“LA MINISTRA FRANCESE MARLÈNE SCHIAPPA SU PLAYBOY? È QUEL CHE IN ITALIA È LA FARINA DI GRILLI, LA CARNE SINTETICA, IL LICEO DEL MADE IN ITALY: UN DIVERSIVO” - MARIA LAURA RODOTA’: “PER ALCUNI SONO SCARAMUCCE DI UNA GUERRA CULTURALE; PER ALTRI SONO UNA DIVERSIONE MEDIATICA CHE DISTOLGA DAL PNRR MALMESSO, DALLA RIFORMA FISCALE, ECC... IN ITALIA FORSE HANNO RAGIONE TUTTI. IN FRANCIA, SCHIAPPA SU PLAYBOY SEMBRA DAVVERO UN DIVERSIVO. O UN INTERMEZZO, PIÙ CHE SEXY, COMICO. LA GUERRA CULTURALE NON LA FA IL GOVERNO, LA FANNO I MANIFESTANTI NELLE CITTÀ E NELLE CAMPAGNE FRANCESI. CI SONO PROTESTE ANTICHE E BISOGNI NUOVI, E NON SI CAPISCE COME SI EVOLVERÀ, ALTRO CHE SCHIAPPA…”
Estratto dell’articolo di Maria Laura Rodotà per https://www.lastampa.it
È più vecchia una rivista di donne quasi nude che sa di anni Sessanta-Settanta (tipo Playboy, anzi Playboy) o la polemica su una ministra che si fa mettere in copertina? Vestita, per di più. Nel 2023. In Francia poi. Dove Marlène Schiappa […] da giovedì 6 aprile sarà nelle edicole e online sulla copertina del Playboy francese […]
Schiappa avrà un abito bianco lungo, l’intervista sarà sui diritti delle donne […] Invece «La presenza di un membro del governo in una rivista erotica nel pieno delle storiche contestazioni contro la riforma delle pensioni suscita sempre più critiche», si è letto su Liberation. Anonimi colleghi di governo hanno rilasciato anonime dichiarazioni indignate. La prima ministra Elisabeth Borne ha chiamato Schiappa per dirle che un’intervista a Playboy «non era appropriata, specie in questo periodo», alludendo pudicamente a manifestazioni, falò e proteste contro la riforma delle pensioni, il macronismo, il capitalismo.
Ed è partita una tremenda polemica mediatica e sui social […] Schiappa ha replicato su Twitter, con una certa grandeur. «Bisogna difendere ovunque e sempre il diritto delle donne a disporre del proprio corpo. In Francia, le donne sono libere. Con buona pace dei retrogradi e degli ipocriti». […] E sono ripartiti gli attacchi, anche quelli dei no vax, che non la apprezzano: «Il diritto di disporre del proprio corpo esiste solo quando riguarda Marlène Schiappa?». […]
[…] Nata nel 1982 da un padre trotzkista, a diciassette anni, per mandarlo in bestia, preparò l’esame per entrare nella Gendarmerie, senza darlo. Abbandonata la Sorbona, ha lavorato nella comunicazione, è diventata famosa quando ha avuto le figlie con il blog Maman Travaille, mamma lavora, ha scritto libri di successo, è stata consigliere comunale a Le Mans, è diventata al momento giusto macroniana e ministra. Femminista da sempre, nemica del velo, anticlericale senza complessi, è contraria alla trasmissione di messe e altre cerimonie religiose sulla tv pubblica. È da sempre considerata pittoresca.
Ma ora […] Schiappa è quel che in Italia è la farina di grilli, la carne sintetica, il liceo del Made in Italy e altre più gravi bizzarrie. Per alcuni sono scaramucce di una guerra culturale; per altri sono una diversione mediatica che distolga dal PNRR malmesso, dalla riforma fiscale, ecc... In Italia forse hanno ragione tutti. In Francia, Schiappa su Playboy sembra davvero un diversivo. O un intermezzo, più che sexy, comico. La guerra culturale non la fa il governo, la fanno i manifestanti nelle città e nelle campagne francesi. Ci sono proteste antiche e bisogni nuovi, e non si capisce come si evolverà, altro che Schiappa.
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