori sgargianti con cui damazze tutte nostrane insidiano, pure loro, la sicurezza del Paese. O, almeno, quella delle nostre coronarie. Dovrebbero pertanto essere vietate allo stesso modo del burqini?
CORANO STYLE
Ciononostante, e avendo ben presente i limiti e le possibili critiche a un tale provvedimento, ci pare che il divieto del costume da bagno di Allah non sia un' ipotesi da scartare a priori. Innanzitutto proprio per il profilo importante, quello della sicurezza. Infatti se è vero che è difficile immaginare un kalashnikov sotto il burqini, è vero anche che chi indossa il burqini rappresenta l' Islam che impugna il kalashnikov con una certa facilità. L' Islam, cioè, che odia l' Occidente, che lo considera depravato, corrotto, e perciò da abbattere.
Quel maxi mutandone Corano Style, infatti, è un simbolo evidente di chi non accetta la nostra cultura, e dunque non ha nessuna intenzione di integrarsi, ma vuole soltanto combatterci e sottometterci. Dunque, in questo senso, è una specie di dichiarazione di guerra esplicita. E pure orribile a vedersi.
Non va dimenticato, a questo proposito, che l' Islam non è una religione come tutte le altre. Il suo fine è la conversione degli altri, anche attraverso la forza. Dunque mettersi il burqini, così come mettersi il velo integrale, non vuole soltanto esprimere una scelta individuale, come il costume floreale della damazza nostrana: è una presunzione di purezza, di superiorità, un modo per indicare la strada sulla quale dovremo essere tutti indirizzati, volenti o nolenti, con le buone o con le spade.
È la stessa logica che fa dire ai musulmani, quando parlano liberamente, che chi si mette la minigonna è una poco di buono. Non si tratta dunque di libertà di scelta, si tratta di uno scontro tra due mondi, il nostro e il loro. Il velo o la minigonna. Il burqa o il decolleté. Il burquini o la coscia scoperta. Anche nel guardaroba, insomma, si nasconde la partita definitiva. Dobbiamo scegliere da che parte stare.
DONNE OPPRESSE
Ma vietando il burqini, dicono, si limiterebbe una libertà. Ma davvero? Davvero c' è qualcuno che pensa che le donne islamiche siano libere? Libere di scegliere? Di vestirsi come vogliono? Di indossare quello che preferiscono? Di comportarsi come meglio credono?
Nell' Islam le donne sono considerate esseri inferiori, cose, oggetti da percuotere, c' è chi racconta che durante i naufragi gli uomini pretendano di essere salvati per primi e percuotano le loro moglie per allontanarle dai soccorritori, le bambine vengono segregate in casa perché non vadano più a scuola, se le ragazze pensano di poter indossare i jeans e vivere all' occidentale vengono uccise (Hina) o rapite (Amina). Davvero, con tutto ciò, c' è qualcuno che può eleggere il burqini a simbolo della libertà?
No, almeno questo è pacifico: il burqini è uno strumento di oppressione. Simbolo evidente di una religione che non vuole e non può in nessun modo convivere con il nostro mondo. Una dichiarazione di guerra, per l' appunto, particolarmente evidente e dolorosa nei luoghi, come la Costa Azzurra, dove questa guerra ha già lasciato una lunga scia di sangue. Ma non solo lì. Per cui rilanciamo la domanda: e se lo vietassimo anche in Italia?
Forse è vero che sarebbe più una battaglia culturale che un reale strumento di difesa e di sicurezza. Ma le grandi guerre si vincono anche (oserei dire: soprattutto) con le battaglie culturali. E se queste servono a raccogliere voti e consensi, vivavvadio: finché ci sarà possibile, imam permettendo, meglio raccogliere voti e consensi che raccogliere cadaveri da deporre al cimitero.