SI FINGEVA AGENTE DELL'FBI PER ADESCARE MINORENNI (DI CUI POI ABUSAVA SESSUALMENTE) – UN 20ENNE DI TORINO, IVAN ROSINA, E' STATO CONDANNATO A 7 ANNI. AVEVA CREATO UN CLIMA DI TERRORE ASSOLDANDO 14ENNI IN UNA FANTOMATICA ORGANIZZAZIONE MILITARE DI SUA INVENZIONE. PER OTTENERE DEGLI “AVANZAMENTI DI CARRIERA”, O COME PUNIZIONE PER COMPORTAMENTI SBAGLIATI, I GIOVANI DOVEVANO CONCEDERSI SESSUALMENTE AL LORO "CAPO"...
Estratto dell’articolo di Ludovica Lopetti per www.lastampa.it
«Ha coinvolto i minori in un pericoloso gioco di ruolo in cui ha assunto una posizione di supremazia», così «è riuscito a sopraffare psicologicamente gli altri tanto da provocarne l’isolamento sociale, indispensabile per agire nell’impunità». Lo scrive il gip nell’ordinanza con cui ha disposto la custodia in carcere per Ivan Rosina, 20enne finito in manette a novembre 2023 con l’accusa di aver circuito e abusato sessualmente di tre adolescenti tra i 13 e i 14 anni.
Come? Fingendosi carabiniere o agente dell’Fbi e arruolandoli in una fantomatica organizzazione militare di sua invenzione. Stamane, dopo un processo lampo, il ragazzo è stato condannato a 7 anni di carcere (il pm Livia Locci ne aveva chiesti 7 e mezzo) per violenza sessuale aggravata, estorsione, usurpazione di funzioni pubbliche e possesso di distintivi contraffatti nel giudizio abbreviato.
Inoltre dovrà versare 40 mila euro di provvisionale a ciascuna delle tre vittime costituite parte civile più 10mila euro a ogni famiglia. Escluso il vizio (anche parziale) di mente, come aveva adombrato la difesa.
Le indagini sono partite dopo la denuncia di un outsider, un ragazzo maggiorenne caduto a sua volta nella rete del leader, che si è rivolto alla Polizia dopo aver ricevuto le confidenze di uno dei ragazzini abusati. A lui le vittime hanno raccontato di essere state costrette a compiacere sessualmente il “capo” per mesi, quasi quotidianamente.
Per ottenere “progressioni di carriera” o come “pagamenti in natura” per estinguere le “sanzioni disciplinari”. Gli uomini della Squadra Mobile hanno sequestrato finte manette, lampeggianti blu, radioline, un fucile da softair e distintivi con lo stemma dell’Fbi. Utilizzati per svolgere il servizio di “pattuglia appiedata” nelle zone della movida, oppure per effettuare finti sopralluoghi e perquisizioni.
«Ho fatto servizio notturno per quasi un mese, partivamo alle 21 e stavamo fuori fino alle cinque del mattino», ha raccontato un adolescente. Con sé la finta pattuglia portava sempre un kit di primo soccorso. «Una volta - ha proseguito - abbiamo medicato un uomo che si era ferito una mano durante una lite. […]».
Fin qui l’attività, per quanto insolita, poteva essere scambiata per volontariato. «Ogni pomeriggio ci dovevamo esercitare al tiro con il fucile in una fabbrica abbandonata in Strada delle Cacce (alla periferia Sud di Torino, ndr). Uno di noi doveva prendere un oggetto nascosto nell’erba e io dovevo sparargli». Non erano ammessi sgarri. «Avevamo diritto a un giorno di ferie alla settimana e se facevamo assenza dovevamo pagare. Io ho usato la mia paghetta, altri rubavano i soldi ai genitori».
Viceversa, il leader passava alle punizioni corporali e agli abusi. «Mi ha usato come bersaglio umano. Mi ha lasciato anche i segni», ha riferito un altro. In questo malinteso codice d’onore, gli abusi sessuali venivano spacciati per “test di coraggio”. «Non volevamo farlo, perché eravamo piccoli e poi ci vergognavamo», «Ho provato imbarazzo a fare cose sessuali», hanno confidato i giovanissimi agli investigatori, assistiti da una psicologa.
Anche così l’escalation di terrore non si è fermata, anzi. Su Whatsapp il leader si lasciava andare a sfoghi rabbiosi: «Ti ammazzo di botte, io sono armato quanto te capito?», «Faccio fare un incidente a te e tutta la tua famiglia». […]