IL LATO POP DELLA "RIVOLUZIONE D'OTTOBRE" - A PROPORRE FALCE E MARTELLO COME SIMBOLO FU UN PITTORE DI PIETROGRADO - I BOLSCEVICHI INTRODUSSERO PER DECRETO IL MATRIMONIO CIVILE E IL DIVORZIO, L’OMOSESSUALITA’ NON FU PIU’ REATO E CAMBIO’ LA RICETTA DALL’INSALATA RUSSA
Giuseppe Scaraffia per “Io Donna”
FALCE E MARTELLO Era stato un pittore di Pietrogrado a proporre al Consiglio dei commissari del popolo il progetto ad acquarello di un emblema per in nuovo stato: una falce e un martello incrociati, circondati da spighe, con in mezzo una spada sguainata nel mezzo. Lenin, colpito da quell’immagine disse: "Interessante, ma perché la spada? Noi non abbiamo bisogno di conquiste. La nostra è una guerra di difesa, la spada non è il nostro emblema. [...]la spada va tolta dallo stemma dello stato socialista." Per ribadire la decisione cancellò l’arma con una matita nera. "Per il resto lo stemma è buono."
ROSSO Il rosso dalla divisa dello zar era stato spazzato via da fiumi di coccarde rosse, i soldati si cucivano grandi stelle rosse. “Togliti quell’orrore!” aveva ingiunto la principessa Jussupova al suo autista che per prudenza si era messo un fiocco rosso.
ARREDAMENTO Nel quadro di Isaak Brodsky, “Lenin allo Smolny”, prima istituto per l’educazione della nobili fanciulle, c’è l’abc dell’arredamento moderno: fodere bianche sulle poltrone, pareti nude, parquet senza tappeti, spazio vuoto. Come nella camera del giovane Lenin, oggi visitabile, in cui ognuno degli oggetti, dal calamaio al catino per la toeletta, era finalizzato al lavoro dell’agitatore che viveva di tè e pane nero.
FAME “Pane e aringhe!”, chiedeva il proletariato nella manifestazioni contro lo zarismo. La fame era un’ossessione. “Non si pensava, non si parlava d'altro: come si faceva per avere un'aringa, un po' d'olio, un paio di mele.”
ORTO A Ekarterinburg la famiglia imperiale prigioniera consumava razioni uguali a quelle dei soldati di guardia. Per sopravvivere Nicola II era obbligato, sotto stretta sorveglianza, a coltivare l’orto e a tagliare la legna per il camino.
BARBE I pizzetti di Lenin e Trosky liquidarono le ampie barbe di Marx e di Engels e quella patriarcale dello zar Nicola II. In un caminetto dell’ultima dimora dei Romanov venne ritrovata parte della barba dello zar “che è stata conservata”. Secondo una graduatoria del Times, la barba di Marx è “più famosa di quella di Gesù" mentre quella di Lenin” è solo in sesta posizione”.
CAMICIE Lenin indossava come molti borghesi russi dell’epoca una camicia bianca a collo morbido. Il futurista Vladimir Majakovskij ne ostentava una provocatoriamente gialla.
MATRIMONIO Nel 1917, tre mesi dopo avere preso il potere, i bolscevichi fecero due decreti, introducendo il matrimonio civile e il divorzio. Per annullare il matrimonio era sufficiente comunicarlo per posta all'autorità e pagare un’imposta di tre rubli.
LIBERO AMORE Per una rivoluzionaria come Aleksandra Kollontaj il libero amore era essenziale per l’emancipazione della donna. “L'amore, sosteneva, è come un bicchier d'acqua”, un atto semplice, senza implicazioni. Un punto di vista non condiviso da Lenin, malgrado i suoi amori extraconiugali. “Benchè io non mi consideri assolutamente un asceta, sono convinto che la cosiddetta “nuova vita sessuale” dei giovani e sovente degli adulti è decisamente borghese; si tratta di una variante della cara, vecchia casa chiusa borghese. Tutto questo non ha niente a che fare con l’amore libero, così come noi comunisti lo intendiamo”.
INSALATA RUSSA Presto la cucina tradizionale venne condannata come reazionaria. Ma tra le vittime del 1917 ci fu anche un piatto relativamente recente l'insalata russa, fino ad allora chiamata l’ “insalata Olivier”, dal nome di un celebre chef Lucien Olivier, padrone del ristorante moscovita L’Ermitage, che la inventò nell’Ottocento. La ricetta, rimasta segreta fino alla morte dello chef nel 1883, comprendeva ingredienti costosi e quindi immorali - aragosta, gelatina, lingua, tartufo, aspic, capperi e filetti d'acciughe - rapidamente sostituiti con patate, carote e altre verdure fredde.
la rivoluzione russa guardie rosse a cavallo
DOMESTICA Paladina delle donne, la Kollontaj scriveva: “Al posto della donna che pulisce il proprio appartamento, la società comunista può impiegare manodopera che la mattina va di casa in casa a fare le pulizie. Alla donna che oggi si affanna tra le pentole, passando le poche ore libere della sua giornata a preparare il pranzo e la cena, la società comunista offrirà pubblici ristoranti e mense comunitarie. La lavoratrice non sarà più costretta a spezzarsi le reni sulla tinozza, o a rovinarsi gli occhi rammendando le calze e rattoppando la biancheria: dovrà solo portarla ogni settimana alle lavanderie collettive, e ritirarla poi lavata e stirata. Liberandola dalla schiavitù domestica, il comunismo rende la vita della donna più ricca e felice”.
TRENO Nella fantasia popolare del 1917 il treno lussuoso della zar era stato rapidamente sostituito dal vagone piombato su cui Lenin era tornato clandestinamente in Russia, grazie ai servizi segreti tedeschi, e più tardi dal treno blindato con cui Trotzky combatteva i nemici della rivoluzione in tutta la Russia.
SOLDATESSE A difendere il Palazzo d’Inverno insieme ai giovani Junker e a alcuni cosacchi, c’era il Battaglione femminile della Morte, una valorosa brigata d’assalto femminile composta di soldatesse con i capelli rasati a zero, che resistettero a lungo. Non volevano arrendersi, ma furono costrette dai maschi. Tre soldatesse furono violentate e molte altre molestate e insultate.
OMOSESSUALITA’ Nella nuova Russia l’omosessualità non era più un reato, ma l’opinione pubblica era meno aperta dei legislatori.
CAPPELLI Lenin, arrivato con una borghese bombetta nera, l’aveva presto sostituita con quello che sarebbe diventato il suo emblema, il berretto a visiera dei proletari. I soldati della rivoluzione invece usavano spesso la Budënovka un cappello di lana col paraorecchie e una stella rossa, indossabile sotto l'elmetto.
CRANIO La calvizie di Lenin attirava l’attenzione. Rosa Luxembourg aveva commentato: “Guarda la sua testa ostinata, testarda. È proprio la testa di un contadino russo con pochi tratti vagamente asiatici”. Lo scultore Aronson era affascinato dalla testa del tribuno straordinariamente simile a suo parere a quella di Socrate. Secondo altri invece ricordava quella di Verlaine. “Si ha quasi la sensazione che quella superficie emani una luce fisicamente reale”, sospirava il compagno Lunacharsky.
PINCE-NEZ Quando la scultrice Clara Sheridan, parente di Churchill, chiese a Trotsky di togliersi il celebre pince-nez che le impediva di cogliere i suoi tratti, lui aveva confessato che senza pice-nez si sentiva smarrito e disarmato. Era come una parte di lui stesso.
TRAVESTIMENTO Per non farsi riconoscere dalla polizia zarista Lenin si era vestito da operaio, aveva rinunciato alla barba e, oltre a un paio di occhiali, aveva adottato una parrucca che era rimasta attaccata al berretto quando aveva saluto la folla.
PORCELLANA La manifattura imperiale, ribattezzata Fabbrica statale di porcellana di Petrograd, nuovo nome di San Pietroburgo, aveva prodotto piatti decorati con falce e martello. Dall’influenza di artisti come Kandinskij nacquero prodotti splendidi e arditi, come “Equilibrio”, la tazza da tè di Malevich.