
GARRONE FORMATO GEPPETTO: “HO DECISO DI GIRARE ‘PINOCCHIO’ E USCIRÀ NEL 2018. AVRA’ MOLTI EFFETTI SPECIALI SULLO STILE DE ‘IL RACCONTO DEI RACCONTI’. NEL 2006 INCONTRAI SAVIANO E GLI DISSI: FACCIAMO UNA SERIE TV SU ‘GOMORRA’? MA ALL' EPOCA LE FICTION NON ANDAVANO, COSÌ GIRAMMO IL FILM...”
Leonardo Iannacci per “Libero Quotidiano”
A Matteo Garrone, il «film director» di Gomorra e de Il racconto dei racconti, due delle storie più coinvolgenti e originali degli ultimi anni di cinema italiano, diverse tra loro ma unite dal sottile filo dell' intraprendenza cinematografica, il coraggio non manca. La conferma viene dal nuovo progetto che affronterà nei prossimi due anni: il remake di Pinocchio, storia complessa quando la si vuol trasformare in film.
Ricordate Roberto Benigni quando diresse, una quindicina di anni fa, una quasi ridicola versione del burattino di Collodi? Fu un clamoroso flop. Garrone, premiato ieri al Festival di Giffoni con il premio Francois Truffaut, non se ne cura: è pronto a salire sul ring: «Preferirei sul centrale di Wimbledon. Lo sa che a 12-13 anni il cinema non era minimamente nei miei pensieri? Volevo diventare un tennista. Sono un McEnroe mancato».
claudia arcara matteo garrone nunzia de stefano
Perché un regista di successo come lei si è infilato in un progetto così ambizioso come Pinocchio?
«Per voglia di raccontare una fiaba. Tutto il mio cinema è una favola».
Anche Gomorra? Non ricordiamo un film così legato alla cruda cronaca nera...
«Sbaglia. Il libro di Saviano era una bella testimonianza di storie con il taglio della cronaca. Il film va oltre Napoli, è una fiaba nera, un film universale. Racconta storie che potrebbero svolgersi anche in Messico, in Sud Africa o in Cina».
Sarà un Pinocchio molto napoletano, il suo?
«No. Sto provinando bambini in tutta Italia. Inizieremo a girare in primavera ma il film uscirà nel 2018».
Pinocchio, da quello romantico di Nino Manfredi degli anni '70 a quello sconclusionato di Benigni, è stato un osso duro da rappresentare. Il suo come sarà?
«Fiabesco, con molti effetti speciali sullo stile de Il Racconto dei racconti. Ci siamo presi 2 anni anche per farli al meglio».
A proposito de Il racconto dei racconti: deluso che i suoi film non vengano presi in considerazione nella corsa agli Oscar?
«Il Racconto, film molto al femminile mentre Gomorra è tutto al maschile, è stato girato in inglese con un cast inglese. Non poteva rientrare nella lista degli stranieri candidabili».
Perché l' ha girato in inglese?
«Confesso che, tornando indietro, lo girerei in italiano. È stato un errore».
Si aspettava di più al box office?
«No. Sapevo che era un film non commerciale. Ma lo sento mio».
Come può, un tennista fallito, diventare un regista stimato in tutto il mondo?
«Il tennis ha perso una pippa, non il nuovo Stefan Edberg. Il cinema ha trovato un regista che ha riscoperto la sua anima di pittore quando gira un film».
Ora ci tira fuori che è un pittore mancato?
«No. È che sin dall'Imbalsamatore ho sempre avuto il desiderio di raccontare storie attraverso immagini. Gomorra è quasi un film di fantascienza. Visionario, no?».
Cosa pensa della serie tv su Sky che ha seguito il film?
«Nessuno lo sa, ma nel 2006 incontrai Saviano e gli dissi: facciamo una serie tv? Ma all' epoca le fiction non andavano, così girammo il film. La serie di Sky, comunque, è buona».
il racconto dei racconti tale of tales al festival di cannes 2015 620x400
In Reality, film che prende in giro il Grande Fratello, il protagonista era Aniello Arena, un attore-carcerato. Lo sente ancora?
«Come no? So che è potuto uscire dal carcere, che recita».
Nei suoi film i protagonisti sono ossessionati da tutto: dall' amore, dalla criminalità, dalla popolarità televisiva. Come se lo spiega?
«Mi hanno sempre appassionato personaggi che cadono nel desiderio, nella trasformazione di corpi, nelle ossessioni. Io, ad esempio, non sono ossessionato da nulla. Se non dal cinema».
il racconto dei racconti concept
il racconto dei racconti 675x905 675x905
il racconto dei racconti 675x675