riccardo muti andrea bocelli luciano pavarotti

LE BACCHETTATE DEL MAESTRO RICCARDO MUTI, INTERVISTATO DA CAZZULLO: “BOCELLI? ‘CON TE PARTIRÒ’ HA IMPERVERSATO PER UN’ESTATE SULLA RIVIERA ROMAGNOLA. COME TENORE NON LO CONOSCO” – “SE NON SIAMO PRESI SUL SERIO ALL’ESTERO È ANCHE COLPA DI NOI ITALIANI, CHE INCORAGGIAMO QUESTO MODO CIRCENSE DI CANTARE. TIPO IL VINCERÒ, DI CUI NON SE NE PUÒ PIÙ” – LA FRECCIATINA INDIRETTA A BEATRICE VENEZI: “DIRIGERE NON SIGNIFICA MUOVERE LE BRACCIA” – LO SCAZZO CON PAVAROTTI (“UNA DELLE VOCI PIÙ STRAORDINARIE CREATE DAL PADRETERNO”), LA POLEMICA CON IL VATICANO (“CON BERGOGLIO SI FA POCA MUSICA”) E LA POLITICA: “SONO UNA PERSONA LIBERA. SE UNO NON È DI SINISTRA, DEV’ESSERE PER FORZA DI DESTRA? CERTO, NON SONO MAI ANDATO A SBANDIERARE IL LIBRETTO ROSSO…”

 

Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

RICCARDO MUTI - RECONDITA ARMONIA

Maestro Muti, nel suo ultimo libro, Recondita armonia, lei scrive: «La musica non è una cosa che abbiamo inventato noi».

«Certo. Fanno musica gli uccelli che cantano, il tuono che rimbomba, il mare che si muove, le foglie che vibrano. Poi io ho una fantasticheria, di cui gli scienziati rideranno…»

 

Quale?

«L’universo non è muto. L’universo canta. I pianeti, gli astri, hanno un suono. Una musica celeste. Questi suoni li ho sempre pensati come raggi, che attraversano i cieli e i corpi viventi. Chi è più colpito da questi raggi sonori ha la natura musicale più intensa. Alcuni sono sordi. Altri, come Mozart, ne sono trafitti. Forse si spiegano così le loro morti precoci».

 

 

[...] Chi è il più grande di ogni tempo?

«Quando lo chiesero a Rossini, rispose: Beethoven. “E Mozart?”, gli dissero. E lui: “Mozart è fuori categoria”. Mozart è un artista indispensabile. Senza non si può vivere».

 

Perché?

riccardo muti

«Nel campo sinfonico è chiara la sua immensità. E se ci spostiamo sul palcoscenico, in teatro, Mozart ci dice quello che noi siamo: le nostre qualità, i nostri difetti, le nostre gelosie, le nostre violenze, le nostre passioni. La sua grandezza è anche nel fatto che non punta mai il dito. Beethoven era un moralista. Pensi alla Quinta».

 

Ta-ta-ta-tan!

«È il destino che bussa alla porta, anche se nelle enfatiche interpretazioni che si usano adesso diventa il bussare alla porta dell’inferno. Beethoven dedica la Terza, l’Eroica, a Napoleone; poi si accorge che Napoleone non veniva a portare la libertà, e ne cancella il nome».

 

E Mozart?

«Mozart è al di sopra o al di fuori di tutto questo. Si preoccupa meno della visione politica europea; guarda al fatto umano. Per questo è necessario: perché nelle sue opere troviamo noi stessi».

 

[…]

 

E Verdi?

«Non posso fare a meno di Verdi. Ha ragione d’Annunzio: “Diede una voce alle speranze e ai lutti, pianse e amò per tutti”. Eppure Verdi a scuola non si studia, non si ascolta. Siamo convinti che educare alla musica i nostri ragazzi consista nell’obbligarli a suonare il piffero, traendone orrendi suoni striduli. [...]».

 

claudio abbado 4

[...] Di lei dicevano che fosse rivale di Abbado.

«Una stupidaggine messa in giro da falsi intenditori. Eravamo di generazioni diverse, abbiamo fatto un percorso diverso. E ci siamo sempre stimati».

 

Chi sono i falsi intenditori?

«L’intenditore non esiste. Consiglio a tutti di porsi in maniera virginale di fronte alla musica, e stare lontani dal competente. Chi non sa può ricevere sensazioni molto più vere e commoventi di chi crede di sapere tutto».

 

E abbiamo sistemato i critici. Quali sono invece le voci più grandi?

RICCARDO MUTI LUCIANO PAVAROTTI

«Ho avuto la fortuna di incontrare cantanti strepitosi. Richard Tucker, che incise l’Aida con Toscanini. Cesare Siepi. Sesto Bruscantini. Krista Ludwig, grandissima mezzosoprano. Aureliano Pertile, il tenore di Toscanini, che indico ai giovani cantanti e ai giovani direttori d’orchestra come maestro del fraseggiare. Perché la frase musicale ha leggi fisiche interne da cui non si può prescindere. Dicono: “Io la sento così”. Un corno!».

 

Chi è il più grande tra i tre tenori?

«Il più musicista è Domingo. Ma la voce più bella è quella di Pavarotti: una delle voci più straordinarie create dal Padreterno».

 

RICCARDO MUTI LUCIANO PAVAROTTI

Litigaste.

«E ci ritrovammo. Organizzai un concerto per sostenere una comunità di tossicodipendenti. Pavarotti venne apposta dall’America. Non volle una lira, si pagò lui il biglietto aereo. Mi misi al pianoforte, cantò per un’ora. Il programma, preparato da lui, partiva dall’Orfeo ed Euridice di Gluck e arrivava alle canzoni napoletane attraverso Verdi e Puccini.

 

Quando lessi il primo brano — “Che farò senza Euridice?” — rimasi sgomento: si confaceva a un tenore castrato settecentesco, o a un mezzosoprano, più che a una voce eroica come quella di Pavarotti. Però mi adattai alle sue scelte; e fu un grande successo. Il concerto, nel Palasport di Forlì gremito, fu ripreso per metà dalla Rai e per metà da Mediaset. Un miracolo».

giorgia meloni riccardo muti

 

[…]

 

E la Callas?

«Non l’ho mai incontrata. Ma nel 1973 stavo pensando di fare Macbeth al Maggio fiorentino, cercavo una Lady Macbeth, e avevo in testa e nelle orecchie la grandissima interpretazione della Callas alla Scala. Mi rivolsi a un comune amico, che lavorava alla Emi. Ero in America, direttore invitato all’orchestra di Philadelphia, quando squillò il telefono nella stanza d’albergo. Era una voce di donna. Non disse il nome. Giocò per un paio di minuti: “Lei maestro mi conosce, anche se non ci siamo mai visti…”. Poi gettò la maschera: “Sono Maria Callas”».

 

 

E lei?

claudio abbado 5

«Ebbi quasi un colpo. Chiamava dalla Florida, dove era ospite del nostro amico comune. Aggiunse: “So che lei mi cercava per Macbeth a Firenze…”. Si fermò in una breve pausa, poi, come nella Traviata di Verdi, fece cadere parole che ancora mi risuonano nella testa: “È tardi!”.

 

Lo disse cambiando tono nella voce. Sentii il dramma della grande artista al passo d’addio. Fu l’unico contatto, incredibilmente commovente, che ebbi con lei. Nel timbro di quella voce c’erano lo scherzo leggero e la tragica espressione delle ultime parole. Pochi anni dopo morì».

luciano pavarotti andrea bocelli

 

Bocelli?

«“Con te partirò” ha imperversato per un’estate sulla Riviera romagnola. Come tenore non lo conosco».

 

Nel suo libro lei scrive che all’estero gli italiani non sono presi sul serio, che Verdi non è eseguito con il rispetto riservato a Wagner.

«È una cosa molto grave, che ho combattuto per tutta la vita. Ma la colpa è anche di noi italiani, che incoraggiamo questo modo circense di cantare, per cui un certo tipo di pubblico aspetta l’acuto. Tipo il Vincerò, di cui, me lo lasci dire, non se ne può più».

 

Perché?

maria callas

«Questa nota — vinceeeee… — che dura sempre più a lungo… Dalla musica italiana ci si attende il languore infinito, lo strillo senza misura. Perché non accade con Wagner, con Mozart, con Schubert?

 

Eppure c’è una lettera in cui Mozart scrive al padre Leopoldo: “Un’esecuzione a Napoli vale più di duecento in Germania. Ps: anche se pagano poco”. (Muti sorride). Ora siamo tornati al cliché del pomodoro, della mozzarella, del mandolino, della mamma. In America le trattorie hanno sempre il nome della mamma: Mamma Maria, Mamma Rosa… Noi siamo il Paese di Dante, Leonardo, Michelangelo, e pure di Marconi e di Fermi. Ma tutto questo l’abbiamo abbandonato».

 

beatrice venezi

[...] «[...] La musica classica viene adoperata come sigla di pubblicità. Seul ha ventidue orchestre sinfoniche, di cui quattro nate negli ultimi anni. Noi ne abbiamo due. In Asia hanno capito l’importanza dell’acquisizione della cultura occidentale, in cui l’Italia ha un posto molto importante. Per loro è la premessa alla conquista dell’egemonia».

 

Noi però abbiamo Beatrice Venezi.

«Sì, lo so. Lo so».

 

Parliamo in generale: lei non ama la gestualità eccessiva.

«Dirigere non significa muovere le braccia. Il lavoro del direttore è nella preparazione, nella concertazione. Ci sono cento musicisti e un coro: serve un leader che equilibri le parti, che spieghi cosa intende fare di una partitura. Quando s’inizia il concerto, il lavoro è già fatto.

 

andrea bocelli in beautiful

Toscanini dirigeva a cenni. Cerchi su Internet i filmati di Richard Strauss: guida l’orchestra con piccoli tratti della mano. Anche Karajan aveva una gestualità molto trattenuta. Arthur Nikisch scrisse al giovane Fritz Reiner: “Non badare alle braccia, con i tuoi musicisti usa gli occhi. Guardali negli occhi, e amali”. La gestualità eccessiva mette un muro tra l’orchestra e il pubblico. Non senti la musica; vedi il direttore».

 

È deluso da questo governo?

«Perché dovrei esserlo? Al di là delle critiche che si possono fare, è un governo che cerca di fare bene. Alla fine lo giudicheremo».

riccardo muti contro il governo - meme

 

Lei è di centrodestra?

«Io sono una persona libera di pensiero. Non ho mai avuto protettori politici, sponsor, manager. La mia “carriera” è stata determinata dalle orchestre. […]».

 

Quest’anno dirige il concerto di Capodanno.

«Per la settima volta, ed è un grande onore. Peccato che la Rai, a differenza di molti altri Paesi, non lo trasmetterà in diretta».

 

[…] Lei non è certo di sinistra.

«Se uno non è di sinistra, dev’essere per forza di destra? Gentile era di destra, ed era un grande filosofo: forse non dobbiamo studiarlo? Certo, non sono mai andato a sbandierare il libretto rosso per la strada. Non mi piace essere classificato. Sono un indipendente. Quando ero direttore musicale della Scala, ricevetti da un politico una lettera di raccomandazione per un cantante».

 

Cosa rispose?

andrea bocelli nei simpson

«Non risposi. E di lettere non ne ho più ricevute. Non so se oggi farei carriera; il mondo è molto cambiato, uno come me faticherebbe a farsi strada. Siamo un Paese in cui la cultura è sorella minore».

 

La vedo molto preoccupato per l’Italia.

«Non sappiamo più chi siamo. Abbiamo reciso le nostre radici».

 

Colpa della cultura woke? Della cancel culture?

«È una cosa cui sono assolutamente contrario. Non si deve cancellare nulla, al contrario, si devono far conoscere ai giovani tutti gli errori commessi nel passato. La storia non è solo san Francesco d’Assisi; è fatta anche da tiranni, dittatori, sanguinari. Non dobbiamo costruirci un immaginario passato paradisiaco; dobbiamo conoscere per poter correggere. Non si devono imbiancare i muri, perché i muri dalla storia sono imbrattati».

RICCARDO MUTI CON L ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

 

Succede anche nella musica?

«In certi teatri cambiano i libretti. Ma così diventa una dittatura del pensiero; che è la forma dittatoriale più pericolosa. Qualcuno ti dice: questo non si può dire, questo non si può fare.

 

Nel “Ballo in maschera”, Verdi fa dire al giudice che la maga Ulrica ha l’“immondo sangue dei negri”. Vari teatri, compresa la Scala, hanno cambiato la frase. Quando ho portato il “Ballo in maschera” in forma di concerto a Chicago, città dove la presenza della gente di colore è molto forte, allora governata da una sindaca democratica e nera, non ho cambiato una sola parola. Ho spiegato al cantante (che oltretutto era nero) che Verdi non era razzista; mette in bocca al giudice bianco questa frase orrenda, ma l’accusa di Verdi era rivolta non ai neri, bensì ai bianchi razzisti. E il cantante si era trovato d’accordo».

 

Altri esempi?

RICCARDO MUTI E ORCHESTRA CHERUBINI

«Due anni fa, in una prova a Chicago, ho usato la parola “orientale”. Dopo la prova mi è stato fatto notare, gentilmente e privatamente, che la parola “orientale” era sbagliata, metteva a disagio, in America non si usa più. Si deve dire “asian”, asiatico. Allora ho chiesto: e io chi sono?».

 

Lei chi è?

«Mi hanno detto che ero “caucasian”, caucasico. In realtà, io sono pugliese. E se dico a un contadino pugliese che è caucasico, mi insegue con il forcone, perché pensa sia un insulto».

 

Com’è finita?

«Sono tornato dall’orchestra e ho detto: “Mi dispiace se qualcuno pensa che abbia usato una parola sbagliata. Però venendo io dall’Italia, un Paese colto, ho imparato a scuola ad amare la pittura orientale, la filosofia orientale, i profumi orientali. Il sole nasce a oriente. Per cui, mi dispiace, io continuerò a usare la parola orientale”».

crespi muti

 

Com’è la Scala oggi?

«Non lo so. Ho lasciato la Scala nel 2005. Sono stati vent’anni meravigliosi. Non rinnego uno solo degli anni scaligeri. Ho riportato la trilogia popolare verdiana, Traviata Rigoletto Trovatore, che mancava da più di vent’anni, la Traviata da ventisei.

 

Opere che in qualsiasi teatrino tedesco sono in repertorio, mancavano alla Scala da una generazione: fatto grave. Ricordo le prove della Traviata nella Scala semivuota. Quando le prime note del preludio si sono librate nell’aria, ho visto la commozione di molti professori d’orchestra che avevano eseguito quelle stesse note ventisei anni prima… E poi la trilogia dapontiana di Mozart, il ciclo delle nove sinfonie di Beethoven, il Parsifal e il Ring di Wagner… Anni meravigliosi. Si è compiuto un ciclo».

RICCARDO MUTI UN BALLO IN MASCHERA CHICAGO SYMPHONY ORCHESTRA

 

[…] E papa Francesco?

«Con lui di musica in Vaticano credo se ne faccia poca, non come ai tempi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che era un musicista. Quando Montini da cardinale di Milano divenne Papa, una delegazione del conservatorio andò da lui a Roma, a cantare il Magnificat. Ora Milano non è più sede cardinalizia, non capisco perché. Nell’aula Nervi si tenevano concerti importanti, l’organo della Sistina reca i nomi dei grandi organisti che l’hanno suonato…».

 

Ha mai incontrato il Papa?

riccardo muti sergio mattarella concerto g20 quirinale

«Una volta, con Napolitano. Gli dissi: “Santità, non dimentichi quanto la Chiesa ha fatto nei secoli per la musica”. Non ebbi risposta. Quando senti i fedeli cantare nelle chiese austriache, sembrano un coro professionale. Il che dimostra una cultura musicale diversa dalla nostra».

 

Come immagina l’aldilà?

RICCARDO MUTI UN BALLO IN MASCHERA CHICAGO SYMPHONY ORCHESTRA

«Non come un posto dove ci incontriamo e ci baciamo. Siamo fatti di energia. Possiamo chiamare questa energia anima, o spirito: qualcosa che dà vita alla vita. Quando moriamo, questa energia si libera nell’universo. Quando morì mia madre, l’ho sentita, quasi vista, esalare l’ultimo respiro; dopo di che il corpo, da morbido che era, divenne rigido. La comunione dei santi, come dice la Chiesa, è l’unione di queste energie, che non si esauriscono, ma continuano a fondersi e a confondersi».

 

E la resurrezione della carne?

«Oggi ci si fa cremare. Ricomporre un corpo dalla cenere la vedo dura».

beatrice venezi beatrice venezi 2beatrice venezi 1giorgia meloni beatrice venezi RICCARDO MUTI UN BALLO IN MASCHERA CHICAGO SYMPHONY ORCHESTRA

Ultimi Dagoreport

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...