"VORREI FARE QUALCOSA PER MIA FIGLIA, MA NON SO COME AIUTARLA. NON POSSO LAVORARE" - PARLA LA MADRE DI MAKKA SULAEV, LA 18ENNE CHE A NIZZA MONFERRATO HA UCCISO IL PADRE CON DUE COLTELLATE DURANTE UNA LITE IN FAMIGLIA - LA RAGAZZA AI DOMICILIARI IN UNA COMUNITA' PROTETTA, POTREBBE FINIRE IN CARCERE SE DOVESSE ESSERE CONFERMATA L'ACCUSA DI OMICIDIO AGGRAVATO: IL "DIARIO" CONSEGNATO DALLA RAGAZZA AI CARABINIERI, NEL QUALE VENGONO RACCONTATI GLI ABUSI SUBITI DAL PADRE, SARA' FONDAMENTALE PER SOSTENERE LA TESI DELLA LEGITTIMA DIFESA O PER NEGARLA…
Estratto dell'articolo di Massimiliano Peggio per "la Stampa"
«Vorrei fare qualcosa per mia figlia, ma non so come aiutarla. Non posso andare a lavorare adesso. Ditemi che cosa posso fare per lei. Sono preoccupata per il futuro di Makka». […] Natalia, la mamma della diciottenne accusata di aver ucciso a coltellate il padre, vive da giorni in una località protetta. […]
Finora non ha più avuto contatti con Makka, la figlia maggiorenne, ai domiciliari in una comunità. Con la mamma ci sono gli altri figli, due bambini e una ragazza adolescente. L'altra settimana, quando è avvenuto l'omicidio in una palazzina a ridosso del centro di Nizza Monferrato, erano tutti all'interno di quell'appartamento. Con loro anche una maestra di sostegno, che stava facendo lezioni di ripetizione ai più piccoli. Tutti testimoni dell'omicidio di Akhyad Sulaev, 50 anni, descritto nella lettera-diario della figlia Makka come un uomo violento, che odia le donne. […]
[…] Oggi fatica a parlare, ossessionata dal pensiero di aiutare la figlia. «Qui preghiamo per lei. Vorrei tornare a lavorare» afferma la donna. Natalia lavora come lavapiatti nel ristorante «La Signora in Rosso», a Nizza. […] Lì, saltuariamente, lavorava anche Makka. […] «Makka è una ragazza adorabile, ma nessuno era al corrente delle sue sofferenze - spiega la titolare, Elena Romano - Tutti i colleghi che l'estate scorsa hanno lavorato con lei a servire ai tavoli hanno deciso di donarle le mance ricevute, per aiutarla a sostenere le spese legali e altre necessità».
La ragazza, difesa dall'avvocato Massimiliano Sfolcini, è accusata di omicidio aggravato. Ha colpito due volte il padre con un coltello da cucina di 30 centimetri. Lo ha ferito mortalmente durante un litigio. Perché, come ha sostenuto negli interrogatori e spiegato in una lettera-diario scritta poco prima del delitto, temeva che lui ammazzasse la mamma. […] Quel manoscritto lo ha consegnato lei stessa ai carabinieri quando sono arrivati in quella casa, mentre il padre stava morendo riverso sul pavimento. «Ho difeso mia mamma e me stessa dalla sua violenza».
Quel diario breve, scritto con grafia differente, segno di un crescente turbamento, è un documento centrale. Per la difesa e l'accusa. Per sostenere la legittima difesa o per negarla. Il padre, l'altra settimana, senza preavviso si è licenziato, lasciando l'impiego da lavapiatti che gli aveva trovato Natalia. La moglie, terrorizzata dalle conseguenze di quella decisione, lo ha rimproverato. L'uomo, indispettito dalla reazione, l'ha minacciata. «Quando torno a casa ti ammazzo». Così hanno raccontato le donne ai carabinieri. E quando è tornato a casa, Akhyad ha cercato di strangolare la moglie. E Makka, prevedendo quell'epilogo fatale, è intervenuta in difesa della madre. […]
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