IL DIVANO DEI GIUSTI – CHE VEDIAMO STASERA? SARÀ CONTENTO DAGO, PERCHÉ ALLE 21 SU RETE SAN MARINO (LA PRENDETE?) PASSA IL MITICO “IL MISTERO DEL FALCO” DI JOHN HUSTON, CON HUMPHREY BOGART CON LA SIGARETTA SEMPRE ACCESA – LA7 ALLE 21,15 LANCIA L’ANCORA PERFETTO “RAIN MAN” CON DUSTIN HOFFMAN IN VERSIONE GENIO AUTISTICO – RAI TRE ALL’1,10 PROPONE “GIMME DANGER”, CAPOLAVORO DI DOCUMENTARIO CHE JIM JARMUSCH HA GIRATO SU IGGY POP… – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Beh, ci sarebbe questo strampalato “Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick”, filmone marinaro che vorrebbe essere il prequel del Moby Dick di Melville diretto da Ron Howard con il bisteccone australiano Chris Hemsworth, Benjamin Walker, Cillian Murphy, Ben Whishaw, Brendan Gleeson.
Contento del ritorno di balene e baleniere, marinai pazzi e seri fiocinatori, quando lo vidi trovai che il film aveva delle bellissime pagine marinare con la baleniera Essex in mare, delle fantastiche riprese di balene e di tempeste sul mare, la fotografia è di Anthony Dod Mantle, una notevole ricostruzione storica, ma una sceneggiatura fatta di dialoghi davvero modesti, inoltre costruita in maniera troppo simile a Vita di Pi.
Tutta la cornice con il geniale Brendan Gleeson che racconta al giovane Melville, interpretato da Ben Whishaw, la vera tragica storia dell’Essex e del suo incontro con Moby Dick quando era solo un cabin boy, è inutile. Tutti i quaranta minuti del secondo atto del film che raccontano come sono andate le cose dopo l’incontro con Moby Dick li abbiamo già visti.
E, come se non bastasse, no, Chris Hemsworth è troppo cafone, glielo dicono anche gli altri personaggi, troppo australiano per interpretare un baleniere, anzi il primo ufficiale della Essex di Nantucket. E lo dico anche se non so assolutamente come potesse essere fatto un marinaio di Nantucket armato di fiocina. Diciamo anche che è troppo giovane e muscoloso.
Come è troppo giovane e muscoloso per il ruolo di capitano inesperto della Essex il Benjamin Walker già protagonista dell’Abramo Lincoln cacciatore di vampiri. Magari senza star da film di superoeroi un film così non lo puoi più fare, ma ricordate come erano belli e giusti gli Achab, Queequeg, Ishmael e tutti gli altri marinai del Moby Dick di John Huston? Cillian Murphy però, come secondo ufficiale, è perfetto, e lo è anche il cabin boy di Tom Holland, o l’ufficiale spagnolo senza un braccio di Jordi Molla. Ho citato John Huston, vero.
dustin hoffman tom cruise rain man
Ecco, sarà contento Dago, perché alle 21 su Rete San Marino (la prendete?) passa il mitico “Il mistero del falco” diretto da John Huston, che lo ha scritto assieme a Dashiell Hammett (ho detto Dashiell Hammett…) con Humphrey Bogart come Sam Spade con la sigaretta sempre accesa, Mary Astor, Peter Lorre e il grosso Sidney Greenstreet, 160 kili.
Leggo che delle otto statuette del Falcone Maltese che vennero costruite per il film, ne rimangono solo tre. Valore? Un milione di dollari l’una. Una cadde dalle mani di Lee Patrick. Huston seguì le indicazioni del produttore Henry Blanke, “Gira ogni scena come fosse la scena più importante del film”. Magari è una banalità, ma certo funzionò. Huston gora tutto da dietro le spalle di Bogart, come se fosse tutto o quasi una sua soggettiva.
La celebre battuta "The stuff that dreams are made of" venne suggerita da Humphrey Bogart. Ovviamente era ispirata a Shakespeare, "We are such stuff as dreams are made on, / And our little life is rounded with a sleep." La Warner chiese una sorta di sequel a Huston e così nacque “Three Strangers”, in italiano “L’idolo cinese”, diretto però da Jean Negulesco e non da Huston, che lo scrisse con Howard Koch. Protagonisti furono Peter Lorre, Sydney Greenstreet e Geraldine Fitzgerald. I personaggi di Bogart e di Mary Astor non erano sotto diritti della Warner ma appartenevano a Hammett. E non volle cedere i diritti.
Su Canale 20 alle 21,05 occhio all’action/revenge movie con la mafia russa e i criminali irlandesi che si gonfiano di botte in “Tokarev” di Paco Cabezas con Nicolas Cage, Rachel Nichols, Peter Stormare, Aubrey Peeples, Danny Glover. La critica lo fa a pezzi. “Difficile dire che è il più brutto film che abbia mai girato Nicolas Cage da quanti ce ne sono di terribili. Diciamo che ci va vicino”. Ottimo!
Rai Storia alle 21,10 propone il biopic pesantone “Opera senza autore”, di Florian Henckel von Donnersmarck con Tom Schilling, Sebastian Koch, Paula Beer, Oliver Masucci, Saskia Rosendahl, Ina Weisse. Diciamo che in questi 188 minuti seguiamo la vita di un giovane artista, Kurt Barnert, ma in realtà Gerard Richter, interpretato da Tom Schilling, che si innamora dell’arte fin da bambino, e dopo la guerra finirà prima per diventare un maestro del Realismo Socialista all’Est, per poi passare all’Ovest, un attimo prima della costruzione del muro, per rinnegare tutto e diventare studente di Joseph Bueys alla Kunstakademie di Düsseldorf.
Lì capirà finalmente che tipo di arte vuole fare, ispirata non all’ideologia, ma al realismo delle proprie esperienze. In tutto questo, ovviamente, c’è una storia più d’acchiappo, con un celebre medico, il professor Seeband, interpretato da Sebastian Koch, un tempo mostro nazista, poi riciclato dai tedeschi dell’est, che è il padre di Elisabeth, la bella ragazza del nostro protagonista, la bellissima Paula Beer. Tra est e ovest l’ombra del nazismo e di questo ambiguo personaggio turberà non poco Kurt e la sua compagna. Ma l’arte vincerà su tutto. Non per tutti.
Più tranquillo “AAA genero cercasi”, commedia scatenata di François Desagnat con Kad Merad, lo Zalone francese, Pauline Etienne, Julie Gayet, François Deblock, Zabou Breitman, Rai Movie alle 21,15. Su Canale 27 alle 21,10 un film di grande successo di Robert Zemeckis che non è più di moda, “All’inseguimento della pietra verde”, sotto-Indiana Jones con Michael Douglas, Kathleen Turner, Danny DeVito, Zack Norman, Alfonso Arau, Manuel Ojeda.
La7 alle 21,15 lancia l’ancora perfetto “Rain Man” diretto da Barry Levinson, scritto da Barry Morrow e Ron Bass, con Dustin Hoffman in versione genio autistico, Tom Cruise, il fratello, Valeria Golino, l’italiana. Quattro oscar, miglior film, regista, sceneggiatura e protagonista, Dustin Hoffman. Ci stavano. Eppure, facendolo, né Dustin Hoffman né Tom Cruise pensavano che potesse funzionare. Lo chiamavano "Two Schmucks in a Car".
Hoffman chiese a Levinson di chiamare al posto suo Richard Dreyfuss. Quando uscì andò all’inizio malissimo. Poi si riprese e fu un successo. Protagonisti del film dovevano essere, all’inizio, i fratelli Dennis e Randy Quaid, mentre il primo regista doveva essere Martin Brest, poi Steven Spielberg, poi Sydney Pollack… Il ruolo di Valeria Golino era invece stato pensato per una americana bionda, non per un’italiana…
Non ricordo molto di “Siberia”, action ambientato in Russia diretto da Matthew Ross con Keanu Reeves, Molly Ringwald, Aleks Paunovic, Ana Ularu, Veronica Ferres, Cielo alle 21,15. Ha pessime critiche. Uffa… Italia 1 alle 21,20 presenta invece “La fabbrica di cioccolato”, cioè la versione di Tim Burton del primo romanzo di Roald Dahl dedicato a Willy Wonka, con Johnny Depp, Freddie Highmore, David Kelly, Helena Bonham Carter, Noah Taylor, Deep Roy e Christopher Lee come Dr Woinka, padre di Willy.
Quando uscì, trovai molto bella la cornice inglese, meno riuscita la moltiplicazione degli oompa loompa, un po’ troppo grottesco Johnny Depp. Ma il bambino e il nonno deliziosi. Ma gli scoiattoli della fabbrica sono favolosi, le parole di quattro delle cinque canzoni che sentiamo sono scritte dallo stesso Roald Dahl.
Su Rai Uno alle 21,25 abbiamo la prima del film tv ambientato nella provincia di Matera nel 1962 “La luce nella masseria”, diretto da Riccardo Donna e Tiziana Aristarco con Domenico Diele, Aurora Ruffino, Renato Carpentieri, Giovanni Limite, Carlo De Ruggieri. Per Diele è un ritorno alle origini, visto che aveva iniziato in tv con “Un medico in famiglia” diretto proprio dalla coppia Aristarco-Donna. E’ il primo film che Diele gira da quando venne arrestato nel 2014 dopo un terribile incidente che costò la vita a una motociclista.
Passiamo alla seconda serata con “Fracchia la belva umana” di Neri Parenti con Paolo Villaggio in doppio ruolo, Lino Banfi, Anna Mazzamauro, Francesco Salvi, Sandro Ghiani e un grandioso Gigi Reder come madre della belva umana, Cine 34 alle 22,55. E’ qui che Banfi, ispettore, viene accolta al ristorante zozzone romano con la canzoncina “E benvenuti a sti frocioni, grandi grossi e capocchioni… e tu che sei un po' frì frì, e dimmi un po' che c'hai da dì!”. Mi dispiace per Francesco Merlo, ma è una delle punte massime del cinema italiano…
Su Canale 20 alle 23,20 passa un altro filmone con Nicolas Cage, “Next”, fantascientifico diretto da Lee Tamahori con Nicolas Cage, Julianne Moore, Jessica Biel, Thomas Kretschmann, Tory Kittles, Peter Falk. Iris alle 23,25 passa un film che francamente mi piace molto, “Il grande Gatsby” nella versione diretta da Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan, Tobey Maguire, Isla Fisher, Joel Edgerton.
All’epoca ai critici non piacque per nulla. "Una sfarzosa patacca" ("Indiewire"), "Sembra un classico ben provato dove gli attori ripetono con abilità le battute, ma senza nessun sentimento" ("Variety"). "Il peccato principale del film è che è noioso" ("The Wrap"). "Di Caprio è magnifico, ma non può salvare questo film bastardo, fedele alle parole di Fitzgerald, ma incapace di cogliere l'animo romantico di Gatsby" (Caryn James). "Con il Grande Gatsby Baz Luhrman si dimostra più gratuito di Michael Bay, il regista di Transformers" ("Indiewire").
La7 a mezzanotte propone il thrillerone svedese tratto dalla saga di Suieg Larsson “Uomini che odiano le donne”, diretto qui da Niels Arden Oplev con Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Willie Andréason, Sofia Brattwall, Gösta Bredefeldt. Lanciò Noomi Rapace.
Cine 34 alle 0,45 propone “Il grande botto”, rara commedia diretta da Leone Pompucci con Carlo Buccirosso, Emilio Solfrizzi, Alessandro Di Carlo, Claudio Amendola, Francesca Nunzi, Gennaro Nunziante. Film con le schedine vincenti. Non funzionano mai al cinema. Si sa. C’è un terzo film con Nicolas Cage, il terribile e lacrimoso “City of Angels”, trashissimo remake americano del film di Wim Wenders “Il cielo sopra Berlino”, qui diretto a Los Angeles da Brad Silberling con Nicolas Cage, Meg Ryan, Andre Braugher, Colm Feore, Dennis Franz, Rete 4 alle 0,50.
Rai Tre all’1,10 propone “Gimme Danger” di Jim Jarmusch. Un capolavoro di documentario che Jim Jarmusch ha girato su Iggy Pop, nato Jim Osterberg, e sul suo celebre gruppo, The Stooges, che assieme vomitarono sesso, follia, musica tra il 1967 e il 1973 cambiando per sempre la storia del rock. Se lo vedete magari capirete anche cosa c’entrano col rock e sulla costruzione del folle personaggio Iggy Pop il cowboy Buffalo Bob o il terrificante clown Clarabell del programma tv per bambini Howdy Dood.
Mostruosità che, vanno mischiate in acido con un po' di marxismo imparato nel Michigan, coi film religiosi di Cecil B. De Mille, con le commedie di Lucille Ball, e un frullato di Bo Diddley, Chuck Berry e del Blues di Chicago.Il film è quasi un atto d’amore, che Jim Jarmusch ha consacrato al suo vecchio amico e idolo Iggy Pop e a quella che proprio il regista definisce "la più grande rock band di ogni tempo". O forse solo quella che “ha aperto la mente” ha tanti che sono venuti dopo, dai Ramones ai Sonic Youth.
Musicalmente evoluti, ma fuori di testa e fuori controllo, gli Stooges prendevano il nome da un celebre trio comico del cinema, The Three Stooges. "Non mi importa come vi vogliate chiamare”, rispose brutalmente Moe Howard al bassista del gruppo che gli chiedeva il permesso di usare il loro nome, “ dal momento che voi non siete The Three Stooges!”. La chiudo qui.