casta vitalizi

VOLETE INDIGNARVI PER I PRIVILEGI DEI PARLAMENTARI? ALLORA NON GUARDATE AL BONUS PER LE PARTITE IVA MA ALLA COSIDDETTA “DOPPIA PENSIONE” - ESISTE DA MEZZO SECOLO E NE HANNO DIRITTO PARLAMENTARI E CONSIGLIERI REGIONALI CHE, ESSENDO LAVORATORI DIPENDENTI, DOPO L’ELEZIONE SI METTONO IN ASPETTATIVA - CAZZOLA: “I VERI PRIVILEGIATI NON SONO I PARLAMENTARI, MA I SINDACALISTI, GLI UNICI CHE…”

Edmondo Rho per https://espresso.repubblica.it/

 

ELENA MURELLI ANDREA DARA

A Ferragosto ha fatto molto scandalo il bonus Covid per le partite Iva riscosso da 3 parlamentari (due leghisti e un pentastellato) su 945 eletti: certo, scandaloso, ma in questo caso la percentuale di “furbetti” è davvero bassa. Strano invece sia spesso ignorata la cosiddetta “doppia pensione” cui hanno diritto parlamentari e consiglieri regionali che, essendo lavoratori dipendenti, dopo l’elezione si mettono in aspettativa dal loro impiego: un tema che, evidentemente, riguarda molte più persone.

 

vitalizi

Sia chiaro: la “doppia pensione” dei parlamentari, esiste da mezzo secolo, ovvero dall’approvazione della legge n. 300 del 1970, lo Statuto dei lavoratori. Il cui articolo 31 (mai abrogato) prevede la tutela previdenziale dei lavoratori dipendenti in aspettativa per alcuni incarichi politici, con la conservazione del posto di lavoro e il versamento dei contributi figurativi per avere poi la pensione.

 

giuliano amato vitalizi

A partire dal 2000 c’è stata una variante: i parlamentari e i consiglieri regionali devono pagare la loro quota di contributi (il 9,19 per cento a carico dei lavoratori) per avere diritto a quelli figurativi (che sono pari al doppio) a carico dell’ente previdenziale, cioè a spese della collettività.

 

La norma voleva tutelare, giustamente, chi lascia il proprio lavoro per entrare in un’assemblea politica elettiva. Ma l’articolo 31 dello Statuto dei lavoratori si aggiunge al vitalizio, istituito fin dal 1956 per deputati e senatori, che non è, giuridicamente, una pensione.

 

VITALIZI

E nulla è cambiato dal 2012, quando per i vitalizi dei nuovi eletti alla Camera e al Senato si è modificato il sistema di calcolo, passando dal metodo retributivo a quello contributivo. «Quella che oggi si chiama pensione contributiva dei parlamentari ha una funzione di garanzia del ruolo particolare che ricopre chi è eletto in Parlamento, come previsto dalla Costituzione», dice Antonello Falomi, presidente dell’Associazione ex parlamentari. Quindi la pensione da eletto si assomma a quella da lavoratore dipendente? «Sì, ed è una giusta incentivazione dello Stato a svolgere un’attività pubblica», sostiene Falomi.

 

luigi di maio in piazza contro i vitalizi 3

Ma questa norma può essere rivista? «Secondo me i parlamentari durante il loro mandato dovrebbero versare i contributi all’Inps o alla cassa professionale cui sono iscritti, e avere le stesse regole e gli stessi trattamenti di tutti gli altri lavoratori», dice Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil.

 

Anche l’esperto previdenziale Giuliano Cazzola (ex parlamentare e, prima ancora, per quasi trent’anni dirigente della Cgil, fino al 1993) sostiene che «avere una doppia pensione non è illegittimo, I contributi figurativi a carico della collettività sono una valutazione della legge del 1970 che a suo tempo riconosceva una funzione sociale, e oggi può essere rivista». Però va anche detto che Cazzola già nel 2010, quand’era deputato, aveva proposto che i parlamentari venissero iscritti alla gestione separata dell’Inps: un’idea caduta nel vuoto.

 

GIULIANO CAZZOLA

Secondo Cazzola, «oggi i veri privilegiati, più che i parlamentari, sono i sindacalisti, gli unici che hanno mantenuto inalterate le regole dello Statuto dei lavoratori di 50 anni fa: per il dipendente in aspettativa, il sindacato non versa l’intera contribuzione sociale, che è considerata figurativa e quindi a carico di noi tutti».

 

Mentre, come detto, parlamentari e consiglieri regionali devono pagare la quota di contributi a carico dei lavoratori. Inoltre, l’ex parlamentare ed ex sindacalista Cgil aggiunge un particolare importante: questa regola più favorevole vale per tutti i «sindacati considerati rappresentativi, perché firmatari dei contratti collettivi applicati in azienda. Si spiega così il proliferare di sigle sindacali nei settori del pubblico impiego e dei servizi: conquistare un “posto a tavola” (dove si stipulano i contratti) significa poi aver accesso al “tesoretto” del distacco o dell’aspettativa a favore dei loro attivisti».

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO