MADRE CONTRO FIGLIA - IL RAPPORTO TRA MARELLA CARACCIOLO E MARGHERITA AGNELLI SI DETERIORO’ CON L’ACCORDO DI GINEVRA DEL 2004 CON CUI VENIVA DIVISO L’IMPERO DELL’AVVOCATO: LA FIGLIA AVEVA CAPITO CHE DA QUELL’INTESA ERANO STATA TENUTA FUORI LA MAGGIOR PARTE DELLE RICCHEZZE DI GIANNI AGNELLI - IL CORDONE DI CONTROLLO INTORNO A MARELLA, L’IMPOSSIBILITA’ DI PARLARE CON LEI, IL SOSPETTO CHE QUALCUNO VOLESSE TENERE LE DUE DONNE LONTANE - E IL GRAN RIFIUTO DI MARGHERITA DAVANTI AL REGALO “DI PACE” DELLA MADRE (UN BORSA) AL CUI INTERNO C’ERA UN BIGLIETTO CON SU SCRITTO…
MARGHERITA AGNELLI E MARELLA CARACCIOLO
Gigi Moncalvo per “la Verità”
C'è un episodio che si può definire «crudele» che riguarda uno degli ultimi rapporti diretti tra donna Marella e Margherita. Risale al 26 ottobre 2017. È il giorno del sessantaduesimo compleanno di Margherita. Sua madre, che ha più di 90 anni, decide di farle un regalo, cosa che non avveniva da anni. Probabilmente pensa possa essere l'ultima volta che può fare gli auguri alla sua unica figlia rimasta in vita. Il regalo è una borsetta a mano color cuoio con cuciture a vista e il logo LP (Loro Piana) su un bottone di metallo e smalto che fa da chiusura.
marella agnelli john elkann margherita
La borsetta è racchiusa nella scatola originale, che ha lo stesso colore del regalo e degli interni blu. Sotto la carta velina bianca viene appoggiata all'interno del pacchetto una piccola busta bianca con una elegante scritta a penna in basso a destra: «Margherita». E sotto: «s.p.m.», sue proprie mani. La busta contiene un foglio. È un disegno di colore rosso vergato con un pennarello a punta fine. Si tratta di un grande cuore i cui contorni sono stati probabilmente ricalcati dalla persona che in quel momento era vicina a Marella, la stessa che ha scritto il nome sulla busta in bella calligrafia.
gianni agnelli con la moglie marella e i figli edoardo e margherita
Lo si deduce dal fatto che il cuore è disegnato con un tratto sicuro e nitido mentre il resto del biglietto è scritto con una calligrafia incerta che rivela il tremore causato dal morbo di Parkinson di cui soffriva Marella. In alto a destra c'è una piccola scritta: «Ottobre 26». Deve essere costata molta fatica a Marella poiché è divisa in tre parti con una piccola spaziatura: «otto», «bre2», «6».
Ciò che crea emozione sono i segni racchiusi all'interno del cuore. In basso c'è un altro piccolo cuore, ma è spezzato a metà, con i contorni tremolanti e con una freccia che lo trafigge obliquamente. C'è una scritta sopra il cuore spezzato: «Hai Hai», come un grido di dolore. Accanto ci sono dei punti rossi, così come sotto il cuore più piccolo, quasi che si trattasse di stille di sangue. Una invocazione di aiuto? Un cuore che sanguina da anni? Un dolore infinito espresso con un disegno che non lascia dubbi?
Un'ultima speranza di pace? Non è dato conoscere le intenzioni di Marella Caracciolo, ma il suo gesto rimane. Il fatto è che le possibilità di contatto per madre e figlia sono state rese quasi impossibili dallo strettissimo controllo da cui è circondata Marella. Sono stati cambiati il personale di servizio, il medico che può entrare in casa, le infermiere.
MARGHERITA AGNELLI E JOHN ELKANN
C'è il divieto assoluto di passarle alcuna telefonata, la cameriera personale deve informare subito «l'Ingegnere» in caso di telefonate di Margherita Agnelli, la posta è sottoposta a un rigido controllo. Margherita si era accorta di questo «isolamento» nel periodo delle vacanze estive trascorse a Samaden, in Svizzera.
La figlia si trovava a pochi chilometri dalla località dove soggiornava Marella, aveva più volte telefonato senza che gliela passassero, ma si era trovata di fronte a rifiuti molto netti. Margherita aveva anche tentato di avvicinarsi alla residenza di Marella, ma il perimetro della villa era controllato dalle auto di un servizio di sicurezza privato. Margherita fu portata a pensare anche all'ipotesi più probabile: che fosse la madre a non volerla incontrare.
Venne giocata anche l'«arma» dei nipoti de Pahlen che volevano andare a trovare la nonna e la cercavano al telefono, ma anche per loro non ci fu modo di avvicinarsi. Un'atmosfera di dubbio, dunque: è Marella che non vuole avere contatti con noi, o qualcuno glielo impedisce?
Una cosa è certa e l'episodio della borsetta lo dimostra: Marella aveva cercato di forzare il blocco. L'invio di quel pacchetto, attraverso una persona fidata che l'aveva portato a Torino, ne era la prova. La scatola viene consegnata a un signore che cura gli affari di Margherita in Italia e periodicamente parte per Allaman a bordo di un'Alfa Romeo Giulia Q4 con autista.
È lui a consegnare la scatola alla contessa de Pahlen. Lo fa nella villa sul lago Lemano. Mentre si avvia alla macchina per ripartire, l'avvocato dice all'autista di portargli quel pacco: «C'è questo regalo da parte di sua madre». Margherita lo apre, sposta la carta velina, vede la borsa, non la solleva neanche, chiude immediatamente il coperchio di cartone: «Lo restituisca», dice. Poi si rivolge all'autista: «Lo rimetta nel baule».
L'avvocato rimane stupefatto, saluta e si mette in viaggio per Torino. Quando arriva a casa porta con sé quella scatola, solleva il coperchio, guarda la borsa e, sollevandola, si accorge del biglietto celato sul fondo. La busta è aperta, legge e guarda quel messaggio, ne resta colpito e ripensa a quel rifiuto sdegnoso di Margherita. Torna ad Allaman un altro paio di volte e, dopo due mesi, la padrona di casa gli chiede a bruciapelo: «L'ha poi consegnato quel pacco?». «No», risponde l'avvocato. «Forse ha fatto bene».
E l'argomento è chiuso per sempre. In quegli ultimi mesi del 2017 non bisogna dimenticare qualcosa di ben più grave che Margherita stava per mettere in atto contro sua madre nonostante l'avvicinarsi della morte. La ferita lasciata aperta 13 anni prima dall'accordo di Ginevra stipulato da madre e figlia, avevano lasciato segni indelebili. La figlia si era convinta di essere stata pesantemente «raggirata» - questo il termine che usava abitualmente - e che sua madre non si fosse fatta scrupolo di impedirlo.
Margherita era furibonda soprattutto poiché il suo desiderio di «avere la pace», come aveva scritto in calce all'accordo spiegando qual era la ragione principale per cui firmava, nonostante «ai miei occhi certe cifre non sono conformi alla realtà» - non era stato rispettato, anzi era stato palesemente calpestato. Si trattava di una serie di episodi che potrebbero sembrare di poco conto, ma il giudizio cambia se si pensa che ad aspetti di tipo economico se ne aggiungevano altri, di tipo famigliare.
Uno dei primi motivi che la portarono a dubitare del comportamento di sua madre e a cancellare l'attenuante che anche lei fosse stata «turlupinata» non tardò ad arrivare. Dopo la firma degli accordi di Ginevra si sbloccò anche la parte italiana del testamento. Gianni Agnelli, infatti, oltre ai beni immobili lasciati in nuda proprietà alla figlia con l'usufrutto alla vedova, aveva lasciato una serie di beni in Italia il cui dettaglio era contenuto nel «memorandum» stilato dal commercialista Gianluca Ferrero che illustrava la situazione «alla data del decesso».
L'elenco riguardava: liquidità e titoli (250,434 milioni di euro), natanti (lo Stealth con relativo tender, valutati 3,4 milioni, e l'F100 con la barca di servizio Vulture, 5 milioni), mezzi mobili (15 auto e furgoni, sette ciclomotori, tre trattori agricoli e un rimorchio: totale 20.000 euro). E infine la voce «crediti vari»: 5,342 euro di arretrati dal Senato, la polizza vita con Ina Assitalia stipulata da Palazzo Madama, il Progetto Tulip, cioè 848.000 euro relativi al denaro restituito dal cantiere tedesco che aveva ricevuto un acconto per la costruzione della nuova barca dell'Avvocato.
Tra le passività due sole voci: 612.336 euro per le fatture ancora da pagare alla data del decesso e 1,4 milioni per la fine dei lavori che il defunto si era impegnato a realizzare per donare al Comune di Villar Perosa una nuova scuola materna.
Calcolando l'evoluzione del capitale della Dicembre società semplice, la valutazione delle quote del defunto, sottratto l'aumento di capitale dell'Accomandita Giovanni Agnelli sapaz riferito alle due eredi, risultava che Gianni Agnelli aveva lasciato alle due eredi, limitatamente ai beni in Italia, un totale di 216.875.792,52 euro (escluso il valore dei quattro immobili). In sostanza a ciascuna delle due eredi toccavano poco più di 108,437 milioni di euro. Una cifra ridicola se si pensa all'ammontare delle successioni, con relative liti giudiziarie, di altri personaggi che hanno riempito le cronache.
margherita agnelli e gianni agnelli
Ad esempio, il finanziere Danilo Fossati (inventore del Doppio brodo Star), Luciano Pavarotti (circa 300 milioni più un trust nel Delaware, numerosi immobili a New York e Montecarlo, l'incalcolabile diritto di sfruttamento delle sue esecuzioni); Gianni Baget Bozzo (una ventina di milioni); Renato Guttuso, Alberto Burri, Carmelo Bene, Giorgio Bassani, Oriana Fallaci e Lucio Dalla, per finire con Alberto Sordi, il cui patrimonio era di 50 milioni. Possibile che Gianni Agnelli avesse lasciato una somma pari solo a quattro volte quella dell'attore romano?
margherita agnelli e gianni agnelli 1
Anche per queste ragioni, Margherita, dopo aver ricevuto i conteggi sul valore dei beni del padre in Italia, rifiutò di firmare l'accettazione del testamento e pose una condizione: «Prima di tutto andiamo a vedere che cosa c'è "fuori'"». Ciò significava due cose: «fuori» dal testamento italiano, e «fuori» dall'Italia, cioè nascosto al di là del confine con la Svizzera. (4. Continua)
Gianni Agnelli con Marella Edoardo, Marella e Gianni Agnelli MARELLA GIANNI AGNELLIMARELLA GIANNI AGNELLI