erasmus bus spagna

“MI SONO ADDORMENTATO” - L’AUTISTA DELLA STRAGE ERASMUS AMMETTE il COLPO DI SONNO, ADESSO È INDAGATO PER 13 OMICIDI COLPOSI - NEGATIVO ALL’ALCOL E ALLA DROGA, L’AUTOBUS ERA NUOVO E REVISIONATO - IL PADRE DI UNA VITTIMA: “ASSURDO METTERSI ALLA GUIDA ALLE 4 DI NOTTE”

Roberta Catania per “Libero Quotidiano”

 

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«Mi dispiace, mi sono addormentato»: avrebbe detto l' autista del pullman a bordo del quale viaggiavano le 13 ragazze vittime dello scontro in Catalogna, che ha fatto anche 34 feriti, dei quali 6 italiani. L' uomo, 63 anni, negativo ai test per alcol e droga, ma comunque indagato per 13 omicidi colposi «per imprudenza», secondo il quotidiano spagnolo La Razon si sarebbe sfogato con le prime persone accorse sul luogo del tragico scontro lungo l' autostrada Ap-7, la Valencia- Barcellona, all' altezza di Freginals, vicino Tarragona. Lo schianto avviene alle sei di domenica mattina e, tra le urla dei feriti incastrati nelle lamiere, il conducente dell' autobus non ce la fa a tenersi quel peso sulla coscienza.

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Ancora non c' è il bilancio delle vittime, tredici studentesse Erasmus (sette italiane, due tedesche, una romena, una uzbeka, una francese e una austriaca), ma quell' uomo capisce subito di avere fatto una carneficina. Lo strazio non gli permette di tacere: a vigili del fuoco, medici e infermieri pare abbia confessato subito di «essersi addormentato», ripetendo «mi dispiace». Un' ammissione che collima alla perfezione con la dinamica dell' incidente: il bus inizia a deviare verso destra, struscia la fiancata contro le protezioni del guardrail, evidentemente svegliando l' uomo che si era assopito al volante, il quale sterza violentemente a sinistra.

 

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Così forte da sfondare la carreggiata e travolgere un' auto con due persone a bordo, per fortuna solo ferite. Il pullman, invece, si cappotta su un fianco. Su quel lungo automezzo, quinto e ultimo della carovana che era partita alle 4 da Valencia e stava riportando gli studenti a Barcellona dopo avere assistito alla Fiesta de Las Fallas, c' erano 57 ragazzi tra i 19 e i 23 anni. «Dormivamo tutti», ha raccontato uno dei feriti, «perché nessuno aveva chiuso occhio da quando eravamo partiti, all' alba di sabato da Barcellona. All' improvviso, è stato tutto un girare e cadere», prosegue il sopravvissuto, «la gente gridava e piangeva. Ci siamo sentiti perduti, tutto era buio. E' stato orribile».

 

Secondo il giornale La Vanguardia, a salvare molti passeggeri è stata la cintura di sicurezza. Le ragazze morte però, nonostante qualunque accortezza, non hanno avuto scampo perché sedevano vicino al finestrino, nel lato sinistro del pullman, e sono state schiacciate contro l' asfalto quando il veicolo si è rovesciato proprio da quella parte.

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Il padre di Serena Saracino, morta sul colpo ma che per 24 ore hanno dato come ferita in ospedale, rendendo ai familiari ancora più insopportabile una tragedia già di per sé straziante, ieri, dopo il riconoscimento in obitorio,a Tortosa, si è sfogato: «Me l' hanno schiacciata, vedeste come è stata ridotta. Quello che ora chiedo», ha aggiunto Alessandro Saracino, medico di base di Settimo Torinese, «è che queste cose non accadano mai più, gli spostamenti di questi giovani, che sono la nostra speranza e il nostro futuro, devono avvenire in sicurezza, con mezzi in buone condizioni e non alle 4 di mattina e con autisti forse stanchi. Non è colpa di nessuno, ma non è possibile che giovani che vengono in un Paese amico come la Spagna per studiare perdano la vita in questo modo così assurdo».

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Qualcuno attribuisce la colpa al fatto che la società dei pullman non aveva dotato nessuno dei 5 mezzi di un secondo autista che desse il cambio. In Spagna però, questo obbligo non c' è, a differenza dell' Italia. Per gli standard iberici era perciò tutto in regola: la polizia ha riscontrato che le tappe obbligatorie erano state rispettate e il pullman Mercedes, oltre a essere quasi nuovo, era anche stato recentemente revisionato.

 

Del resto la gita era «20 euro tutto compreso» ed era impossibile farci rientrare anche un pernottamento. Il volantino era chiaro: «Partenza alle 6.15 di sabato da Barcellona, arrivo alle 11 a Valencia, dalle 14 in poi festa, con paella, bevande e balli inclusi, alle 3.30 domenica ritorno, per dormire in autobus». Ma pensare di fare 700 chilometri in meno di 24 ore è stato un azzardo, tanto che fra le clausole inserite nel format di iscrizione per andare alla festa di Valencia dall' associazione di studenti c' era anche quella di «declinare ogni responsabilità da incidenti o lesioni».

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Un vero e proprio incidente, come dice lo stesso Saracino, che non ha più una figlia. Un colpo di sonno, sul quale però il tuttologo Roberto Saviano non rinuncia a intervenire, mettendo sotto accusa il sistema dei trasporti e innalzando su un piedistallo chi, come lui, è ex studente Erasmus: «Noi siamo rimasti colpiti più di altri da questa tragedia». Una castroneria che sul sito di Repubblica tv scatena perfino il disappunto dei fan: «Tutti siamo rimasti colpiti», scrive Wolf 91, «a cominciare da chi ha figli a chi ha perso un congiunto in un incidente stradale».

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Il tragico incidente della Catalogna difficilmente bloccherà il progetto Erasmus a cui, dal 1987, hanno partecipato 350mila studenti. E il 10% di coloro che vanno in Europa, scelgono proprio la Spagna. Dall' Italia, solo l' anno scorso ne sono partiti 9mila. E nonostante la demonizzazione che oggi sta subendo, il progetto difficilmente si arenerà. Nonostante gli sproloqui di Saviano, in un giorno in cui sarebbe stato più rispettoso tacere.

 

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