legge bavaglio enrico costa giorgia meloni carlo nordio

MENO NOTIZIE PER TUTTI: ECCO COSA SUCCEDE CON IL “BAVAGLIO” ALLA STAMPA – SE FOSSE STATA IN VIGORE LA NORMA CHE VIETA LA PUBBLICAZIONE DELL'ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE, COME PREVISTO DALL'EMENDAMENTO DI ENRICO COSTA APPENA APPROVATO, I GIORNALI NON AVREBBERO POTUTO INFORMARE SULLE INCHIESTE PER IL CROLLO DEL PONTE MORANDI, DELLO SCHIANTO DELLA FUNIVIA DEL MOTTARONE, DELL’ARRESTO DEI COMPLICI DI MATTEO MESSINA DENARO… – PER PROTESTA, LA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA NON PARTECIPERÀ ALLA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO DELLA MELONI

1  – LEGGE BAVAGLIO, FNSI CONFERMA NO CONFERENZA MELONI DI FINE ANNO

ENRICO COSTA CARLO NORDIO

(ANSA) - Si è riunita oggi la Giunta esecutiva della Fnsi con la Consulta dei presidenti e segretari delle Associazioni regionali di Stampa per organizzare la mobilitazione, che dovrà arrivare allo sciopero generale, contro l'emendamento Costa, norma che si prefigge di censurare la stampa e limitare il diritto dei cittadini a conoscere le notizie.

 

Giovedì 28 dicembre la Federazione nazionale della Stampa, come annunciato, non parteciperà alla conferenza stampa di fine anno della premier, espressione di una maggioranza che vuole stringere il bavaglio intorno all'informazione. Lo annuncia un comunicato della Federazione. Quel giorno, invece, la Fnsi promuoverà una protesta simbolica che coinvolgerà i presidenti e i segretari delle Associazioni regionali, i cronisti e giornalisti tutti.

FNSI - FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA

 

A seguire, il 3 gennaio prossimo sarà convocata la Conferenza dei Comitati di redazione per stabilire la scansione delle azioni che dovranno portare allo sciopero generale, uno sciopero contro la censura di Stato e per rivendicare l'identità e la dignità della nostra professione. La protesta di Fnsi e Associazioni regionali di Stampa proseguirà fino allo sciopero generale con l'organizzazione di presidi davanti alle prefetture italiane. In queste azioni sarà importante essere affiancati dalla società civile e dalle organizzazioni che si battono per la carta costituzionale e la democrazia.

 

 

 

2 - DAL MEDICO DEL BOSS AL MORANDI LE NOTIZIE CHE NON AVREMMO LETTO

Estratto dell’articolo di Monica Serra per “la Stampa”

 

BAVAGLIO GIORNALISTI

La gestione dei vertici di Autostrade svelata dopo il crollo del ponte Morandi con le sue quarantatré vittime. Lo schianto della funivia del Mottarone. E poi decine di femminicidi, come quelli di Giulia Cecchettin e di Giulia Tramontano. L'arresto dei complici di Matteo Messina Denaro. È lungo l'elenco delle vicende di cronaca giudiziaria che i giornali non avrebbero potuto e non potranno raccontare se dovesse entrare in vigore l'emendamento «bavaglio» del centrista Enrico Costa.

 

[…]

 

Senza più alcun tipo di trasparenza sui motivi per cui dei magistrati chiedono e un giudice decide di privare un cittadino della cosa più importante che ha: la libertà personale. A maggior ragione, in una fase in cui le indagini sono in corso.

 

Il testo, che ha superato il vaglio della Camera, modifica l'articolo 114 del codice di procedura penale, laddove – con la riforma Orlando del 2017 divenuta legge due anni dopo con la firma di Alfonso Bonafede – vietava «la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari, fatta eccezione per l'ordinanza» cautelare.

 

enrico costa

Nell'emendamento, invece, «il divieto di pubblicazione integrale o per estratto» si allarga anche al «testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare». Quindi nei 6, 12, 18 mesi… successivi all'esecuzione del provvedimento.

 

In una situazione in cui, peraltro, grazie alla riforma Cartabia, la valutazione dell'interesse pubblico del sequestro dell'azienda che gestisce il «Cpr della vergogna» di Milano così come l'arresto ai domiciliari di moglie e suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro (accusate di spendere in alberghi e borse griffate i soldi destinati ai migranti delle loro cooperative) è demandata al capo di ciascuna procura e, in genere, a un suo sterile comunicato. Che non a caso l'ex reggente di Milano, Riccardo Targetti, nei mesi scorsi ha definito «la velina del regime».

 

[…]

 

MARTA CARTABIA CARLO NORDIO

Dopo l'arresto dell'ex capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, latitante per trent'anni, non avremmo potuto sapere come un medico massone, protagonista della vita politica di Trapani, lo abbia curato e coperto per così tanto tempo. Come lo abbiano aiutato le tante donne della sua vita. Basti pensare alle misure cautelari antimafia che coinvolgono decine di persone e ricostruiscono sistemi complessi in centinaia o migliaia di pagine.

 

Senza leggerle, un cronista dovrà raccontare le operazioni affidandosi alla ricostruzione di una parte (l'accusa) o dell'altra (la difesa) senza capire quali siano gli indizi, le testimonianze, le intercettazioni, i sequestri e il ragionamento in base al quale un giudice terzo abbia deciso di firmare quella misura.

 

Nessun giornale avrebbe potuto riportare le intercettazioni per cui, nell'inchiesta «Morandi bis», dopo il crollo del ponte, è finito ai domiciliari l'ex ad di Autostrade Giovanni Castellucci accusato di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode nelle pubbliche forniture.

 

giorgia meloni carlo nordio.

Di fatto la prima ordinanza che ha permesso di raccontare come l'azione dei manager del gruppo sarebbe stata guidata dall'esigenza di «massimizzare i profitti minimizzando i costi» e «nascondendo» i problemi quando si manifestavano con crolli o altri inconvenienti. Nessun giornale lo avrebbe potuto raccontare fino a oggi. Fino all'apertura dell'udienza preliminare.

 

[…]  se dovesse passare questo emendamento, nessun giudice illuminato sarà più disponibile a mettere a disposizione le sue ordinanze. Ma le notizie circoleranno ancora, magari sotto banco, in un sistema più «opaco» e che rischia di tutelare meno gli stessi indagati. Nonostante l'interesse dei cittadini. Come dice Costa: «È una questione di civiltà».

 

2 - MAFIA, CORRUZIONE E FEMMINICIDI TUTTE LE INCHIESTE SU CUI CALERÀ IL VELO

Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”

 

VIGNETTA ELLEKAPPA SUL PROVVEDIMENTO DI ENRICO COSTA

Ve lo ricordate Andrea Bonafede, la faccia pulita di Matteo Messina Denaro? Ecco, se la legge appena approvata dalla Camera fosse stata già in vigore lo scorso gennaio, al momento del suo arresto, di lui e della sua vita da “alias” del più grande ricercato al mondo non avreste potuto sapere quasi nulla.

Se non qualche informazione di riporto.

 

E ancora: ve le ricordate le botte alla caserma dei carabinieri Levante, a Piacenza? I carabinieri che umiliavano e derubavano gli spacciatori. E quelle alla questura di Verona? Non avreste potuto vedere una sola di quelle immagini.

 

giovanni castellucci di autostrade

Leggere una intercettazione. Conoscere la faccia brutta dello stato. E ancora: l’assalto alla Cgil, il tradimento dell’ufficiale Walter Biot, che aveva svenduto i nostri segreti ai russi. Per non parlare della cronaca nera: dell’omicidio di Giulia Cecchettin conosceremmo quasi nulla […]

 

Ecco, come avrete potuto notare in tutti questi casi — ma ce ne sarebbero migliaia da citare, ogni giorno quattro, cinque storie cruciali — non c’è nemmeno l’ombra di uno «sputtanamento mediatico» per riportare le parole dell’onorevole Enrico Costa, che sarebbe alla base della legge che vuole chiudere la cronaca giudiziaria nel nostro Paese. Ma soltanto storie di fatti la cui conoscenza ha permesso agli italiani di farsi un’idea precisa di cose importanti, di aprire dibattiti, di essere informati e dunque formati a un pensiero critico e indipendente.

 

andrea bonafede

Eppure se fosse stata in vigore la legge Costa avrebbe colpito anche tutte queste storie, condannando gli italiani a non sapere e i giornalisti a violare la legge per fare il proprio mestiere. Cioè informare. Tra gli esempi non ci sono, volutamente, casi di arresti di colletti bianchi.

 

[…]

 

Il punto è che, quando e se la norma diventerà effettiva, oltre a non sapere si rischierà di “sapere male”. Permettere ai giornalisti di rendere nota l’ordinanza di custodia cautelare — un atto è bene ricordarlo che passa da una richiesta di un pm ma che è firmato da un giudice — è infatti uno strumento prima di tutto a garanzia degli imputati.

 

Perché mette nelle condizioni chi scrive e chi legge di sapere esattamente come stanno le cose: non raramente, infatti, i giudici non accolgono tutte le richieste della Procura, ridimensionano le condotte, le inquadrano secondo quelli che ritengono giusti canali.

 

FUNIVIA DEL MOTTARONE

«Una norma di questo tipo», spiega Giovanni Zaccaro, segretario di Area, la corrente della magistratura finita sotto accusa dal governo Meloni, «non solo non serve a niente ma può essere dannosa: non serve a garantire la riservatezza degli indagati perché comunque la notizia dell’arresto può essere diffusa. Ma ha l’effetto di peggiorare la situazione. I diritti degli arrestati si tutelano con la trasparenza, perché non tutti i fatti sono uguali e non tutti i reati sono gravi allo stesso modo».

 

[…]

 

GIOVANNI ZACCARO

Proprio per questo motivo alcuni uffici giudiziari — da Perugia a Brindisi, passando per Potenza — avevano stilato un disciplinare secondo il quale i giornalisti, a proprie spese, potevano richiedere copia degli atti ostensibili, cioè noti alle parti. E lo avevano fatto sulla base della legge e in particolare di una circolare del procuratore generale della Cassazione dell’aprile del 2022 che «riteneva configurabile un legittimo interesse dei giornalisti a ottenere copie di atti non più coperti dal segreto». […]

ENRICO COSTA

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