cocteau

COCTEAU, POESIA IN FORMA DI PROSA - “NON ESSERE TROPPO INTELLIGENTE PERCHÉ VEDRAI CHE SOLITUDINE! - LA SCIENZA SERVE SOLO A VERIFICARE LE SCOPERTE DELL'ISTINTO - NON CORRERE MAI INTORNO A TE STESSO..."

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Brani di Jean Cocteau pubblicati da “il Giornale”

 

Pubblichiamo in anteprima, per gentile concessione delle Edizioni Clichy, alcuni brani da “Il Potomak” di Jean Cocteau. Si tratta del primo romanzo dell’autore, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1919 e che la casa editrice Clichy ora porta in Italia, nella traduzione di Tania Spagnoli (pagg.240, euro 15). Il volume, che sarà nelle librerie dal 31 marzo, alterna testi e disegno del poeta, scrittore e regista

 

 

Lì dove un muro obbliga filosofi e saggi a delle soste meticolose, debutta il poeta.

La scienza serve solo a verificare le scoperte dell' istinto. Vorrei citarvi due frasi. Mi furono dette da H. Poincaré qualche giorno prima della sua morte. Ero molto giovane e l' avevo incontrato da Alysse.
 

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Ecco la prima: «Perché dovreste essere intimidito? Dovrei esserlo io. La vostra gioventù e la poesia sono due privilegi. La casualità di una rima toglie talvolta un sistema dall' ombra e la gioia coglie il mistero al volo». La seconda era meglio:«Sì, sì», dice quest' uomo integro «immagino. Vorreste sapere a che punto siamo con l' ignoto.

 

Ogni giorno porta un prodigio nei nostri laboratori, ma la responsabilità ci obbliga al silenzio professionale. Vedo delle cose, vedo delle cose... (e si tolse il binocolo). La fede che ci propinano non può nutrirsi solo di certezza. L' ignoto!». Sento il samovar e un bateau-mouche sulla Senna.

 

«È rispetto a noi, attualmente, come per dei minatori che scavano una galleria, il tonfo sordo, i primi colpi di piccone dei minatori che gli vanno incontro». Confessate, Axonge, non è male? Del resto, ne è morto. L' HANNO fatto morire: la polizia dell' ignoto.
 

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***

Non essere troppo intelligente

Perché vedrai che solitudine!
Scoprire l' indifferenza delle persone,

Scoprire quello che vogliono realizzare,

E la loro corsa alle deboli ambizioni,

E quello che possono offrire di più,

E la loro abilità a fingere,

E la loro superiore incomprensione,

E che sono tutti, anche tu,

Il frutto di un errore della natura,

Prime nebulose del mondo;

Che sono, tra i dolci vegetali

E la tenera razza animale,

Un mostro che fa solo male

E che crede di essere sicuro

Di scoprire le cause profonde,

E muore troppo presto.

Non essere troppo intelligente.
Mantieni il tuo posto,

E il tuo dovere,

E i tuoi entusiasmi,

Credi al tuo ruolo.
 

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Reggi, come Atlante,

La terra sulle tue spalle.
 

E se crei,

Non diventare spettatore,

Porta ovunque

Il tuo bagaglio segreto e sacro,

Con la fede di un missionario

Torturato

Dai Papuani.
Soprattutto, soprattutto, sii indulgente,

Esita sulla soglia del biasimo.
Non si conoscono mai le ragioni,

Né l' involucro interiore dell' animo,

Né ciò che è accaduto nelle case,

Sotto i tetti,

Tra le persone.
Oh bambino mio,

Esistono il piacere e lo studio.
E le pianure fertili,

E il riso della salute.
Non correre mai intorno a te stesso.
Poiché l' uomo può crogiolarsi

Tra un nulla e un nulla

E non credere e rassegnarsi,

A cosa serve

Respirare l' inquietudine

E le influenze celesti,

E domandarsi se si è degni?
Approfitta dunque di tutto il resto!
 

***

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Se Hugo vi avesse confidato la sua opera inedita, probabilmente gli avreste reso il dizionario Larousse perché, se ci pensate, Argémone, un capolavoro della letteratura non è altro che un dizionario in disordine - sospirai io.

 

Per l' uomo, appena un prodigio sfugge all' irreale, cessa di essere un prodigio. C' erano dodici spettatori al primo volo di Farman e se leggessimo sui muri che un gruppo di centauri galoppa al Jardin des Plantes non ci andremmo. Oppure ci andremmo una settimana dopo aver letto il manifesto.
 

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***

Un libro «nel vuoto».
Pompo, decanto, isolo.
Conoscete il peso occulto e bello di ciò che sarebbe potuto essere e di quello che si sopprime?

 

Nel margine e nell' interlinea, Argémone, circola un miele di sacrificio.
Sì, per te, lo so, conta, ahimè! - e ti approvo - il numero di tomi. Un' opera è un' organizzazione sociale. Non immagini Booz tutto solo per strada addormentato; e il gioco di parole Jéimadeth si inserisce nella Leggenda dei secoli.
Del resto, che fare? Avendo Dio creato l' uomo a sua immagine e somiglianza, più si è vicini a se stessi più ci si avvicina a Dio. Tentato da Dio come altri dal diavolo, mi stringo a me con tutte le mie forze.
È il mio libro, Argémone.
Sono io fuori.
Elimino.

 

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E sappi: se una frase, o una qualsiasi parola di una frase si allontana da me, conosco lo stupore di colui che vedrebbe allo specchio la sua faccia aprire la bocca autonomamente mentre lui la tiene chiusa.
Certo, la mia epidermide sognava altri destini.

 

Il giovane Sofocle che ballava tutto nudo ad Atene dopo la vittoria di Salamina e il Sofocle vecchio di cui Antigone difende la causa, ecco delle possibilità che tormentano. Ahimè! Ignoravo le missioni profonde, la geotermia del cuore.
Ave Cesare ! M' inchino. Non si comanda.
Avrei potuto scrivere La Marseillaise o Plaisir d' amour, invece scrivo questo libro.

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