ISIS GAIO - NEL LIBRO “LA SOLDATESSA DEL CALIFFO” UNA EX COMBATTENTE RACCONTA: “UNO DEI CAPI, SOPRANNOMINATO IL “PRINCIPE”, È OMOSESSUALE. SODOMIZZA I PRIGIONIERI PER IL SUO PIACERE. MOLTI SUOI AMANTI SONO MERCENARI. LI FA UBRIACARE E POI APRE LE ORGE”
Brani tratti dal libro “la Soldatessa del Califfo” di Simone Di Meo e Giuseppe Iannini
1 - ORGE TRA I SOLDATI GAY E IL PRINCIPE
[…] La sodomia maschile, nel Corano, è un peccato capitale punito con la morte. È considerata contro natura. Spesso, nel quartier generale di Hesba, caricavamo sui social network i video delle lapidazioni degli omosessuali. Ho visto su internet che adesso i terroristi li uccidono lanciandoli nel vuoto dai palazzi. Quanta ferocia gratuita. Quegli assassini ignorano, infatti, che uno dei dirigenti dell’Isis – soprannominato il “sultano” o il “principe”, adesso non ricordo bene perché se ne parlava pochissimo: era un argomento tabù – è omosessuale.
Sodomizza i prigionieri di guerra e i suoi stessi miliziani ordinando ai fedelissimi di filmare tutto di nascosto coi telefonini per usare quei video come arma di ricatto o per suo piacere personale. Molti dei suoi amanti sono mercenari dell’Est Europa, soprattutto ceceni ed ex jugoslavi. Li fa ubriacare e poi apre le orge. A cui partecipano anche arabi, da quel che mi ha detto mio marito.
2 - GLI AFFARI SPORCHI DEL CALIFFATO
Il Califfato ha una religione ufficiale – la Sharia – e una religione nascosta, segreta ma non per questo meno importante. Una religione che regola tutti i meccanismi e tutta la vita dello Stato Islamico come, e forse più, dello stesso Corano. È la religione del dio denaro.
Ogni sermone, ogni parola, ogni singolo gesto, finanche ogni assassinio commesso nei territori siriano e iracheno è finalizzato a ottenere un ritorno economico.
Ho letto da qualche parte che l’Isis guadagnerebbe circa due milioni di dollari al giorno dal contrabbando di petrolio. Non so se queste cifre siano giuste o meno. Quello che so, perché l’ho visto coi miei occhi e perché me ne ha parlato mio marito, è che esistono dei canali di finanziamento che sfuggono anche alla più fervida delle immaginazioni.
E non mi riferisco a rapine, estorsioni, furti, saccheggi oppure alla gestione delle centrali
elettriche, o ancora alla vendita di armi e di equipaggiamenti militari alle fazioni collegate in Libia, in Kenya o in Somalia.
L’Isis fa soldi vendendo alla rete della pornografia mondiale i video degli stupri di gruppo commessi sulle povere ragazze yazidi e sulle prigioniere di guerra occidentali. Filmano tutto coi cellulari, passandoseli di mano durante i pestaggi, e poi smerciano i video su internet. Sono scene raccapriccianti: donne picchiate e sodomizzate a turno dai terroristi. Torturate. Riprese mentre urlano, piangono e chiedono pietà ai loro sidi, i loro signori.
Io le ho viste, quelle immagini, entrando con un profilo utente falso nella chat room dedicata. Si tratta, ovviamente, di un’area riservata a pagamento dove si può visualizzare l’anteprima e pochi screenshot dei filmati. Se vuoi guardarli per intero, inserisci i numeri della carta di credito e scarichi tutto quello che vuoi. Tra la Sharia e l’American
Express, vince l’American Express.
I fermi-immagine che ho visto immortalavano i jihaidisti mentre abusavano sessualmente di una disgraziata, trattandola peggio di un animale. Non voglio entrare nei dettagli, ma credo che sia facilmente intuibile il livello di perversione e di ferocia scaricato su quella poveretta. La scena si chiudeva col terrorista che la trascinava per i capelli – lei penso che fosse svenuta – a mo’ di trofeo. Moltissima gente – soprattutto arabi – si collega a quel sito e paga pur di vedere quell’orrore.
gay bendato e lanciato da un palazzo
E l’Isis guadagna cifre enormi. È un commercio top secret, chiaramente. Nessuno
Isis gay 6folla a raqqa guarda il supplizio di un gay
lo confermerà mai perché nel Califfato che si ispira alla religione di Allah non c’è spazio per i filmini a luci rosse. Ma per fare la guerra c’è bisogno di tanto denaro. E ogni sistema per accumularlo è assolutamente legittimo. Sperando che Allah sia comprensivo. […]