"NIENTE PIGIAMA IN CASA E VIETATO BERE ZABAIONE O VIN BRULÈ: È UN ATTEGGIAMENTO DA VECCHI" - LE REGOLE CHE UN MARITO DI TORINO AVEVA IMPOSTO ALLA MOGLIE. L'UOMO È STATO CONDANNATO A TRE ANNI CON L'ACCUSA DI STALKING E MALTRATTAMENTI - IL CONIUGE VIETAVA ALLA DONNA DI MANGIARE CARNE DI CAVALLO AL SANGUE O DI METTERE DEL LIQUORE NEL GELATO E LE INTIMAVA DI NON "SPRECARE" LE BRICIOLE DEL PANE. INOLTRE, DOVEVA MANGIARE ANCHE LA PELLE DEL SALAME. DOPO CENA LA MOGLIE NON POTEVA RIPOSARSI SUL DIVANO, MENTRE LUI LAVAVA I PIATTI - UNA VOLTA LE MINACCE DIVENNERO PERCOSSE E...
(ANSA) - Aveva imposto alla moglie delle regole che andavano dal non stare in pigiama in casa la domenica "perché era segno di pigrizia" al non bere zabaione o vin brulè "perché era un atteggiamento da vecchi". Protagonista è un manager del Torinese, condannato il 10 settembre scorso dal tribunale di Torino a tre anni di reclusione, sostituiti con detenzione domiciliare, per stalking, maltrattamenti, danneggiamento e accesso abusivo alla mail della ex.
Nelle motivazioni, depositate lo scorso dicembre e firmate dal giudice estensore Milena Chiara Lombardo, come anticipato oggi dal Corriere di Torino, c'è l'elenco delle regole imposte dal marito alla donna e che, secondo il tribunale, ne tratteggiano "l'atteggiamento controllante, umiliante e aggressivo". Tra queste il divieto di mangiare carne di cavallo al sangue, di mettere il liquore nel gelato, di sedersi sul divano la sera a riposare mentre il marito lavava i piatti, unica attività domestica di cui l'uomo si occupava "perché non voleva acquistare una lavastoviglie".
Durante le udienze del processo era emerso che la donna era continuamente sottoposta a rimproveri e critiche mortificanti anche con riguardo alla sua capacità genitoriale e all'aspetto fisico. Poi non doveva sprecare le briciole quando spezzava il pane, non appoggiare i gomiti sul tavolo, del salame doveva mangiare anche la buccia. I maltrattamenti, talvolta, sfociavano nelle percosse.
Fu dopo aver ricevuto un referto medico da un pronto soccorso che la procura di Torino, nel 2022, aprì d'ufficio un'inchiesta, grazie alla donna che denunciò il marito. La pm Chiara Canepa aveva chiesto una condanna a cinque anni di carcere.