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PARCHEGGI SELVAGGI, FURTI E INCIDENTI: A ROMA LA SITUAZIONE DELLA MOBILITÀ ALTERNATIVA E' UN’EMERGENZA – NELLA CAPITALE CI SONO 14MILA MONOPATTINI, 5.500 BICICLETTE E 2.700 SCOOTER, CON QUASI UN MILIONE DI ROMANI CHE SI SONO ABBONATI AI SERVIZI OFFERTI DA 7 SOCIETÀ DIVERSE, PER UN GIRO DI AFFARI DI QUASI 20 MILIONI ALL'ANNO - L'ASSESSORE ALLA MOBILITÀ, EUGENIO PATANÈ: “ORA C'È BISOGNO DI REGOLE E IN TEMPI RAPIDI”

F. Pac. per "il Messaggero"

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In via Cavalleggeri, di fronte alla basilica di San Pietro centro massimo della Cristianità, ecco cinque monopattini appoggiati uno dietro l'altro su un muraglione. Nella zona di Fontanella Borghese chi li ha utilizzati non ha avuto la stessa grazia: buttati per terra con tale violenza che i mezzi appaiono intrecciati, sembrano un'installazione di arte contemporanea. 

 

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Sempre nel salotto nobile della Capitale, a via del Babbuino, il due ruote è parcheggiato tra le strisce pedonali e la fine del marciapiede, per la gioia di anziani e mamme con passeggini. Ma l'apoteosi si raggiunge a Prati, a via Silla: qui ci sono un monopattino e una bicicletta (sempre di quelle della flotta sharing) adagiati uno sull'altra e tenuti in piedi da un cartello di divieto di sosta. Scene ordinarie e quotidiane di quella giungla della micromobilità che è diventata Roma. 

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Sì, perché il futuro sarà anche un'app unica per scegliere se muoversi più velocemente con bus, taxi o un mezzo noleggiato in sharing, ma il presente è il caos più assoluto dove i forzati della Mobilità dolce (termine molto in voga durante l'era Raggi) sfrecciano su queste due ruote incuranti delle norme basilari del codice della strada: si viaggia persino in due o in tre, non si rispettano i sensi di marcia e soprattutto si lasciano i mezzi dove capita. 

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I DISAGI 

La mobilità alternativa sta diventando un'emergenza a Roma. Ma se è vero che gli incidenti gravi si ripetono quotidianamente (lo scorso anno sono stati almeno quindici al mese), le multe non hanno superato le 700 unità. Perché i vigili, su questo fronte, dicono di avere pochi strumenti a disposizione. Una situazione così esplosiva, che l'assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè, non fa fatica a dire: «Parliamoci chiaro: è finita la fase 1, quella necessaria a far capire ai romani che lo sharing è una risorsa e un'alternativa all'auto privata. Ora c'è bisogno di regole e in tempi rapidi». 

 

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Per la cronaca, Patanè ha anche disposto delle linee guida (evitare la circolazione nelle arterie a scorrimento veloce, parcheggiare solo in appositi stalli, ridurre il numero degli operatori) ma la commissione capitolina incaricata di scrivere il regolamento, da quasi due mesi tiene fermo il testo che potrebbe scontentare gli aficionados delle due ruote. Bastano i numeri per capire perché la città è diventata più congestionata nell'ultimo biennio. 

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Sul fronte dell'offerta in sharing, ci sono 14mila monopattini, 5.500 biciclette e 2.700 scooter, con quasi un milione di romani che si sono abbonati ai servizi offerti da 7 società diverse, per un giro di affari di quasi 20 milioni all'anno. Grandezze in fondo compatibili con una capitale da quasi tre milioni di residenti e 1.285 chilometri quadri, se non fosse che monopattini e bici sono concentrati in Centro e nelle zone limitrofe. Senza contare che gli stalli di parcheggio dedicati sono una decina, contro i 200 di Milano e il migliaio di Parigi. 

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Virginia Raggi, dopo aver aperto le porte ai vettori, ha anche provato a fare una stretta. Certo, è stata creata con le compagnie una piattaforma per la geolocalizzazione con il Gps e vietata la sosta davanti ai principali monumenti, anche facendo continuare a pagare gli utenti poco virtuosi. Ma a poco è servita questa stretta, anche perché queste regole sono applicate in poche parti del Centro. Per il resto della città vige il caos. Su due ruote. 

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