scheletro spiaggia latina

UN MISTERO AL DENTE – È DI UN UOMO SULLA CINQUANTINA LO SCHELETRO TROVATO SULLA SPIAGGIA DI LATINA: SUL CORPO NON C’ERANO SEGNI DI VIOLENZA MENTRE IL DECESSO POTREBBE ESSERE AVVENUTO DUE SETTIMANE FA – MA LA CHIAVE DEL GIALLO È TUTTA NEI DENTI E NELLA MANO SINISTRA: NELL’ARCATA DENTALE È STATA TROVATA UNA PROTESI CON QUATTRO DENTI D’ORO. POI C’È LA MANO, L’UNICA PARTE CONSERVATA MEGLIO CHE POTREBBE…

Vittorio Buongiorno per "il Messaggero"

 

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E' lo scheletro di un uomo, «con un alto grado di approssimazione», quello trovato domenica a Latina sulla spiaggia di Foce Verde. Età 45-55 anni. Carnagione presumibilmente bianca. L' autopsia effettuata ieri pomeriggio all' obitorio di Cisterna ha fornito i primi riscontri ma non si è conclusa: al medico legale e alla Scientifica servirà una seconda seduta prima della fine della settimana per chiarire due punti essenziali che potrebbero portare all' identificazione del cadavere senza nome buttato sulla spiaggia a nord del capoluogo pontino dalla mareggiata insieme ad un raccolto di rape bianche.

 

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LA CHIAVE DEL GIALLO Si punta tutto sui denti e sulla mano sinistra. «Nell' arcata dentale - spiega il capo della Mobile, Giuseppe Pontecorvo - è stata trovata una protesi con quattro denti d' oro. Speriamo che qualcuno sappia qualcosa di questo particolare e si faccia avanti». Poi c' è la mano. E' l' unica parte conservata del cadavere. Ieri pomeriggio il medico legale Cristina Setacci con tre agenti della Polizia scientifica della Questura di Latina hanno tentato di prendere le impronte digitali da quella mano e sono stati a un passo dal riuscirci.

 

Durante l' esame hanno tentato di asciugare i tessuti così da poter procedere al prelevamento delle impronte, passando il rullo e premendo i polpastrelli sulla carta, ma il tentativo è fallito.

Serve altro tempo. I tessuti devono essere completamente asciutti e ci vorranno giorni.

 

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IL LUOGO DEL DECESSO Il particolare del braccio e della mano che sono in uno stato di conservazione migliore rispetto a tutti gli altri arti potrebbe essere utile anche per individuare il punto dove l' uomo è morto. L' ipotesi è quella di uno dei pennelli, le scogliere perpendicolari alla spiaggia che si protendono in mare in quella zona. Sono formate da massi irregolari, con ampie intercapedini tra una pietra e l' altra. Il cadavere, è una delle ipotesi, potrebbe essere rimasto incastrato tra i massi impedendo in questo modo alla fauna di attaccare i tessuti del braccio, della mano e di parte del torso come è accaduto per le gambe, per il braccio destro e parzialmente per il cranio.

 

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NESSUNA VIOLENZA Sullo scheletro non sono stati trovati segni di violenza e neppure né segni particolari come precedenti fratture. Altri esami serviranno però in particolare sulla dentatura della vittima, anche se per capire dalle otturazioni il paese dove è vissuto l' autopsia non basterà: servirà una perizia odontoiatrica. Sarà una strada che il pm Marco Giancristofaro percorrerà solo se tutti gli altri tentativi non saranno serviti a identificare il cadavere.

 

LA DATA DELLA MORTE Il medico legale e gli agenti della scientifica hanno ristretto di molto l' arco temporale del decesso. Si parla di settimane.

Probabilmente quindici giorni.

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Uno degli investigatori arrivati tra i primi sul posto aveva detto con sicurezza: due settimane. L' autopsia lo ha confermato.

 

LA DELUSIONE Ma questo particolare rigetta nella disperazione la famiglia di Valter Donà, l' uomo inghiottito da una voragine lungo la Pontina nel dicembre del 2018 alle porte di Terracina quando una volta uscito dalla sua auto l' uomo fu travolto dall' onda di piena che aveva fatto crollare la Statale sparendo nel fango. Da allora il suo corpo non è mai più stato ritrovato.

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Da allora, dopo minuziose ricerche lungo il canale fino alla foce, si è ipotizzato che l' acqua lo abbia trascinato in mare. Ieri mattina la famiglia, attraverso l' avvocato Mosa, aveva preso contatti con la Questura e con la Procura per chiedere la comparazione del dna nella speranza di poter dare sepoltura al loro congiunto. Ma alla luce dei primi risultati dell' autopsia lo scheletro ritrovato a Foce Verde non appartiene a Donà.

 

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LE ALTRE IPOTESI Sui resti non sono state trovate tracce di tessuti, ma non è detto che l' uomo al momento della morte fosse nudo: dopo giorni di permanenza in mare i pesci sono in grado di far sparire tutto. Discorso analogo per i capelli. Non ne sono stati trovati, ma per lo stesso motivo non è detto che fosse calvo. Né, a quanto risulta, sono stati trovati resti di cibo utili a capire cosa avesse mangiato prima di morire. Insomma, una strada in salita.

 

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Anche le verifiche degli agenti della squadra mobile della Questura di Latina sulle persone scomparse non hanno dato certezze. Gli accertamenti si sono allargati alla costa romana e all' entroterra pontino, Aprilia a Cisterna, ma per ora senza riscontri.

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