HO UN KAHLO DEGLI ZUCCHERI – ASSALTO AL ‘BRAND FRIDA’: GIÀ 35 MILA PRENOTAZIONI PER LA MOSTRA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE – CHE VUOL DIRE ACCOSTARE SEVERINI E DE CHIRICO (E NON PICASSO) AI LAVORI DELLA PASIONARIA MESSICANA?

Edoardo Sassi per ‘Il Corriere della Sera - Roma'

L'enorme folla già ieri nella giornata di inaugurazione lascia presagire che la superstar Frida Kahlo (1907-1954) raggiungerà di gran lunga il risultato per cui è stata scelta come soggetto di questa mostra inaugurata ieri alle Scuderie del Quirinale: ottenere un grandissimo successo di pubblico, di botteghino, di critica.

I primi a visitare la rassegna dedicata alla pittrice messicana, in mattinata, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il sindaco di Roma Ignazio Marino con l'assessore capitolino alla cultura, Flavia Barca. Poi, da domani, l'apertura al pubblico (fino al 31 agosto) con il prevedibile e atteso assalto al «brand Frida» (già 35 mila le prenotazioni), artista ormai da decenni in odor di mito (e un mito che lei stessa alimentò durante la sua vita romanzesca), icona che quasi sempre viene prima dei suoi quadri e che mette d'accordo tutti.

Frida la ribelle, Frida e i mille amori - tormentati e complessi, come quello per il suo due volte marito e collega artista Diego Rivera, che la tradirà anche con sua sorella Cristina - Frida e il comunismo (breve ma intensa anche la sua relazione con Leon Trotsky), Frida e la malattia (la polio, poi l'incidente che le costerà una semi immobilità e dopo molti anni anche la paralisi),

Frida e la rivoluzione, Frida e il femminismo, Frida e l'aborto, Frida e gli amori lesbici mai nascosti , Frida e il Messico, Frida e New York, Frida e Parigi, Frida e il Surrealismo, Frida e Picasso (che l'amava, e le regalò un paio di orecchini divenuti celebri), Frida e l'abbigliamento - modo sapiente di esibire e amplificare una personalità già di per sé fortissima - Frida e un'immagine costruita grazie soprattutto a quegli autoritratti, non di rado sofferti e disperati, divenuti poi il suo vero marchio di fabbrica: circa 40, compreso il primo del 1926, quelli esposti nella mostra romana, che annovera oltre cento pezzi comprese le opere di altri messicani amici o sodali - Rivera, Orozco, Siqueiros, Izquierdo - le celebri foto di Muray (un altro dei suoi amori), disegni, filmati d'epoca e anche uno dei busti in cui la pittrice fu costretta e sul quale lei dipinse una falce e martello, simbolo di un'accesa fede comunista.

C'è insomma tutto quello che serve in questa mostra giocoforza molto pop, che ha ottenuto generosi prestiti e che è solo il primo atto di un dittico espositivo che poi proseguirà a Genova (Palazzo Ducale) da settembre, con una seconda mostra incentrata stavolta sul rapporto Kahlo/Rivera.

Unica perplessità, l'aver davvero un po' troppo forzatamente affiancato ad alcune tele della Kahlo quelle di alcuni artisti, anche italiani, per mostrare i soliti, presunti parallelismi/confronti (peraltro molto dialettici, per non dire «pindarici», e comunque è ovvio che negli anni Venti e Trenta esistesse una koinè e certi linguaggi circolassero): a che pro dunque affiancare - non un Picasso, che pure pure ci starebbe - ma un Severini di una collezione privata, o un de Chirico non dei migliori, agli intensi lavori della pasionaria Frida? (Info: tel. 06.39967500, www.scuderiedelquirinale.it).

 

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