MA COME, IL POLITICAMENTE CORRETTISSIMO FEDEZ ORA SDOGANA "RICCHIONI" E "PUTTANE"? - IL RAPPER, SUL PALCO DEL CONCERTO CHE HA ORGANIZZATO A MILANO, HA FATTO SALIRE ANCHE TALE PAKY DA ROZZANO, CHE NE HA DETTE DI OGNI COLORE CANTANDO I VERSI DELLE SUE CANZONI: "FIGLIO DI PUTTANA, NON FINOCCHIO", "QUEST'ANNO HO CHIUSO DUE DATE A RICCIONE / LA SCENA IN ITA È PIENA DI RICCHIONI" - E PENSARE CHE ANCHE FEDEZ UNA VOLTA CANTAVA QUESTE COSE (TIZIANO FERRO SE LO RICORDA BENE) - VIDEO
Francesca Galici per “il Giornale”
«Questa che mi vede apre le cosce / Vorrebbe un figlio col mio cognome». È il concerto organizzato da Fedez, Love Mi. «Figlio di puttana, non finocchio / Ho una 9 vera, non farlocco (Non farlocco)».
È musica trap, proprio sotto la Madonnina. «Dico solo vero, no Pinocchio (Ah) / Metto rapper puttane in ginocchio / Volevo una Glock, ora ne ho quattro». È Paky, lì sul palco. C'è la sua gang. Canta «Blauer», fuma una sigaretta e sproloquia. È la trap, appunto.
Tutto normale. Solo che non ce lo aspettavamo lì, invitato da Fedez, il marito social di Chiara Ferragni che, a furia di fare storie pro Lgbtqi+ su Instagram, sembrava essersi dimenticato le sue origini.
Paky è politicamente scorretto. Anzi scorrettissimo. Le sue rime arrivano da Rozzano. Periferia milanese. Degli accorgimenti linguistici, dello schwa e di altri mode sinistre tanto care ai radical chic che stanno al di qua della cerchia dei Bastioni non sa proprio che farsene. «Quest'anno ho chiuso due date a Riccione / La scena in Ita è piena di ricchioni».
E piazza Duomo impazzisce: salta, balla e canta. Nessuno ci fa caso alle parolacce, alle puttane da mettere in ginocchio, ai finocchi. Tutto molto scorretto, tutto dannatamente trap.
Un tempo anche Fedez faceva lo stesso. Le sue canzoni (o meglio i suoi primi successi) vengono da quella stessa cultura. E il linguaggio, che usava per colorire le sue rime, non si discostava poi tanto da quello di Paky. C'era un tempo in cui il marito della Ferragni non viveva incasellato nelle strette maglie del politicamente corretto.
Più di dieci anni fa cantava Tutto il contrario. E così reppava: «Mi interessa che Tiziano Ferro abbia fatto outing / ora so che ha mangiato più wurstel che crauti». E, invece, in Ti porto con me: «Non fare l'emo con lo smalto sulle dita». Oggi, certe rime, non le scriverebbe più.
Negli ultimi anni l'esplosione dei social e la ricerca compulsiva del consenso hanno trasformato Fedez in un paladino della causa Lgbtqi+. Le storie con lo smalto arcobaleno fanno presa sui più giovani e questo porta una vagonata di like (e di soldi). Così ieri sera, al termine del concerto Love Mi, molti gli hanno fatto notare di non aver detto «beh» a Paky dopo che dal palco aveva cantato Blauer.
Siamo ben lontani dall'accodarci noi, che da sempre combattiamo il politicamente corretto, a certe ramanzine. Forse Fedez è tornato il Fedez delle origini, quello che cantava Canzone da gay nel 2006, quello che non si faceva imbrigliare da certi conformismi. Forse. Noi ce lo auguriamo.