shalev hulio omri lavie benjamin netanyahu ndo group pegasus

DI MALE IN "PEGASUS" - IL SOFTWARE SPIA ISRAELIANO È NATO NEL 2008: I DUE CREATORI, SHALEV HULIO E OMRI LAVIE, MISERO A PUNTO UN SISTEMA PER RIPARARE I CELLULARI DA REMOTO. ORA SONO DIVENTATI MILIONARI, GRAZIE AI CONTRATTI CON I GOVERNI DI MEZZO MONDO CHE VOGLIONO CONTROLLARE GIORNALISTI E ATTIVISTI - I LEGAMI CON NETANYAHU: NON È UN CASO CHE I PAESI COINVOLTI NELLA MEGA-INCHIESTA DI 17 GRANDI GIORNALI SIANO QUELLI CON CUI L’EX PREMIER ISRAELIANO HA RAFFORZATO I RAPPORTI DIPLOMATICI…

Davide Frattini per il "Corriere della Sera"

 

shalev hulio e omri lavie

Dagli anni del liceo ad Haifa - diploma in teatro - si era portato negli Stati Uniti la parlantina e la capacità di convincere «anziane signore a comprare le creme ai sali del Mar Morto», ha raccontato in una intervista.

 

A Shalev Hulio non bastava fare il banditore nei centri commerciali americani, sperava in un'idea d'oro, di quelle che rendono milionari. In un bar di Haifa - dov' è nato e cresciuto - immagina con l'amico d'infanzia Omri Lavie di creare una società per vendere i prodotti che gli spettatori vedono passare nelle serie televisive, usano come esempio Sex and the City . Non funziona. Il secondo tentativo funziona anche troppo.

 

benjamin netanyahu mohammed bin salman

Loro stessi ammettono di non aver capito da subito le potenzialità di quella trovata. Nel 2008 i telefonini sono ormai nelle mani di tutti, pochi sanno maneggiarli quando si impiantano. Shalev e Omri mettono a punto un sistema per inviare un collegamento ai cellulari che permetta ai loro tecnici tra le colline della Galilea di intervenire da remoto e aiutare gli utenti sperduti nei misteri tecnologici.

 

PEGASUS NSO GROUP

Il discendente di quel progenitore informatico si chiama Pegasus, ha reso alla fine milionari i due soci e difficile la vita ad attivisti e giornalisti indipendenti in tutto il mondo. L'inchiesta che anche il Washington Post sta pubblicando in questi giorni - ci ha lavorato assieme ad altre 15 organizzazioni giornalistiche - rivela che il software in grado di prendere il controllo del telefonino bersagliato è stato usato in modo illegale dai governi di diversi Paesi.

inchiesta pegasus. washington post

 

L'indagine parte da 50 mila numeri telefonici, una lista ottenuta e analizzata da Amnesty International e dalla francese Forbidden Stories. Il gruppo Nso fondato da Hulio e Lavie può esportare i prodotti solo dopo l'autorizzazione del ministero della Difesa che equipara questi software alle armi. Si tratterebbe di trattative commerciali private.

 

COVER DEL GUARDIAN SUI GOVERNI CHE SPIANO I CITTADINI CON PEGASUS

Il Washington Post ha raccolto però le supposizioni di 007 europei e americani convinti che la società «fornisca almeno qualche dato al governo israeliano su chi utilizza i prodotti e su quali informazioni stanno raccogliendo». Ipotesi smentita dal ministero della Difesa. Non è la prima volta che i segugi digitali scoprono le tracce di Pegasus nei cellulari di oppositori spiati dai regimi.

 

Il Citizen Lab, fondato all'università di Toronto da Ron Deibert, ha messo insieme il dossier legale che WhatsApp ha presentato in tribunale due anni fa: la società - proprietà di Facebook - accusa Nso di aver hackerato 1.400 utenti della popolare app di messaggistica. Hulio è ancora quello con la parlantina ed è lui a rispondere alle accuse (anche se per lo più la compagnia si limita a comunicati ufficiali).

come funzionano pegasus

 

Alla rivista israeliana Calcalist ha spiegato che 50 mila è un numero spropositato: «Gli obiettivi dei nostri 45 clienti sono un centinaio all'anno. In tutta la storia di Nso non è possibile raggiungere quella cifra». Ripete che Pegasus viene venduto ai servizi segreti e alle forze di sicurezza per contrastare la criminalità o i gruppi terroristici.

 

shalev hulio

È proprio sulla lista degli acquirenti che si è concentrato il quotidiano Haaretz : Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Ungheria, India, Messico, Ruanda, Marocco. Sono i Paesi con cui Benjamin Netanyahu da primo ministro ha cercato di costruire e rafforzare i rapporti diplomatici. Il giornale arriva alla stessa conclusione di Ronen Bergman, esperto di intelligence, sul New York Times : «Israele ha segretamente incoraggiato e autorizzato le vendite di cyber-materiali nonostante le condanne internazionali per gli abusi perpetrati da questi governi».

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