
ELODIE, DAL QUARTACCIO CON FURORE: “SALVINI PICCOLO UOMO. SPERO DI NON ESSERE L’UNICA A CONSIDERARLO TALE. LE DISCRIMINAZIONI? LE HO CONOSCIUTE. MIA MADRE ERA L’UNICA NERA DEL QUARTIERE E IN BORGATA SI E’ PIU’ RIGIDI VERSO LE DIVERSITA’" - "AD AMICI NON ERO ME STESSA. SONO CRESCIUTA ASCOLTANDO IL RAP E SCAPPAI DI CASA A 18 ANNI MANTENENDOMI COME CUBISTA. NEI PANNI DELL' INTERPRETE ELEGANTE E RAFFINATA NON MI CI RITROVAVO. POI SANREMO…” – “MARRACASH? SONO INNAMORATA, MA..." - VIDEO
Mattia Marzi per il Messaggero
Riunioni, video, registrazioni. Elodie non si ferma un attimo. Da quando, dopo la crisi post Amici (nel 2016 arrivò seconda, poi rischiò di perdersi), la cantante ha cambiato tutto - «nei panni dell' interprete elegante e raffinata non mi ci ritrovavo» - per indossare quelli della popstar sexy e provocante, e tutto ha ripreso a girare meglio.
«Oggi faccio quello che voglio e mi mostro per quella che sono.
Se il corpo mi ha aiutata? Oltre alla bellezza ci deve essere il talento». Crescere in borgata, al Quartaccio, periferia a nord della Capitale, tra baracche, spaccio e povertà, l' ha forgiata. Figlia di un artista di strada e di una modella delle Antille francesi, nel passato ha trovato la forza di reagire: «Quella di Amici non era la vera Elodie, cresciuta ascoltando il rap e scappata di casa a 18 anni mantenendosi come cubista».
Il ritorno a Sanremo 2020 con Andromeda, il successo nonostante lo scialbo settimo posto in classifica, poi lo stop a causa del virus. Non si è data per vinta. Ha continuato a lavorare anche durante il lockdown, passato in casa con il compagno Marracash (rapper tra i più sfrontati della scena).
Ora, mentre si sentono ovunque le sue Guaranà e Ciclone (la hit con Takagi & Ketra, i Gipsy Kings e la star latina Mariah), la 30enne romana torna dal vivo con una serie di concerti che la vedono condividere il palco con una band tutta al femminile (il 5 agosto sarà a Messina, il 30 ad Ascoli, il 3 settembre a Catania, il 13 a Bari): «Questo ambiente è maschilista - bisogna invertire la tendenza. Io lo faccio dando visibilità a musiciste di talento».
Basta per cambiare le cose?
«No. Con le altre cantanti dovremmo confrontarci più spesso, ma ci perdiamo in stupide rivalità. Fortuna che ci sono anche colleghe intelligenti».
Chi?
«Emma, Levante, Baby K, Myss Keta. Insieme facciamo squadra e ci sentiamo più rispettate».
Il suo modello chi è?
«Loredana Bertè. Mi è sempre piaciuto il suo modo di essere: una donna forte».
La sua musica è molto fisica: non ha paura che ai concerti il pubblico infranga le norme anti-Covid?
«Chiedo ai ragazzi di dare il buon esempio, di non fare come chi ha partecipato alle manifestazioni politiche senza rispettare il distanziamento. Ci si può divertire comunque».
Dove ha trascorso il lockdown?
«A Milano. A casa di Fabio (vero nome di Marracash, ndr). Abbiamo sperimentato per la prima volta la convivenza».
Non vivete insieme?
«No. Sono innamorata, ma ho bisogno dei miei spazi. E lui è come me. Finito il lockdown ho fatto le valigie».
A trent' anni non sente il bisogno di mettere su famiglia?
«Cerco solidità, ma non per forza una famiglia».
E allora in cosa consiste?
«Mettere giudizio. Lavoro tutto il giorno. La sera preferisco rilassarmi piuttosto che fare l' alba in discoteca».
Un figlio?
«Non ho uno spirito materno».
Il rapporto con i suoi genitori com' è?
«Divorziarono quando avevo otto anni. Con mamma c' è più affiatamento. Ha preso casa a Como, così stiamo più vicine. Papà è rimasto a Roma».
Gli amici e i parenti cosa le raccontavano del lockdown in borgata?
«Molte famiglie sono state costrette a chiedere i pacchi alimentari. Io stessa ho aiutato economicamente amiche rimaste senza lavoro, con figli da sfamare. È stata dura».
A cosa ci si aggrappa in momenti così?
«C' è chi si è affidato alla religione. Io sono atea: ho aspettato che finisse».
Segue la politica?
«Da ragazzina mi informavo di più. Guardavo i talk e discutevo di attualità. In borgata vedevo solo ingiustizie».
Sui social ha definito Salvini un piccolo uomo, reo di aver fomentato l' odio razziale nei confronti del suo collega Sergio Sylvestre per aver sbagliato l' Inno di Mameli alla finale di Coppa Italia. Lo rifarebbe?
«Certo. Ho scritto ciò che pensavo e spero di non essere l' unica a considerarlo tale».
Mai stata discriminata per le sue origini creole?
«Più volte. Mia mamma era l' unica nera del quartiere e in borgata sono sempre rigidi rispetto alle diversità».
Da Sanremo si aspettava di più?
«Sì. Ma Andromeda ha lasciato comunque il segno».
Tornerebbe in gara l' anno prossimo?
«No. Cercavo un rilancio. È arrivato. Ora mi godo questa rinascita».
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