QUANDO LA TV ERA ANCORA “DOC” - I FORZIERI DELL’ARCHIVIO RAI RIPROPONGONO UN DVD CON IL MEGLIO DI “DOC”, IL PROGRAMMA DI RENZO ARBORE, IN ONDA DALL ’87 AL ’89, IN CUI SI MANDAVA LIVE IL MEGLIO DELLA MUSICA DA KEITH JARRETT A JOE COCKER, DA JAMES BROWN A DR JOHN - “NEANCHE IN AMERICA C’ERA UN PROGRAMMA COSÌ. QUANDO VENNE DA NOI, MILES DAVIS MANCAVA DA UNO STUDIO TV DA 20 ANNI. LIGABUE VENIVA FRA IL PUBBLICO IN STUDIO, DA REGGIO EMILIA, PER PASSIONE”...

Marinella Venegoni per "la Stampa"

I forzieri Rai nascondono molti più tesori di quanto il presente lasci immaginare. Sono testimonianze storiche, musicali, che vengono ora messe a disposizione del pubblico pagante, attraverso DVD e cd, per un accordo di distribuzione fra Rai Eri e la Sony.

L'appuntamento con il passato scatta in questi giorni, con due cofanetti ciascuno di 3 cd e 1 DVD: uno, assai nazionalpopolare, è la raccolta di Canzonissima , celeberrima gara attraverso la quale sono passati tutti quelli che erano grandi o lo sono diventati; il secondo è una chicca spettacolare, con il marchio inconfondibile di Renzo Arbore, di cui favoleggiano quei pochi appassionati veri di musica rimasti, compresi coloro che all'epoca nemmeno erano nemmeno nati.

Trattasi di DOC , leggendaria cantina di squisita musica live, in onda dal 2 novembre ‘87 alla fine dell'89, in vari orari - dal pomeriggio alla notte fonda - sempre nutrito da un pubblico vasto quanto adorante. «Facevamo, di notte, un milione di spettatori, più o meno quelli che oggi guardano Porta a Porta» ricorda Renzo Arbore: e volentieri si abbandona ai ricordi di un momento storico nel quale, più che i plastici, si guardavano volentieri Keith Jarrett o Joe Cocker o Salomon Burke.

Come definirebbe DOC, Renzo Arbore?
«È l'archivio musicale più prezioso della Rai, ma anche della tv mondiale: neanche alla tv americana c'era un programma così professionale, con la consolle guidata da un ingegnere del suono, Gaetano Ria, che tutti ci invidiavano. Fortunatamente io, con la mia mania di fare sempre programmi che andassero bene per il 2050, badavo a tutti i particolari: e con il programma non è invecchiata affatto neanche la scenografia, vagamente country, di un locale tipico americano; attuale anche l'abbigliamento dei conduttori, Gegé Telesforo e Monica Nannini, che lavoravano con me».

Che cosa c'è dentro i cd e il DVD?
«Non so quante riprese preziose di grandi dell'epoca, da Miles Davis a James Brown. Quel periodo è coinciso anche con la buona musica da tutto il mondo, e con la buona musica italiana: già c'erano i Litfiba, e cantautori al meglio della loro creatività, da De Gregori a Enzo Jannacci. Erano tutti sui 40 anni: a rivederli oggi, quanta energia. Poi succedevano cose strane, come i miei duetti con Salomon Burke oppure Cocker e Brown che facevano una session insieme».

Non c'era solo musica.
«C'era un po' di jazz, si faceva anche spettacolo, cabaret: si vide lì per la prima volta Daniele Luttazzi. Soprattutto la Nannini si occupava di quella parte: c'era Armando De Raza che cantava Esperanza d'Escobar , ricorda? Non solo noi ci siamo divertiti moltissimo: dopo tanti anni, ho scoperto che Ligabue veniva fra il pubblico in studio, da Reggio Emilia, per passione».

Lei è l'archivista per antonomasia di questo materiale, Renzo.
«Ho una mia personale collezione di cose di DOC, almeno 200 puntate in VHS. Nemmeno io mi ricordavo di tante cose che ho rivisto: si lavorava con serenità, senza tanti incubi dell'Auditel. Miles Davis mancava da uno studio televisivo da 20 anni, e si fece pure una foto con me, lui che non faceva mai foto».

Come ha fatto a convincere Miles Davis?
«Vennero i suoi tecnici 20 giorni prima, esaminarono tutto».

Che meriti si attribuisce?
«Da gestore prudente, quando veniva un artista chiedevo anche 40 minuti di concerto: lo hanno fatto in tanti, pure James Brown, e c'è uno special di Miles Davis. Suonavano, si divertivano. Neanche in America, c'era una cosa così».

E perché finì, DOC?
«Cambiò il direttore, e decise che lo studio andava bene per un'altra cosa».

 

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