"TROPPI VANDALI"- BICI BUTTATE NEI FIUMI E NEI CASSONETTI, L’AZIENDA CINESE DI BIKE SHARING FUGGE DALL'ITALIA: "FUORI USO IL 60% DELLA FLOTTA" - IL COLOSSO DI PECHINO AVEVA RITIRATO LE SUE BICICLETTE VERDI ANCHE DALLA FRANCIA
Nicola Pinna per la Stampa
L' ultima foto è di ieri mattina, scattata in una strada del quartiere Le Vallette. Dalla periferia di Torino l' immagine di un fenomeno di inciviltà che si ripete più o meno in tutte le città: mentre si prova a sostituire le auto con mezzi ecologici, e possibilmente a impatto zero, i teppisti e i ladri ne approfittano. Il bike sharing si diffonde tra i giovani, le amministrazioni comunali finanziano i progetti, piazzano le bici in tutti i quartieri e così sperano di ridurre il numero delle auto in circolazione.
Ma le società che gestiscono il servizio devono fare i conti con un problema tutto italiano: furti e atti vandalici. Il bilancio è pesante: ogni giorno qualche bicicletta non torna nella sua postazione. E nonostante il localizzatore satellitare molte spariscono del tutto, magari smontate e poi rivendute. Molte altre, invece, vengono fatte a pezzi per il semplice gusto di distruggere ciò che in qualche modo si può considerare patrimonio pubblico.
Il servizio continua ad avere successo, ma qualcuna delle società che mettono a disposizione la flotta a due ruote decide di arrendersi. È il caso dei cinesi di Gobee.bike che in questi giorni ritirano le poche bici rimaste e spariscono da Torino, Roma e Firenze, dove stavano sperimentando da pochi mesi il servizio di «free floating».
Ai clienti (che da ottobre hanno percorso oltre 90 mila chilometri) lo hanno annunciato ieri mattina, nello stesso momento in cui sui social network cominciava a circolare la foto della bici verde smantellata e abbandonata su un cassonetto nella periferia di Torino. L' arrivederci dei cinesi arriva con una mail agli utenti che ha tutto il sapore dell' atto di accusa verso l' inciviltà italica: «Durante i mesi di dicembre e gennaio, le nostre biciclette sono diventate bersaglio di sistematici atti di vandalismo, trasformandosi così in oggetti da distruggere per puro divertimento. Mediamente, il 60 per cento della flotta ha subito danneggiamenti o è stato oggetto di furto».
In realtà, prima che in Italia, il colosso cinese aveva ritirato le sue biciclette verdi anche dalla Francia e questo in qualche modo dimostra che la motivazione non è solo legata ai danni provocati dai vandali e dai ladri. Di mezzo, a quanto pare, ci sono anche gravi difficoltà economiche, tanto che proprio a Torino il colosso di Hong Kong non aveva partecipato al bando comunale per regolarizzare il servizio di bike sharing. L' unico referente italiano della società ha avuto il divieto di raccontare qualcosa di più su ma si lascia sfuggire la conferma: «La società è in gravi condizioni».
Il nuovo metodo di bike sharing consente di lasciare la bicicletta in qualunque angolo della città, senza la necessità di raggiungere un' apposita rastrelliera. Questo doveva essere un vantaggio per assicurare agli utenti un servizio ancora più efficace Ma qualcuno evidentemente ha esagerato, abbandonando le biciclette nei luoghi più impensabili. Finendo per renderle inutilizzabili, come quelle finite nel fondale del Po e del Tevere a Roma, dentro i cassonetti o dietro ai cespugli.