LA RICONOSCETE 'STA BELLA PATATONA? - LA BOMBASTICA MODELLA HA PARLATO DELLA SUA INFANZIA NELLA MANCIURIA SOVIETICA: "LAVORAVAMO UN PO’ TUTTI. SE VOLEVI MANGIARE LE PATATE, DOVEVI ESSERE CAPACE DI COLTIVARLE. SOLO ANNI DOPO HO SCOPERTO CHE C’ERA CHI LE COMPRAVA AL SUPERMERCATO" - "MIO PADRE FACEVA IL MINATORE, QUANDO È MORTO AVEVO 14 ANNI: A QUEL PUNTO SONO DIVENTATA L’UOMO DI CASA. PER QUESTO HO SEMPRE AVUTO UN RAPPORTO COMPLICATO CON IL MIO..."
Estratto dell'articolo di Giovanni N. Ciullo per www.repubblica.it
Nel gennaio del 1986 gli abitanti di Dal’negorsk, nella Manciuria sovietica, videro in cielo una palla rossastra. La sfera si muoveva parallelamente al terreno e non produceva rumore. Finché cadde sulla cima di un monte: la luce provocata dall’impatto fu descritta come una foresta in fiamme e l’episodio passò alla storia come il primo Ufo avvistato in Russia.
[…] Tutto questo mentre un po’ di chilometri a sud, al confine con il Kazakistan e alle pendici dei Monti Urali, un minatore di carbone tartaro e una maestra di musica festeggiavano la nascita della loro secondogenita. La protagonista di questa storia.
Sorride divertita, Irina Shayk, per la bizzarra concomitanza di eventi. Oggi è a New York, tornata da impegni di lavoro in Europa e vacanze italiane. Ripensare all’infanzia nel suo Paese d’origine però non le dispiace:
«Ero una bambina entusiasta, in un piccolo villaggio, una famiglia semplice. Avevamo un giardino, dove lavoravamo un po’ tutti. Se volevi mangiare le patate, dovevi prima essere capace di coltivarle. Solo anni dopo ho scoperto che c’era chi le comprava al supermercato. Per questo posso dare consigli utili sulle piantine di pomodoro a chi me li chiede. Ho imparato tante cose allora, soprattutto a sopravvivere. A volte non avevamo l’acqua calda, ma ce la cavavamo. Mia mamma detesta quando dico che vivevamo con poco, da buona ragazza russa orgogliosa. Dice che siamo sempre stati bene e ha ragione. La verità è che eravamo felici, perché eravamo una famiglia unita».
Allora i suoi sogni erano solo troppo grandi, impronunciabili ad alta voce come il suo vero cognome. Perché Irina Šajchlislamova certamente non poteva immaginare di diventare un giorno una delle supermodelle più quotate del Pianeta, […] compagna di un 5 volte Pallone d’Oro del calcio come Cristiano Ronaldo e poi di un hollywoodiano 12 volte candidato a un premio Oscar come Bradley Cooper (nonché padre di sua figlia Lea). Qualcosa, però, la sapeva già: «Dovevo farcela».
E si può dire che ce l’ha fatta.
«Sono stata fortunata, lo so. Io ci ho messo la determinazione, se faccio una cosa la faccio al 100%. È vero: non immaginavo questo tipo di lavoro e carriera. Quando avevo 14 anni mio papà è morto all’improvviso. Mia mamma aveva 2 figlie da crescere da sola, non è stato facile. Io ho studiato musica, poi marketing. Ma quando mi è arrivata questa possibilità, tramite una scuola di bellezza e un casting “involontario”, l’ho colta. E così ho potuto aiutare la mia famiglia, vivere bene. E ne sono grata».
[…] Nonostante l’intervista alle 9 del mattino è anche di buonumore… […] Vale anche per la società e il momento storico che viviamo?
«Touché. Ci sono giorni in cui non voglio leggere le notizie. Ovviamente mi piace essere informata, ma rischiamo di esserne sopraffatti. Prendete la Russia: la amo, ma in questo momento non potrei immaginare per un istante di tornarci. Mia mamma e mia sorella vivono lì, venire negli Usa per loro è complicato, per fortuna riusciamo a vederci in Europa».
E se Lea le chiedesse: “Mamma, dove sta andando il mondo?”.
«I bambini oggi scoprono molte cose tra scuola, amici, web. Crescono con telefonini, computer, social network, videogames. Non conoscono la noia. Io non avevo niente, solo una tv in bianco e nero che la maggior parte del tempo neanche funzionava. Eppure, ripeto, ero felice. Nonostante ciò penso che la cosa più importante da insegnare alle nuove generazioni sia di essere gentili e amabili. Di ricordarsi che non sappiamo mai che cosa stanno vivendo gli altri, ogni giorno della loro vita».
cristiano ronaldo e irina shayk
[…] È vero che il rapporto con la femminilità e il suo corpo non è sempre stato dei migliori?
«C’era qualcosa che non mi apparteneva. Quando papà è morto mi sentivo come se fossi io l’uomo di casa. Poi ho imparato ad amarmi per come sono: conosci la tua pelle, diventi più sicura. Penso sia umano».
Non vogliamo chiederle degli uomini della sua vita, ci piacerebbe però capire come distingue l’Irina pubblica da quella privata...
«E io vi ringrazio: la vita privata è tale perché resta privata. Se uno vuole renderla pubblica, lo fa. A me sta a cuore però soprattutto la privacy dei bambini, dei figli che non hanno scelto di stare sotto i riflettori. Un Paese veramente democratico dovrebbe pensare alla loro libertà». […]
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